SERIE A ALL’ULTIMO STADIO - NEGLI USA UNITED-REAL FA QUASI GLI STESSI SPETTATORI DI UN SUPERBOWL (109 MILA) MENTRE INTER-ROMA È “CINEMA D’ESSAI” (12 MILA) - TAVECCHIO&CO CI SPIEGHINO PERCHÉ DOVREMMO ANDARE ANCORA ALLO STADIO INVECE DI VEDERE IN TV LA LIGA O LA PREMIER

In 109 mila spettatori per l’amichevole United-Real, solo 12 mila per Inter-Roma: la serie A non tira più - Coinvolti in beghe politiche, interessati ai soldi dei diritti tv, snobbati dai top player, facciamo finta di non vedere che gli stadi non sono pieni non solo perché sono vecchi ma perché ormai non c’è più niente da vedere...

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1. INTER-ROMA NEGLI USA, 12 MILA SPETTATORI. IN 109 MILA PER UNITED-REAL. PARLIAMONE…

Fabio Licari per “La Gazzetta dello Sport

 

Dov’è l’errore? In 109mila per United-Real Madrid, quasi un Superbowl, e in 12mila al cinema d’essai per Inter-Roma. Tremendo e impietoso. Stesso torneo, Guinness Cup, sempre Stati Uniti e amichevoli d’agosto. Solo che un impianto è riempito al 100% — basta vedere le foto impressionanti da Ann Arbour, città di 117mila abitanti del Michigan, per rendersi conto che non sarebbe entrato neanche un politico italiano con uno dei suoi biglietti omaggio — mentre l’altro stadio, nella ben più grande Filadelfia, ha l’82% dei posti vuoti. Viene il legittimo sospetto che i 62mila di United-Inter e ReaI-Inter fossero lì per i rivali.

 

Non sarà che Inter-Roma è una partita di Serie A? Non c’è errore. E non sono cifre banali. Senza essere disfattisti la verità è proprio questa e soltanto noi, i diretti interessati, fingiamo di non rendercene conto. Troppo coinvolti in beghe politiche che sanno ogni giorno di più di trasformismo. Troppo interessati ad arraffare i soldi dei diritti tv (chissà come così alti) da spendere in stipendi e mediazioni ancor prima che siano incassati.

 

Troppo inerti in qualunque decisione strategica e investimento, dal rinnovamento degli stadi a un progetto serio di rinascita del sistema: d’altra parte in linea con i governi degli ultimi vent’anni. Tanto arrivava sempre un Mondiale, o una Champions, a cancellare crimini e misfatti. Succederà ancora? Che il nostro predominio finanziario degli anni 80 e 90 sprofondi di pari passo con la depressione economica del Paese ci può anche stare.

 

Ma che le nostre squadre non riescano più a prepararsi atleticamente (ricordate quando prendevamo in giro gli inglesi per le patatine fritte a pranzo?), in Champions non reggano ritmo e personalità, e sembra vogliano sperimentare la moviola in campo, è inaccettabile. E poi vogliamo che gli stadi siano pieni. Se ci fossero spettacolo, Boniek e Platini, Falcao e Zico, Rummenigge e Matthaus, Gullit e Van Basten, Zidane e Ronaldo, la gente andrebbe a vedere le partite anche in piedi.

 

Lo stadio è un problema, non «il». Questo è lo specchio del nostro calcio oggi. In Germania c’è una media di oltre 43mila spettatori a partita (stadi pieni al 96%), in Italia siamo sotto i 24mila (56%). Perché non c’è niente da vedere. Perché le squadre s’accordano tacitamente per andare a due all’ora. Perché a fine campionato chi non s’allinea al pari di comodo è un «infame». Perché i nostri top player, con tutto il rispetto, sarebbero vicetop player in Spagna, Inghilterra, Germania e, considerati Ibra, Cavani, Silva, Lavezzi e Pastore, anche in Francia.

 

Spiegateci perché dovremmo andare ancora allo stadio invece di vedere al caldo della tv la Liga o la Premier. Calciatori, dirigenti, politici: fate outing. Mentre precipitiamo al rallentatore, come Wyle Coyote che s’agita per aria dopo aver superato il ciglio del burrone. Solo che la corda per la salvezza non la lancerà nessuno. Dobbiamo tirarla fuori dalle nostre tasche. In fretta.

 

2. UNITED-REAL FANNO IL PIENONE - LE NOSTRE NEL DESERTO (O QUASI)

 Da “la Stampa

 

È un po’ come la fila fuori dai ristoranti: l’altra sera al Michigan Stadium 109.318 persone si sono ritrovate per dare un’occhiata a Manchester United-Real Madrid, record per una partita di calcio negli Stati Uniti; e al Lincoln Financial Field di Filadelfia, per Inter-Roma c’erano 12.169 spettatori.

 

Chissà dove si mangia meglio. Del resto, la media di pubblico dell’ultimo campionato di serie A è stata di 23.282 persone a partita, contro i 43.173 della Bundesliga e i 36.589 della Premier: se il calcio italiano viene disertato già nel cortile di casa, perché mai dovrebbe appassionare una terra di palla ovale più che tonda. Mica è un caso, visto che l’estate scorsa, Juve-Inter fece 38.513 spettatori, Real Madrid-Chelsea quasi il doppio: stessa spiaggia, stesso stadio, Miami.

 

L’occhio vuol pur sempre la sua parte, anche se poi è questione di serietà oltre che di show: come la Supercoppa italiana a Pechino, ogni volta sabotata da mille cavilli. Così, in Cina ci sono andati i francesi, e ora lo faranno gli inglesi. Sarà il nostro (ta)vecchio senso per gli affari. [M. NER.]

 

3. IN 109 MILA PER UN’AMICHEVOLE DI «SOCCER» I NUMERI DI UN (VERO) INNAMORAMENTO

Davide Casati per “Il Corriere della Sera


Michael Keane ha 21 anni e, da difensore centrale del Manchester United, di folle se ne intende: lo stadio di casa, l’Old Trafford, contiene 75 mila spettatori, ed è spesso esaurito. Ma un pubblico come quello che aveva davanti due giorni fa ad Ann Arbor, in Michigan, non l’aveva visto mai: «Mi hanno sempre detto che il nostro football non gli interessava: eppure c’erano 109 mila persone, sugli spalti. È una cifra pazzesca un po’ ovunque nel mondo». 
 

Keane sbagliava: per difetto. Gli spettatori erano 109.318, ed è un nuovo record per il calcio (il nostro football, perché per gli americani il calcio continua a chiamarsi soccer) negli Stati Uniti: quello precedente era stato segnato dalla finale delle Olimpiadi di Los Angeles 1984 (101.799 spettatori per Brasile-Francia). Ma a rendere ancora più clamorosa questa cifra sono almeno tre dati: il prezzo dei biglietti (da 90 a 600 euro), la popolazione totale di Ann Arbor (113.934: insomma, fuori dallo stadio sono rimasti praticamente solo i baristi che aspettavano i tifosi) e il fatto che la partita (Manchester-Real Madrid) non era la finale di Champions, ma un’amichevole estiva della Guinness International Champions Cup.

 

Ora: il calcio resta uno sport molto meno seguito, dagli statunitensi, rispetto a baseball, basket, hockey e football (americano, chiaramente). Ma qualcosa forse sta cambiando davvero: e la folla accorsa al «Big House» (la «casa grande», il nomignolo dello stadio di Ann Arbor, il più capiente degli Stati Uniti) non è che l’ultimo di una lunga serie di dati che vanno in questa direzione.

 

Durante l’ultima Coppa del Mondo (quella in cui Obama seguiva le gare di Team Usa sull’Air Force One) sono stati spediti 672 milioni di tweet , 35,6 milioni dei quali durante la finale: dati record, per eventi sportivi, che secondo molti analisti hanno salvato i risultati (economici) di Twitter. E le emittenti Fox e Telemundo hanno pagato un miliardo di dollari per aggiudicarsi i diritti tv dei Mondiali 2018 e 2022 — oltre il doppio di quanto pagato da ESPN e Univision per le Coppe del Mondo 2010 e 2014. Segno che i telespettatori, specie ispanoamericani, ci sono (e gli sponsor anche). Per la cronaca, la partita di Ann Arbor è finita 3-1 per il Manchester. Ma per una volta il numero più importante apparso sul tabellone dello stadio non è stato questo . 

 

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