QUANDO MANCINI DICE CHE ORA CE LA POSSIAMO GIOCARE CON TUTTI TRANNE CHE CON LA FRANCIA VA CREDUTO? – SCONCERTI: "IL CT HA RAGIONE. MANCANO I GOL MA NON I CENTRAVANTI (BELOTTI, IMMOBILE, PAVOLETTI, BALOTELLI, PETAGNA, LASAGNA, CUTRONE, ZAZA, KEAN...). A MARZO SARÀ EVIDENTE CHI DEVE GIOCARE E CHI NO" - BALOTELLI SCRIVE A KEAN: “FIERO DI TE FRATELLO. ORA ASPETTAMI CHE ARRIVO” - VIDEO

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1 - LA REALTÀ AUDACE E INSPERATA DI MANCINI

Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”

 

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Quando Mancini dice che adesso possiamo giocare contro chiunque tranne la Francia va creduto o è una battuta eccitata che è lecito passargli? Con questo giudizio Mancini pensa a molte cose: al lavoro fatto in pochi mesi che ora è tempo di sottolineare per sé e soprattutto per i suoi giocatori. Se sei vicino a diventare squadra l' ultimo passo lo fai credendoti già arrivato.

 

Mancini sa che mancano i gol ma non i centravanti (Belotti, Immobile, Pavoletti, Balotelli, Petagna, Lasagna, Cutrone, Zaza, Kean, il falso 9); il problema però non è più suo, ora tocca ai centravanti venir fuori. Hanno 4 mesi di tempo, una lunga riflessione dentro cui crescere. A marzo sarà evidente chi deve giocare e chi no. Ci sono poi riflessioni tecniche: gli avversari non sono andati avanti, dalla Germania alla Croazia, alla Spagna. Mentre l' Italia è stata rovesciata completamente, gioca non per difendersi, non per tenere il pallone, ma per portarlo rapidamente avanti. Questo con raziocinio lo fanno in pochi. A noi ormai capita spesso e senza sforzo, infatti non prendiamo gol.

 

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Non segniamo, ma spesso dominiamo, anche con avversari di alto livello come il Portogallo. Succede solo che la coperta sia un po' corta. Il gol non arriva anche perché portiamo pochi uomini in area. I centrocampisti non seguono fino in fondo l' azione, si inseriscono poco. In area siamo sempre minoranza. Questo perché tutti i nostri centrocampisti giocano bene a calcio, distribuiscono gioco, non lo cercano, sono tutti registi.

 

Mentre se hai due ali pure, almeno una mezzala a turno deve sempre accompagnare l' azione, altrimenti il centravanti è un uomo solo. Non sono dettagli, sono caratteristiche individuali, difficile limarle. Però Mancini ha quasi ragione, possiamo giocare con tutti tranne che con la Francia. È una realtà audace, insperata e soprattutto indimostrabile. Quindi diciamola.

 

2 - IL GRAN BALLO DEI DEBUTTANTI RIMETTE IN PISTA L' ITALIA

Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”

 

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L' effetto, ammettiamolo, è un po' straniante. Perché le facce nuove in Nazionale si avvicendano con tale frequenza che uno come il terzino sinistro Cristiano Biraghi - debuttante a settembre e decisivo a ottobre in Polonia con il gol che ha evitato la retrocessione in Nations League - sembra quasi un veterano.

 

Ma il lavoro di Roberto Mancini, abbozzato a giugno e accelerato negli ultimi tre mesi, ha centrato il primo obiettivo: quello di dribblare le macerie fumanti del Mondiale fallito e ricostruire prima lo spirito e l' autostima del nuovo gruppo azzurro.

 

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Le porte di Coverciano per ora sono spalancate, poi da marzo con le qualificazioni per Euro 2020 ci sarà una naturale fase di sintesi e qualcuno se le vedrà sbattere in faccia. Ma in questo vorticoso giro di nomi, volti, ruoli, storie e aspettative che è diventata la Nazionale, il ballo dei debuttanti sta trascinando l' Italia di nuovo in pista. E Mancini non si tira indietro, anzi. Tanto da dire che «a parte la Francia campione del mondo, credo che l' Italia sia tra le più forti d' Europa. Tutti ci devono temere. E nel 2019 le vorrei vincere tutte».

 

Il c.t. ha già convocato 53 giocatori, facendone debuttare 14 e studiandone altri 3 giovanissimi che non hanno giocato, come Zaniolo, Pellegri e Tonali. Un metodo, a metà strada tra il casting e lo stage, che solo nella sfida di Lisbona col Portogallo ha dato l' impressione di un certo caos, ma poi è sembrato più sensato: il Mancio ha scelto un 4-3-3 molto duttile nella metà campo avversaria, tenendosi l' opzione tra il tridente leggero con Bernardeschi e il tridente classico, in attesa di un centravanti che faccia gol.

 

moise kean moise kean

All' interno di un contesto tecnico e tattico così definito, i debuttanti non sono stati mandati allo sbaraglio: martedì contro gli Usa tutti e tre - Sensi, Grifo e Kean - hanno colpito per la personalità e per la naturalezza con cui si sono inseriti. E assieme a Politano (debuttante a giugno con l' Arabia e decisivo in Belgio), anche Biraghi, Palmieri e Barella sono tra le novità più interessanti di Casa Mancini.

 

balotelli balotelli

Che ha l' aria di essere un luogo rigenerante e senza pregiudizi, dove può trovare spazio anche chi ha giocato pochissimo col club (Kean, 12 minuti nella Juventus), chi si è sempre sentito dire che è troppo basso per giocare a calcio anche se ha iniziato giocando in porta (Sensi), chi è nato in Germania ma non ha mai smesso di sentirsi italiano (Grifo). E può farlo anche col 10 sulle spalle come il 25enne dell' Hoffenheim o nel ruolo delicato di regista come il marchigiano del Sassuolo cresciuto nel mito del catalano Xavi, oppure al centro dell' attacco come Kean, primo 2000 a debuttare in Nazionale, con la «benedizione» di Balotelli: «Finalmente! Fiero di te fratello. Ora aspettami che arrivo» ha scritto Mario a Moise, vercellese di origine ivoriana, col quale condivide il procuratore Raiola.

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«Ma io sono completamente diverso da Balotelli, anche se in tanti mi paragonano a lui e non so perché» ha replicato lo juventino, che è stato il primo nato nel 2000 a segnare sia in A che in Champions. In effetti Kean è svelto e dà profondità alla squadra, anche se Balo resta stabilmente in cima alle preferenze del Mancio. Ammesso ovviamente che a marzo torni come nuovo.

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