SPROFONDO ROSSA! ANCHE A SUZUKA LA FERRARI SI ROMPE, TEAM IN TILT TRA ERRORI E PEZZI DIFETTOSI, VETTEL SI ARRENDE: “SIAMO STANCHI” – IN MERCEDES GONGOLANO: "HANNO PRESO TROPPI RISCHI", IL MANAGER DELLE FRECCE D’ARGENTO TOTO WOLFF FA IL MARAMALDO: C' È UN MODO DI DIRE F1: SE VUOI ARRIVARE PRIMO, DEVI PRIMA CERCARE DI ARRIVARE…”- VIDEO

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Marco Mensurati per la Repubblica

 

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«Questo è uno sport dove non si fanno prigionieri. Si tratta di avere la macchina migliore, il miglior pilota e quindi di avere la migliore prestazione possibile, tutto qui. Non ci sono altre ricette». Toto Wolff è al settimo cielo. Dopo una stagione durissima in cui si è trovato spesso a guardare il rivale dal basso verso l' alto, la sua Mercedes ha finalmente piegato la Ferrari, e adesso è a un passo dal trionfo.

Però il team principal del team anglo tedesco non si fida fino in fondo della situazione.

 

O comunque così dice, rispettando il copione che le grandi leggi dello sport - «non è finita finché non è finita» - hanno scritto per lui. "Ci sono ancora cento punti in palio, di qui alla fine. E l' avete visto con la Ferrari quanto poco ci si mette a perdere tutto: Sebastian è andato fuori a Singapore e ha perso venticinque punti, ha avuto un problema in Malesia e ne ha persi altri, qui non ha chiuso la gara ed è sprofondato.

 

Quindi, appena finito il Gran Premio ho detto ai miei: fidatevi di me, non è ancora finita.

Stiamo concentrati, ragioniamo gara per gara. Alla fine faremo i conti».

Ovviamente nessuno gli crede, e in parte non ci crede neanche lui. Tanto che mentre racconta dell' ordine di scuderia dato a Bottas («rallenta la rincorsa di Verstappen prima di rientrare ai box») spiega come l' obbiettivo del team, a questo punto, sia quello di «pensare anche al campionato » del secondo pilota.

 

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Wolff preferisce però continuare a riflettere sul tema del giorno, che è quello dell' affidabilità. In un campionato tanto delicato alla fine è stato l' elemento decisivo. La sua analisi è molto interessante: «Quello che è successo oggi fa parte della curva di apprendimento di ogni team. Quando continui a spingere in là i limiti dello sviluppo, a un certo punto rischi di andare oltre. I progressi della Ferrari tra il 2016 e il 2017 sono stati eccezionali, ed evidentemente hanno prima cercato la performance e adesso stanno costruendo l' affidabilità. Questo ha un prezzo. C' è un modo di dire in Formula Uno: se vuoi arrivare primo, devi prima cercare di arrivare. Non voglio andare oltre nell' analisi, perché non conosco i dettagli di quello che è successo.

 

Posso solo dire che ci siamo passati anche noi e che sono molto contento che i nostri ingegneri e designer sono riusciti a darci una macchina molto affidabile, per questa stagione".

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Più o meno le stesse dichiarazioni arrivano da Lewis Hamilton. L' inglese continua a ringraziare i suoi ingegneri per la macchina affidabile che gli hanno messo a disposizione: «Il più adatto alla Formula Uno è il team che riesce a sopravvivere. E la Mercedes in questo momento ha dimostrato di essere il team che sopravvive. Anche se dobbiamo ancora stare molto attenti: mancano quattro gare e abbiamo visto come sa essere crudele il motorsport».

 

 

2. FERRARI, GUASTI E STANCHEZZA E ADDIO AL SOGNO MONDIALE

 

Benny Casadei Lucchi per il Giornale

 

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La domanda ora è questa: sarebbe giusto attendere, sperare, invocare per le prossime quattro gare un immane disastro in casa Mercedes-Hamilton per rimettere in corsa per il titolo questa Ferrari e questo pilota? Anche il tifoso accanito dovrebbe avere il buongusto di rispondere di no. Perché questa Rossa e questo Vettel non lo meriterebbero.

 

La Mercedes, turandoci il naso pensando ai molti favori ricevuti quando non era ancora über alles e a certi manettini di cui ha avuto a lungo l' esclusiva, ora che a smanettare sono tutti ha dimostrato e dimostra solidità di squadra e di uomini. E questa squadra e questi uomini meritano il titolo ipotecato ieri mattina a Suzuka quando un iniettore della Ferrari ha fatto le bizze, una candela si è presa tutte le colpe e un pilota perfettibile come Seb ha detto l' unica cosa veramente sincera: «Siamo stanchi».

 

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Mondiale addio, dunque. Salvo catastrofi altrui. Seb ko al quinto giro ma con la macchina a cinque cilindri già prima del via.

 

Lewis trionfatore, poi le due Red Bull, poi l' altra Mercedes, poi il sempre più spento Raikkonen. Ad Austin, fra due settimane, Hamilton potrebbe già festeggiare il quarto mondiale di fila, affiancando su questo podio privilegiato proprio Vettel e Alain Prost.

«Non bisogna essere geni della matematica per capirlo, ma quello che dobbiamo fare adesso» ha ammesso il tedesco, «e l' ho detto anche ai ragazzi del team, è tornare a casa e riposarci. I meccanici sono stanchi, il team è stanco...».

 

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La stanchezza. Tema curioso in F1. Non perché non esista, ma perché in un mondo squalo come questo nessuno ne parla in quanto sinonimo di debolezza. La resa di Vettel sta anche in questa sincerità mista, c' è da giurarci, al desiderio di mandare un segnale di conforto al team e alla fabbrica e però un avvertimento ai vertici. Nel senso del presidente Marchionne che da Monza era andato via dicendo che gli giravano e dopo la Malesia aveva preannunciato riorganizzazioni. Ovvio, allora, che a Maranello siano sotto stress e preoccupati. Per la verità è da mesi che si rincorrono voci di un clima non proprio idilliaco nel reparto corse in fabbrica.

 

Solo indiscrezioni, solo pissi pissi, magari e probabilmente persino solo malignità. Ma qualche perplessità viene se un quattro volte campione del mondo inizia a correre in modo isterico, a Singapore chiude il rivale come fosse la gara della vita, in Malesia si addormenta nel giro di rientro e a Suzuka, appena ritirato, parla di stanchezza. Fermo restando che ovunque si annuncino riorganizzazioni non è che si lavori a meraviglia, felici e distesi.

 

VETTEL MARCHIONNE VETTEL MARCHIONNE

La sensazione è dunque che il mondiale stia scivolando via - è praticamente lontano anni luce, 59 i punti tra Seb e Lewis - non perché la Ferrari non sia al livello della Mercedes, ma perché il clima in cui lavorano gli uomini della Rossa non è paragonabile a quello dei mangiacrauti. E dire che lambrusco, ravioli e gnocco fritto sono molto meglio. Il collettore difettoso in Malesia, la candela e l' annesso iniettore di ieri, sembrano tutti problemi che trovano origine nel come si lavora.

 

Concetto riassunto da Vettel con la parola stanchezza. Forse l' abbiamo dimenticato: ma a fine luglio, a Budapest, Seb aveva lo sterzo difettoso quando vinse solo perché protetto da Raikkonen; e a Monza l' assetto era sbagliato. A Singapore è arrivato poi il suicidio di Vettel e Kimi. E in Malesia il collettore rotto per entrambi. Dulcis in fundo, ma è successo prima di tutto, a fine giugno, quando la Ferrari era in vetta con 14 punti di vantaggio, venne spostato altrove il papà del super motore del Cavallino.

 

Ricordiamolo quando invochiamo immani disastri in casa Mercedes e ci tocca ascoltare Hamilton dire della Ferrari «a Singapore un errore, poi problemi di affidabilità... Chi sopravvive è il più adatto alla F1».

TOTO WOLFF TOTO WOLFF

 

 

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