ARTE E MERDA, MERDA E ARTE - A ZURIGO AL VIA L’11ESIMA EDIZIONE DELLA MOSTRA “MANIFESTA”, CURATA DA CHRISTIAN JANKOWSKI. L’OPERA CHE SI GUADAGNA UN POSTO NELLA MEMORIA È FIRMATA DA MIKE BOUCHET: 'THE ZURICH LOAD' È IL RISULTATO DEL TRATTAMENTO DI 80 TONNELLATE DI FECI UMANE

Dal ritorno di Cattelan all'esordio della cinquantaduenne Vanini, all'installazione memorabile di Bouchet, fatta di escrementi umani, una mostra senza guizzi memorabili ma con un concept comprensibile e declinato con professionalità…

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Marco Enrico Giacomelli per “Artribune.com

 

CHRISTIAN JANKOWSKY CHRISTIAN JANKOWSKY

È un cluster mozzafiato il Löwenbräukunst, blocco che ospita dalla Kunsthalle al Migros Museum, da una delle gallerie di Eva Presenhuber a due di quelle targate Hauser & Wirth. Buona parte degli spazi sono però ora occupati da Manifesta 11, ed è questa una delle quattro sedi principali della mostra curata da Christian Jankowski a Zurigo.

 

Focus chiaro e ribadito da moltissimi punti di vista è il lavoro, per una mostra senza guizzi memorabili ma con un concept comprensibile e declinato con professionalità. Piccola e doppia menzione per altrettanti italiani: il ritorno (come se fosse mai andato veramente in pensione) di Maurizio Cattelan, qui con una fotografia e sul lago con la performance di un’atleta in carrozzella che si muove a pelo d’acqua; e l’esordio a 52 anni dell’autodidatta Angela Vanini, pittrice che vive da ormai 35 anni in Germania.

MANIFESTA MERDA MANIFESTA MERDA

 

LE OPERE

L’opera che però si guadagna un posto nella memoria è firmata da Mike Bouchet: The Zurich Load è il risultato del trattamento di 80mila chilogrammi di feci umane, ovvero quelle prodotte quotidianamente dagli abitanti della città svizzera. Installazione imponente in una sala sigillata, e all’uscita deodoranti a disposizione dei visitatori.

 

MANIFESTA 12 MANIFESTA 12

Alla Helmhaus, seconda sede della mostra principale, si parla ancora di lavoro, ma in chiave più ludico-ricreativa. Menzione per Ceal Floyer con Romance, interpretazione del sempreverde tema del lost in translation.

 

E poi c’è Michel Houellebecq in versione artista visivo, con una serie di lavori che tengono informati nel dettaglio i visitatori del suo stato di salute. Visitando l’Helmhaus si incrociano anche due delle opere satellite, firmate rispettivamente da Evgeny Antufiev e Santiago Sierra. Ma di queste vi parleremo nel dettaglio nei prossimi giorni.

 

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