SARAH FELBER-BOOM! “IL NOSTRO CINEMA? TROPPE STORIE BANALI” – LA SIGNORA DE ROSSI SCATENATA AL ‘FESTIVAL DI GIFFONI’ PARLA DELLA POSSIBILE CHIAMATA DI FIORELLO PER IL SUO SHOW: “DOVREI CAPIRE PRIMA COSA DESIDERA DA ME. IL RUOLO DELLA CONDUTTRICE NON MI APPARTIENE PIU’” – E SUL CASO WEINSTEIN: "HO FIRMATO UNA LIBERATORIA CHE AUTORIZZAVA LA PRODUZIONE AD ALLONTANARMI DAL SET QUALORA..." - VIDEO

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Francesca D'Angelo per Libero Quotidiano

 

È «la moglie di» meno raccomandata d' Italia ma, probabilmente, la più talentuosa.

Sarah Felberbaum (per gli amici, la signora De Rossi) è una tipa tosta che, ospite al Festival di Giffoni, arriva, bandisce le domande su vita privata e campionato di calcio, presenta ben due film e, senza timore, rivendica la propria vocazione attoriale.

 

La «nostra» non vuole infatti apparire in nessun altro modo se non come un' attrice: non necessariamente la più brava, ma comunque un' attrice, che ha faticato, studiato, facendosi largo nel mondo del cinema e della fiction. In autunno sarà nelle sale con Nessuno come noi, il 18 ottobre, e poi a novembre con la commedia brillante Uno di famiglia. Tutto il resto, dalla parentela con il capitano della Roma ai suoi trascorsi nel mondo dell' intrattenimento, non conta.

 

 

Perché tende a prendere le distanze dal mondo dell' intrattenimento?

 

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«Ci tengo molto a mantenere integra la mia identità di attrice, anche quando mi trovo in situazioni decontestualizzate, come è stato alcuni anni fa con Stasera CasaMika. È stata un' esperienza bellissima e assolutamente inaspettata: è arrivata proprio quando avevo deciso che non avrei più fatto televisione... Però per riaccadere dovrei trovarmi davanti a un' altra situazione speciale, alla quale non poter dire di no.

 

Per esempio, come lo show autunnale di Fiorello?

«Fiorello è un fuoriclasse però dovrei prima capire cosa desidera da me. Per accettare dovrebbe essere qualcosa di particolare, che mi stimola, perché il ruolo della conduttrice non mi appartiene più».

Rifiuterebbe di condurre persino se Baglioni la chiamasse a Sanremo?

«Mi conosco e, anche in questo caso, vorrei prima capire il progetto. Il mio non è assolutamente snobismo. È che sono fatta così: ogni volta ho bisogno di prendermi del tempo per ponderare, per capire dove sto andando. E poi dire un no, piuttosto che tanti sì, non fa mai male...».

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A differenza della televisione, però, il nostro cinema non se la passa molto bene: cosa ostaclao, secondo lei, questa crescita?

«Forse, aiuterebbe iniziare a raccontare la vita con più verità, in modo meno banale. Per esempio, nel film Uno di famiglia recito il ruolo della fidanzata di Pietro Sermonti: siamo una coppia felice, che dopo 10 anni ancora parla, ride, fa l' amore. Esistono coppie così e finalmente il cinema ha deciso di raccontarle».

 

Lei ha firmato il manifesto Dissenso comune. Adesso, dopo mesi dallo scandalo Weinstein, è cambiato qualcosa o, come succede spesso in Itala, tutto è finito in un nulla di fatto?

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«Stavolta qualcosa è cambiato e ne sono entusiasta. Per esempio, nel mio ultimo lavoro, ho firmato una liberatoria che autorizzava la produzione ad allontanarmi dal set qualora avessi molestato o infastidito qualcuno».

 

Mi scusi ma non dovrebbe essere lei quella da tutelare?

«Tutti abbiamo firmato la liberatoria e quindi anch' io. Perché si stupisce?».

Di solito la vittima è la donna

«Non è così e finché non usciremo da questa logica le cose non funzioneranno. Certo, è triste che si sia arrivati a dover firmare liberatorie, ma questa è la realtà e qualcosa andava fatto».

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