VROOM! UNA RISCOSSA CHE VALE - 100 GIORNI DOPO, ROSSI RIPARTE DA SEPANG: “IL MONDIALE? LA DELUSIONE PIÙ GRANDE. MA APPARTIENE AL PASSATO - LORENZO E MARQUEZ? MI HANNO MANCATO DI RISPETTO - FOSSE PER ME NON SMETTEREI. MAI” - -

3 mesi dopo lo scontro con Marquez il pesarese è di nuovo in sella a Sepang per i primi test: “Vediamo dove mi porta il fisico, la testa. Lo capirò subito in Qatar. A maggio, quando saremo a Jerez, forse avrò già la risposta: continuare, oppure no? - Lorenzo? Con lui non potrà mai più essere come prima...”

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Massimo Calandri per “la Repubblica”

 

Domani sono 100 giorni esatti. Valentino non lo sa, non gli importa niente. «Per me è come fosse accaduto un secolo fa. Oppure ieri. Qualcosa che resta dentro, ma appartiene al passato». Settimo giro, curva 14, Sepang. Contatto. Marquez cade, il Dottore scuote la testa e continua.

 

Poi la vittoria di Lorenzo, il podio dell’italiano, le accuse dell’altro. La commissione gara: Valencia, però partendo per ultimo. Quella rincorsa folle e inutile, inseguendo un sogno impossibile. Addio mondiale. «La più grande delusione della mia vita».

 

Stamani è di nuovo in sella, proprio a Sepang: stesso asfalto, caldo appiccicoso, niente vento, minacce di pioggia. Marquez. Curva 14. Test ufficiali della nuova stagione MotoGp. Col vecchio bambino che a 37 anni — mancano un paio di settimane al compleanno dell’eterno ragazzo — ci riprova.

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Come se nulla fosse accaduto, perché la parabola di Valentino continua. Oltre le miserie, oltre il dolore. La stanchezza, le rughe. I trucchi, le bugie. La rabbia, l’orgoglio. Valentino Rossi ricomincia da qui, da Sepang. «Inseguendo lo stesso sogno che sembrava così vicino che ce l’avevo in pugno: il decimo titolo mondiale».

 

È magro e tirato come l’anno passato, quando quasi non gli credevano invece non era mai stato così in forma in tutta la sua carriera. Palestra con Carlo Casabianca, il preparatore atletico: tanta corsa, potenziamento muscolare e aerobico. In inverno al Ranch di Tavullia ha fatto più moto che in passato insieme ai ragazzi del team, ma dove diavolo avrà trovato il tempo?

 

Persino in vacanza: una settimana di snowboard intorno a Capodanno («Che se ti impegni lavori sulle gambe come una bestia»), più una serie di tabelle da seguire in maniera rigorosa — però non ossessiva, mi raccomando: col sorriso, come sempre — durante le ultime trasferte promozionali Yamaha in Indonesia e pure a Bali. Rossi che all’alba di un giorno qualunque scende giù nei sotterranei dell’Hyatt di Bangkok e tutto solo preme il pulsante START del tapis roulant.

 

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«Diciamo che ho preso una sola piccola pausa, a novembre». Tornando da Valencia, da quella sconfitta che gli è parsa la più grande ingiustizia di sempre. «Mi sono chiuso in casa. Una settimana, credo. Sì, il fantasma di dire basta: ma è stato solo un attimo, poi se ne è andato via. Perché correre mi piace sempre, e fosse per me non smetterei. Mai».

 

 

Un’altra settimana o poco più in Messico, al mare, per ricaricare le batterie. Riviera Maya, che pace. «Però già avevo ripreso a correre, fare esercizio». Nella mente del campione, del più grande di sempre, il giorno dopo l’obiettivo cominciava a prendere di nuovo forma. «Ho un anno di contratto ufficiale, ma il cuore è più grande.

 

Vediamo dove mi porta il fisico, la testa. Lo capirò presto: subito in Qatar, poi in America. A maggio, quando saremo a Jerez, forse avrò già la risposta: continuare, oppure no?». La risposta per questa stagione la conosce già. 

 

«Voglio lottare per fare sempre meglio. Meglio dello scorso anno, meglio di sempre». Le nuove Michelin, la centralina unica. «Sarà un percorso elaborato, difficile. Ci vorranno mesi per abituarsi, il segreto sarà fare pochi errori. È anche per questo che ho fatto tanta moto, in inverno. Per cercare di capire. Per cambiare lo stile di guida, ancora una volta.

 

Per tenermi pronto». Ma chi glielo fa fare, dopo 9 mondiali e 112 gare vinte?

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«Ho ritrovato la tranquillità», giura. «Non pensavo fosse possibile, dopo quello che è accaduto. Invece, un giorno sono risalito in moto. E non c’è stato bisogno di altro. È tutta la mia vita».

 

Qualche settimana fa ha organizzato la 100 chilometri al Ranch. E ha invitato i migliori piloti del mondo. Tutti, tranne due: Marc Marquez, Jorge Lorenzo. Chissà perché. «Mi hanno mancato di rispetto, e lo sanno bene. Spero che in questa stagione sarà diverso ». Però non c’è rancore nelle sue parole, solo un’empatica attesa.

 

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Un paio di settimane fa ha presentato a Barcellona la nuova Yamaha insieme a Jorge. Che freddezza, tra i due. Il maiorchino cercava di recuperare il terreno perduto, consapevole delle sue colpe. «Non potrà mai più essere come prima », lo ha come confortato il pesarese.

 

«Ma siamo due professionisti. Cerchiamo di andare avanti». Di Marquez, meglio non parlare. All’invito di Tavullia per la gare e le salsicce in premio hanno risposto tutti tranne Pedrosa, che aveva impegni precedenti, e Hayden che non stava troppo bene. Ma gli altro c’erano, eccome. Felici di stare accanto ad una leggenda senza imbrogli, autentica e forse inimitabile: tifano Vale, perché conoscono la verità dell’ultimo campionato e dei suoi rivali.

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Una puntata di Masterchef, grigliando e correndo da protagonista, leggero e imprendibile. Valentino è così, uno che non ti delude mai. Uno che non dovrebbe andarsene, altrimenti che divertimento c’è?

 

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Stamani ricomincia da Sepang. Un circuito che gli ha regalato tante soddisfazioni, e altrettanti dolori: è qui che nel 2011 se ne è andato Marco Simoncelli, l’amico perduto. Ed è qui che 100 giorni fa se ne è andato anche un pezzo di Valentino. Che però ci riprova. Ora. Più che mai. «Perché l’importante è mettersi in gioco. E non avere paura».

 

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