VE LO RICORDATE? – HA GIOCATO CON RONALDO (IL FENOMENO) E FONDATO UNA SETTA PENTECOSTALE – UNA VOLTA DISSE A LIPPI: "DIO, MI HA DETTO CHE DEVO GIOCARE" – LA RISPOSTA FULMINANTE DELL'EX CT AZZURRO: “A ME NON HA DETTO NULLA” – E SULLA SUA VERA ETÀ ASSICURA: "HO 44 ANNI, STATE TRANQUILLI, E’ LA VERITA’"

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Francesco Fontana per la Gazzetta dello Sport

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«I tre più forti di sempre?». Ci pensa un po', poi in ordine: «Ronaldo il Fenomeno, Okocha e Weah a pari merito». È dura per il terzo posto, si prende un paio di minuti e urla: «Il grande Taribo!». E giù a ridere. È il momento più divertente di una chiacchierata quantomeno originale. Proprio come il suo personaggio: unico e amato.

 

Impossibile non voler bene a Taribo West, l' uomo di Port Harcourt arrivato in Italia nell' estate 1997 dopo 4 stagioni con l' Auxerre. A crederci fu Massimo Moratti, che gli consegnò la maglia numero 16 dell' Inter. Il top per chi partì da lontanissimo, dalla sua Nigeria dove da ragazzino aiutava mamma Wakaji nella consegna dell' akara (una sorta di torta di fagioli):

 

«Il Presidente è un uomo impressionante, gli devo tanto». Indimenticabile il suo look, con quelle treccine nerazzurre che fecero esaltare i tifosi. In nazionale erano biancoverdi, ma mai avrebbero immaginato che due anni dopo sarebbero diventate rossonere: «Il Milan fu comunque una soddisfazione, ma dico questo: cari amici interisti, solo voi siete nel mio cuore». Difensore roccioso in campo, personaggio dalle mille vite fuori. Una di questa lo vede impegnato ad aiutare i meno fortunati in nome della fede. Nel 1996 la conversione («Dio mi ha chiesto di diffondere il suo Verbo», disse), poi fondò una setta pentecostale, la «Shelter in the Storm» (Rifugio nella Tempesta), con sede a Milano e succursali in Nigeria.

 

Oggi chi è Taribo West?

«La religione è la mia seconda vita. Sono un uomo felice che si divide tra beneficenza, predicazione e campo. In Nigeria lavoro con la Federazione e aiuto i bambini in difficoltà grazie alla mia Fondazione e alla Taribo Boys (sua squadra di calcio, ndr )».

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La sua missione?

«Aiutare chi si è smarrito e dare il mio contributo per risolvere i problemi più gravi: perdita dei cari, difficoltà economiche, mancanza di lavoro. Mi rivolgo soprattutto a chi prende una brutta strada».

 

Dalla fede al calcio italiano: riesce a seguirlo?

«Compatibilmente con i miei impegni, non è facile, ma faccio gli auguri all' Inter per questa seconda parte di stagione. Spero possa centrare gli obiettivi».

A Milano solo due anni, ma molto intensi.

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«Porto nel cuore tanti momenti. Sono passati 20 anni, ma sembra ieri. Esperienza incredibile, non è da tutti condividere lo spogliatoio con campioni come Zamorano, Zanetti e Ronaldo. Amici veri. E non dimentico Bergomi. Lui e Pagliuca mi aiutarono a inserirmi».

 

Per non parlare di Simoni.

«An incredible man! Ho lavorato con tanti bravi allenatori in carriera, ma nessuno è come lui. Persona enorme, fondamentale per la mia crescita».

«Mister, Dio mi ha detto che devo giocare». Risposta: «A me non ha detto nulla».

«Si riferisce a Lippi? La carriera parla per lui, ha vinto un Mondiale e vari trofei con la Juve. È uno dei migliori, ma sul resto potremmo discutere. Non era una cattiva persona, ma tra noi non c' era feeling...».

Moratti, invece, tuttora stravede per lei.

«Papà Massimo, che uomo! Ha un cuore grande così».

Un suo amico connazionale gli deve parecchio.

«Con Kanu fu straordinario (disfunzione cardiaca congenita, l' ex patron pagò l' intervento chirurgico per la sostituzione di una valvola aortica, ndr ), ma ci sono molte altre storie che la gente non conosce. Moratti ha aiutato tanti calciatori in difficoltà. È uno dei presidenti migliori nella storia del calcio».

 

In campo, invece, zero dubbi?

«Ronaldo il Fenomeno. Faceva delle giocate fuori dal normale, mai visto nulla di simile in vita mia. Poi Jay-Jay Okocha e Weah a pari merito».

 

Al terzo?

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«Dura rispondere...». Pausa per pensarci, poi: «Ora ce l' ho: il grande Taribo!». Una bella risata e si riparte.

Ma gli interisti faticano a dimenticare le treccine rossonere.

«Li capisco, ma il Milan fu una chance non da poco. Ma stiano tranquilli: il mio cuore è solo per loro e l' Inter».

 

Per chiudere: quanti anni ha?

«Nel 2002 andai al Partizan Belgrado. Il presidente dell' epoca, Zecevic, dichiarò alla stampa che ne avevo 40 invece di 28. Non ho mai capito il perché, fu un attacco gratuito. Ti rivolgi così al sottoscritto dopo più di 10 anni da professionista? Che assurdità...».

 

Quindi?

«Sono nato il 26 marzo 1974, ho 44 anni. Potete star tranquilli, è la verità».

 

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