CLIC! IL MONDO PERDUTO DI PAOLO DI PAOLO – KIM NOVAK CHE STIRA UN ABITO NELLA SUITE DEL GRAND HOTEL, I FUNERALI DI TOGLIATTI, QUASIMODO CON ANITA EKBERG: AL MAXXI UN VIAGGIO IN BIANCO E NERO NEGLI ANNI ’50 E ’60 – E POI ANNA MAGNANI NELLA SUA VILLA AL CIRCEO (“UNA TIGRE SE PERCEPIVA OSTILITÀ, MERAVIGLIOSA SE SENTIVA AMICIZIA”) E IL LEGAME CON PASOLINI – LA MOSTRA

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Edoardo Sassi per il Corriere della Sera

 

paolo di paolo mondo perduto paolo di paolo mondo perduto

«Per me e per altri amici muore oggi l' ambizione di essere fotografi»: è il testo di un commovente telegramma che Paolo Di Paolo, classe 1925, inviò al suo direttore Mario Pannunzio all' indomani della chiusura del settimanale «Il Mondo» . Era l' 8 marzo 1966. E per l' ex ragazzo di Larino, Molise, giunto a Roma nel 1939 per studiare filosofia, quella data segnò l' abbandono della macchina fotografica.

 

Lui, che del «Mondo» era stato uno dei più assidui collaboratori - 573 immagini pubblicate per la leggendaria testata in quattordici anni, dal 1952 - decise da allora, poco più che quarantenne, di fare altro: «Non riconoscendomi più - ha raccontato ieri - in un mondo del giornalismo che andava trasformandosi troppo radicalmente, almeno per il mio modo di vedere».

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Intorno a Di Paolo, oggi un vispo signore di 94 anni, da allora calerà un silenzio interrotto di rado. Almeno fino a questa mostra appena inaugurata nel museo Maxxi con l' evocativo titolo Mondo perduto . Titolo che fa sì riferimento alla testata (di cui è stata ricostruita parte della redazione nell' allestimento), ma che al tempo stesso evoca lo Zeitgeist di un' intera epoca.

 

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Ed è infatti un pezzo di storia italiana - cultura, politica, giornalismo, nobiltà, moda, gente comune - quello che riaffiora nelle pieghe di un bianco e nero capace non solo di documentare volti, luoghi e tradizioni passate, ma anche di emozionare, tanto più oggi a distanza di oltre mezzo secolo. Trecento le immagini selezionate per questa antologica curata da Giovanna Calvenzi, scelte nello sterminato archivio - 250 mila tra negativi, provini, stampe e diapositive - che Di Paolo ha conservato per decenni in cantina e che sua figlia Silvia racconta di «aver ritrovato per caso agli inizi degli anni Duemila». Foto edite su riviste ( «Tempo» e «Settimana Incom» , tra le altre), ma anche inedite, tutte comunque contrassegnate dal particolare stile del fotografo, lontano anni luce dal paparazzismo allora in voga. Istantanee, le sue. Immagini non posate e spontanee ma mai, o quasi mai, rubate: «Non aggredivo - ricorda Di Paolo - mi facevo precedere da un biglietto o da fiori. Ed ero ammesso lì dove altri non arrivavano».

 

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Sono nate così le esclusive di Anna Magnani nella sua villa al Circeo («Una tigre se percepiva ostilità, meravigliosa se sentiva amicizia, e fui il primo a fotografarla con suo figlio») o di Kim Novak in pieno divismo mentre si stira da sola un abito nella suite del Grand Hotel. Tanto spazio anche a cronaca e storia: l' inaugurazione dell' Autostrada del Sole (con gli sguardi increduli di una famiglia di contadini al passaggio della prima auto) o i funerali di Togliatti. Molti i ritratti di artisti e scrittori: Lucio Fontana alla Biennale, Mimmo Rotella mentre realizza un suo décollage, Ezra Pound, Tennessee Williams in spiaggia, Giuseppe Ungaretti con il caratteristico cipiglio e gatto in braccio, Oriana Fallaci a Venezia o Salvatore Quasimodo, ritratto nella serie degli «Incontri impossibili», faccia a faccia con Anita Ekberg.

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Cinema e spettacolo rivivono anche nei volti spensierati di Sophia Loren e Marcello Mastroianni in pausa a Cinecittà, in quelli di Monica Vitti e Michelangelo Antonioni ai tempi del loro amore o nel bacio tra Simone Signoret e Yves Montand a spasso tra i monumenti.

Una sezione a parte è dedicata al legame tra Di Paolo e Pier Paolo Pasolini. Tanti i ritratti «intimi» dell' autore corsaro : a Roma sul Monte dei Cocci, pensieroso sulla tomba di Gramsci al Cimitero Acattolico, in casa con l' amata madre Susanna o sul set del Vangelo secondo Matteo

 

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Ma il tandem Di Paolo-Pasolini (altro sodalizio giornalistico fu quello tra il fotografo e Irene Brin) rimanda soprattutto al celebre reportage a puntate sulle vacanze degli italiani, realizzato nel 1959 per la rivista «Successo» diretta da Arturo Tofanelli. Titolo, La Lunga Strada di Sabbia : una periplo che i due percorsero a bordo di una Fiat Millecento lungo le coste italiane, in piena estate, da Ventimiglia alla Sicilia e poi di nuovo all' insù, dalla Puglia a Trieste. Immagini (e parole) straordinarie in cui emergono passioni, vizi e virtù di un' Italia pre boom, povera ma bella , che proprio allora andava scoprendo il rito delle vacanze di massa.

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