LA SVEZIA AI QUARTI NON RIABILITA L’ITALIA – "SONO PASSATI 8 MESI DAL PIU’ GRANDE FALLIMENTO DEL CALCIO AZZURRO. UN SISTEMA SANO AVREBBE GIÀ VOLTATO PAGINA. QUELLO ITALIANO È UNA PALUDE, LA LOGICA DEL CT, UOMO SOLO A NASCONDERE I GUAI DI UN SISTEMA, NON BASTA PIÙ" – L’IMPRESA DELLO SVEDESE ANDERSSON, IL CT ANTIDIVO CHE VINCE SENZA IBRA

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Francesco Saverio Intorcia per la Repubblica

 

Mettiamoci l' anima in pace: comunque vada a finire il Mondiale, niente e nessuno riabiliterà i colpevoli del più grande fallimento del calcio italiano.

 

L' approdo della Svezia fra le prime otto del pianeta non rivaluta l' Italia: perché mai dovrebbe? Non serviva la Coppa per apprezzare gli uomini di Andersson: prima di battere Corea del Sud, Messico e Svizzera, avevano eliminato nei play off una Nazionale quattro volte campione del mondo. E prim' ancora, nel girone, battuto la Francia e chiuso davanti all' Olanda. In più, la terra russa che sta esaltando gli svedesi ha ridimensionato, parecchio, la Spagna, altra avversaria dell' Italia nelle qualificazioni.

 

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«Sin dal sorteggio sapevamo che ci sarebbe toccato lo spareggio» è stato il ritornello, perdente, degli azzurri. Però solo due mesi prima che iniziasse l' era-Ventura, Conte la Spagna l' aveva battuta, all' Europeo. E il nuovo ct l' aveva poi fermata sul pari a Torino: soffrendo, ma subendo gol solo su papera di Buffon. Più che un' asticella, una sfida a migliorarsi, la Spagna è diventata un alibi per la Nazionale, che non ha mai ragionato sulla differenza reti per lucrare comunque il primato e che al Bernabeu, con uno sciagurato 4-2-4, ha fatto all in, senza logica né prudenza, con devastanti conseguenze sulla tenuta del gruppo. L' ha poi detto anche Ventura: dopo quella sconfitta è cambiato tutto, dentro e fuori.

 

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Narrata come inarrivabile pattuglia di marziani, la Spagna si è invece scollata in Russia: il pasticcio Lopetegui, il gioco sterile, i risultati modesti (l' hanno fermata Portogallo, Marocco e Russia, e per poco non l' Iran). Se c' è una cosa che il torneo sta insegnando è che non esistono partite impossibili. E questo alimenta i rimpianti per l' Italia e la sua cecità nella gestione della crisi fra il ko di Madrid e quello di Stoccolma, con un ct sempre sulla porta (lo afferma Ventura, Tavecchio nega) e comunque certo di salutare un minuto dopo la qualificazione.

 

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Sono passati otto mesi: un sistema sano avrebbe già voltato pagina. Quello italiano è una palude, la maggioranza delle componenti chiede da due mesi di tornare al voto e ora diffida il commissario Fabbricini per ottenere le elezioni entro fine luglio.

 

Mancini ha entusiasmo, pure troppo: pone l' Italia solo dietro al Brasile, immagina già i protagonisti per Euro 2020, fra Chiesa, Pellegrini, Caldara e Donnarumma o Meret. Ma la logica del ct uomo solo a nascondere i guai di un sistema non basta più.

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2. ANDERSSON, L'ANTIDIVO CHE VINCE SENZA IBRA

Alec Cordolcini per il Giornale

 

I tifosi svedesi hanno scandito il suo nome per quasi 90 minuti, durante l' ottavo contro la Svizzera. E sono andati avanti anche a fine partita. Una scena mai vista nemmeno ai tempi di Ibrahimovic, eppure in questo Mondiale delle sorprese accade anche che a un anti-personaggio per eccellenza come il ct della Svezia Jan Olof Janne Andersson vengano riservati onori da idolo.

 

Un allenatore, la sua squadra, un' unica entità. Lo si dice ormai da due anni, ovvero da quando Ibra ha annunciato il ritiro dalla nazionale, che la Svezia sia una selezione priva di stelle. Quindi, se questa squadra è arrivata tra le prima otto del mondo, in copertina non può che finire il tecnico, abile con il suo lavoro a ottenere il meglio dal materiale a propria disposizione.

 

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Nelle partite ufficiali della gestione Andersson, in sole due occasioni la Svezia non ha trovato la via del gol: nella trasferta in Olanda (quando però ai nordici bastava non perdere 7-0 per mantenere il 2° posto) e nel play-off di ritorno contro l' Italia. Il calcio di Andersson è la semplicità al potere: disciplina, compattezza, poche idee ma realizzate bene. «Sono concreto», afferma Andersson, «non vivo di desideri o fantasie. Mi interessa avere un buon collettivo a cui trasmettere un' idea di gioco ben chiara». Siamo agli antipodi di icone della panchina quali Guardiola, Klopp, o Mourinho; qui c' è una filosofia basica che non si presta a storytelling e longform di analisi tattiche.

 

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Dietro l' apparenza bonaria, si cela però un vulcano. Andersson è un generale, duro, deciso e coerente. Non ha ceduto al tentativo di ritorno di Ibrahimovic alla vigilia del Mondiale, opponendo il silenzio alle continue domande dei media svedesi. Unica concessione, un laconico: «Ha fatto la sua scelta e la rispetto». Traduzione: ora lui rispetti la mia.

 

Per il Mondiale ha puntato su un attaccante che gioca negli Emirati Arabi Uniti (Berg) e uno (Toivonen) che non segna uno straccio di gol nel Tolosa. «Il calcio è un gioco di squadra, per me un gruppo unito è fondamentale». Emblematica la gestione di Forsberg, l' elemento più tecnico della squadra. I suoi compiti, in fascia, sono identici a quelli del collega Claesson, che opera nella parte opposta del campo: proporsi negli spazi creati dalle punte, chiuderli in fase di non possesso, coprire e ripartire. Nei mesi ispirati, come in quelli più discontinui, le consegne di Forsberg non sono cambiate di una virgola.

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Andersson è diventato ct secondo modalità non diverse da quelle che in Italia portarono alla nomina di Ventura, ovvero un allenatore che: era fuori dai quadri federali (come invece era Tommy Svensson, l' uomo che condusse la Svezia in semifinale a Usa '94); non rappresentava una prima scelta (la SvFF aveva optato per Jorgen Lennartsson, che però non lasciò l' IFK Göteborg); si era guadagnato credibilità con piccole-grandi imprese nel calcio di provincia (nel 2015 Andersson condusse il Norrköping al titolo nazionale). Premesse simili, risultati diametralmente opposti.

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