LA VERSIONE DI MUGHINI - RISPONDO AL PEZZO DI CAROTENUTO SULLO STRAPOTERE DELLA JUVE, E ALLE MISERIE INTELLETTUALI DI CHI DIMENTICA CHE 10 ANNI FA QUESTA SQUADRA ERA SOTTO ZERO, SVENTRATA DALLA RETROCESSIONE. LA FAMIGLIA AGNELLI ERA STATA ROSICATA DAL TUMORE. POI SONO ARRIVATI UN EREDE DI QUARTA GENERAZIONE, MAROTTA, I GIOCATORI. STRAPOTERE? NO, COMPETENZA. INTELLIGENZA. ORGANIZZAZIONE. RICAVARE IL MASSIMO SPENDENDO OCULATAMENTE. E...

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Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

 

MUGHINI CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUS MUGHINI CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUS

Caro Dago, avevo già letto il pezzo di Angelo Carotenuto sulla “Repubblica”. Adesso vedo che tu lo rilanci, lo valorizzi, dai importanza ai suoi argomenti: che sia un tantino di cattivo gusto questa continuata prevalenza della Juve nel football nazionale, che sia il segnale di un sovrappiù di potenza e di “influenza”, che non ci vuol niente a vincere quando si è come installati su un gradino più alto da cui dominare la contesa sportiva.

 

Beninteso la “Repubblica” è un grande giornale che si rivolge al pubblico più ampio possibile, e in quel pubblico i “nemici” dichiarati della Juve e delle sue (sacrosante) vittorie sono i due terzi degli italiani. Del tutto legittimo che nell’ “inserto” di oggi appaiano argomentazioni come quelle di Carotenuto, a rendere più ricca e pepata la conversazione per antonomasia di milioni e milioni di italiani.

 

Se sì o no la Juve “rubi” i suoi scudetti. E’ una conversazione cominciata alla fine degli anni Venti quando un Agnelli di seconda generazione arrivò al comando del carro armato juventino. E’ continuata oltre la Seconda guerra mondiale, ai tempi di Giampiero Boniperti e a quelli di Luciano Moggi. E’ esplosa ai tempi di Calciopoli, quando un tribunale sportivo tolse alla Juve due scudetti stradominati sull’erba verde dei campi.

nedved marotta agnelli nedved marotta agnelli

 

Al tempo di quello che Carotenuto chiama un “grande scandalo” che ha coinvolto gli arbitri italiani, e dimentica che alla stazione d’arrivo dell’iter giudiziario di Calciopoli di arbitri condannati in tutto e per tutto ce n’è stato uno solo, ma non perché reo di avere falsato una partita della Juve. Uno solo, il buon De Sanctis. E quanto alle partite della Juve di quei due anni, non una – ho detto non una – è stato reputata fasulla quanto al risultato. Moggi è stato condannato perché ha architettato un possibile “agguato” alla legalità del calcio. Un possibile agguato, tutto qui. Lo dice la sentenza finale della Cassazione, che ho letto tre volte.

 

Resto di stucco quando l’ex presidente dell’Inter Moratti, un uomo che nel rendere potente la sua squadra, ci ha rimesso generosamente un miliardo, dice che dopo la partita Inter-Juve di un paio di settimane fa gli è sembrato di tornare ai vecchi tempi, ossia a quando la Juve derubava la sua Inter. No, presidente. C’è la sentenza dello stesso giudice sportivo che ha malmenato la Juve che dice che voi dell’Inter facevate esattamente le stesse cose (pressioni sugli arbitri, avere l’uno o l’altro guardalinee), cose che io ritengo delle fesserie: però le stesse cose, per le quali la Juve è stata annichilita.

MORATTI MOGGI MORATTI MOGGI

 

Esattamente come la Juve, l’Inter è stata condannata. Solo che il reato era prescritto, e dunque lo scudetto di merda e di cartone è rimasto nella vostra bacheca. Mi immagino la puzza. Un dato di fatto che i giornalisti/quaquaraquà anti-Juve dimenticano ogni volta che scrivono le loro miserie intellettuali.

 

Una Juve strapotente e che non c’è gusto a vederla vincere? Solo che poco più di dieci anni fa la Juve è stata sommersa da uno tsunami, sventrata la sua squadra dov’erano fra italiani e francesi una decina di quelli che s’erano contesi la finale del campionato del mondo, ridotti i suoi bilanci a uno stato pre-fallimentare. Gli anni in cui ha dominato l’Inter, gli anni in cui non avevamo di che comprare grandi campioni, gli anni in cui non potevamo assurgere alle platee internazionali, e fu un miracolo che riuscissimo a tenere Gigi Buffon, che era lì lì per andare al Milan.

 

Gli anni in cui eravamo sotto zero, e personalmente lo davo per certo che l’avventura della donna più bella al mondo, della fidanzata d’Italia, fosse finita. E tanto più che la famiglia Agnelli era stata rosicata dal tumore, prima l’Avvocato, poi il Dottore. Non avevamo più nulla.

 

MASSIMO MORATTI E LUCIANO MOGGI MASSIMO MORATTI E LUCIANO MOGGI

Poi è arrivato un Agnelli di quarta generazione. Poi è arrivato Beppe Marotta con accanto Fabio Paratici. Poi abbiamo preso Andrea Barzagli per 300mila euro, Pirlo per zero euri, Vidal per pochi milioni di euro, Pogba per una mancia data al vorace Raiola. Prendemmo Conte di cui sapevamo quanto fosse grande da giocatore ma che da mister fino a quel momento aveva fatto poco.

 

Abbiamo vinto il primo scudetto quando non eravamo i più forti, e poi ci abbiamo preso gusto. Senza mai spendere oltre il possibile, come hanno fatto e continuano a fare Milan, Inter, una Roma che sarebbe andata gambe all’aria se non avesse venduto prima Pjanic e poi Salah.

 

Strapotere. No, competenza. Intelligenza. Organizzazione. Ricavare il massimo spendendo oculatamente. Giorno per giorno. Scudetto dopo scudetto. Sette. E adesso che ne sarà dell’ottavo? Lo vincerà il migliore. A proposito, mille e mille congratulazioni allo splendido Napoli di Sarri.

 

 

salah el sharaawy salah el sharaawy

GIAMPIERO MUGHINI

 

 

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