CHI ENTRA E CHI ESCHER - DOPO I 175 MILA VISITATORI A BOLOGNA E I 230 MILA A ROMA, TRIONFA ANCHE A MILANO LA MOSTRA SULL’INCISORE OLANDESE - LO TROVIAMO DOVUNQUE: AL CINEMA (HARRY POTTER) E NELLA MUSICA (PINK FLOYD) - -

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Gianfranco Morra per “www.italiaoggi.it”

 

Gli italiani sono diventati matti per Escher, l' artista olandese conosciuto da pochi da vivo ma che adesso è diventato una star

 

Quando morì ben pochi conoscevano Maurits Cornelis Escher (1898-1972). Nato nella Frisia olandese, dopo un periodo prevalentemente pittorico nel solco liberty aveva scoperto la sua via: l' incisione, su legno o rame, e la grafica, quasi sempre in bianco e nero. Ma la sua originalità si è imposta solo col nuovo millennio. Ora è una icona indiscutibile, una presenza concupita, un grande della incisione. Oggi tutto il mondo è malato di Eschermania.

 

Lo mostrano le numerose mostre che gli vengono dedicate, con un numero di visitatori impressionante: nel 2015 a Treviso 150 mila, 175 mila a Bologna, 230 mila a Roma, in quello stupendo Chiostro di Bramante dove per entrare si attendevano anche quattro ore. Ora è la volta di Milano: «Escher» (Palazzo Reale, sino al 22 gennaio, ore 9.30-19.30; lunedì 14.30-19.30; organizzata da 24ore Cultura). Le 200 opere esposte offrono una panoramica completa della sua produzione.

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Sulla sua sensibilità molto influirono i viaggi del sole in Spagna, dove fu affascinato dai geometrismi dall' arte islamica a Toledo e Granada e, ancor più in Italia, dove visse a lungo. Tutta la percorse e incise, soprattutto quella meridionale, soffermandosi su luoghi remoti e deserti che si animavano sotto la sua punta: il castello di Sperlinga in Sicilia e la necropoli neolitica di Castrovalva in Abruzzo.

 

Affascinato dei solidi geometrici di Platone, ripresi da Leonardo e Luca Pacioli, egli considera la matematica come il fondamento di tutte le arti. La sua pittura, come già l' Etica del suo connazionale Baruch Spinoza, è fondata sulla geometria (ordine geometrico demonstrata), ma non è fredda, anzi trabocca di amore intellettuale per la natura che mostra (amor Dei intellectualis).

 

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La geometria è insieme magia e gioco. E ci giocò per tutta la vita. Egli non ama la linea retta, predilige le rotazioni: in Cascata l' acqua aziona il mulino solo per tornare al punto di prima, in un circolo che ricorda l' «eterno ritorno» di Nietzsche; in Rettili piccoli animali preistorici escono dal libro e vi fanno ritorno; in Galleria di stampa il visitatore guarda un quadro, ma il suo sguardo corre al paesaggio reale, per poi volgersi e guardare definitivamente la nuca di se stesso che visita la galleria.

 

Il suo gioco fantastico con la geometria inventa superfici riflettenti, immagini impossibili, come in Relatività, una casa fatta tutta di scale, senza fine e senza meta; le sue parti sono indifferentemente pareti, pavimenti e soffitti. Anche le figure umane sono geometrizzate: è il caso del suo famoso Autoritratto, il volto diviso in pezzi dispersi su due spirali simmetriche, egli guarda l' altro se stesso, che a sua volta guarda se stesso nell' altro. Inventò la «pittura ricorsiva».

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Molto apprezzato e imitato il suo «effetto Droste», dal nome della industria della cioccolata per cui fece un poster: la donna che regge un vassoio viene ripetuta, sopra la scatola della cioccolata e una tazza, a dimensioni più piccole. Come non pensare al famoso quadro dei Coniugi Arnolfini di Antoon van Dyck, in cui i due sposi si riflettono nello specchio appeso alla parete?

 

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Creatività o follia, genialità o truffa? Ma è proprio ciò che più affascina nelle sue opere, nelle quali tutto è incerto ed enigmatico, le lettere si confondono, i quadri diventano lucertole, gli esagoni sono alveari, il pesce e l' anatra volante si metamorfizzano, il letto non si sa dove comincia e dove finisce. Il fondamento geometrico rimane rigoroso e, come nei pitagorici, si abbraccia con l' armonia, ma non esclude le trasformazioni, le figure scalpitano e fuggono, escono dal foglio e vagano nello spazio.

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Ha davvero ragione il curatore della mostra milanese, Marco Bussagli: «L' arte di Escher nasce dalla capacità di lasciarsi stupire, meravigliare dalla realtà e dalla natura, viste attraverso la lente deformante e pure rigorosa della geometria». Egli sa bene che nella nostra epoca di calcoli e statistiche il numero è il padrone della vita di ognuno, e vuole invitare ad una lettura diversa da quella utilitarista, egli lo vede come origine e fondamento di tutto ciò che esiste.

 

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Nel nuovo millennio Escher è diventato una autorità e un modello. Lo troviamo dovunque: grafica e fumetti, pubblicità e cinema (il castello di Hogworts in Harry Potter e quello multidimensionale in Labyrint), pannelli e arredamento; e nella musica: la copertina della raccolta «On the run» dei Pink Floyd riporta una sua litografia.

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I «millennials» sono figli del dionisiaco, che sempre più ha invaso tutta la cultura nella seconda metà del Ventesimo secolo. Oggi aspirano a conservarne la vitalità e spontaneità, ma sentono il bisogno dell' apollineo, che è razionalità e ordine. In Escher, sotto l' influenza del futurismo e del simbolismo, li trovano entrambi.

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