1- ALTRE DUE “VITTIME” DEL NAUFRAGIO: IN CASA DELL’ARMATORE COSTA CROCIERE E DELLA CONTROLLANTE AMERICANA CARNIVAL STANNO PER ROTOLARE LE TESTE DEL DIRETTORE GENERALE GIANNI ONORATO E L’AMMINISTRATORE DELEGATO PIERLUIGI FOSCHI - 2- SIGNORI, IN CARROZZA! MONTEPREZZEMOLO & DELLA VALLE LANCIANO BOMBASSEI (SOCIO DEI LORO TRENINI NTV CON IL 5%) CONTRO SQUINZI PER IL DOPO MARCEGAGLIA - CON UN MANIFESTO-CAMOMILLA TOTALMENTE PRIVO DI GUIZZI E DI SLANCI CULTURALI. (E’ STATO SCRITTO DA UN RAGIONIERE DELLA BREMBO O DA CARLO CALENDA DI “ITALIAFUTURA”?) - 3- LO SCHIAFFO DI SARKO A MONTI (MAI FARSI VEDERE CON UN LOSER) NON ECCITA LA STAMPA - 4- A MARIO IL SOBRIO MICA È PIACIUTA LA VISITA DI GHIZZONI & PALENZONA AL QUIRINALE - 5- DOPO UNA LUNGA ATTESA E' ARRIVATO IL CERTIFICATO DI OMOLOGAZIONE DEI TRENI "ITALO" -

Condividi questo articolo


DELLA VALLE E MONTEZEMOLODELLA VALLE E MONTEZEMOLO

1- IN CARROZZA! MONTEPREZZEMOLO & DELLA VALLE LANCIANO BOMBASSEI (SOCIO DELLA LORO NTV COL 5%) PER IL DOPO MARCEGAGLIA
Ci vuole una grande pazienza per leggere fino in fondo il programma con cui ieri Alberto Bombassei, vicepresidente per le Relazioni Industriali di Confindustria, ha rotto finalmente le acque e ha tirato fuori la testa per candidarsi alla guida dell'Associazione degli Industriali.

Per il 71enne imprenditore di Brembo questa è la terza volta che cerca di conquistare la poltrona di viale dell'Astronomia. La prima speranza la coltivò nel 2003 quando bussò alla porta di Cesare Romiti (ancora influente nella galassia torinese) per chiedergli di sostenerlo contro quel Montezemolo che oggi è il suo più grande sponsor (last but non least, Bombassei ha il 5% dei treni NTV).

La seconda volta fu nell'autunno del 2007 quando i sensori lo incoraggiarono a scendere in campo contro la Marcegaglia, ma con amarezza dovette prendere atto che non c'era più un voto assembleare in giro e la signora di Mantova (senza mai candidarsi pubblicamente) fu proclamata presidente con un plebiscito bulgaro.

DELLA VALLE LETTA SCIARRONE MONTEZEMOLO BOMBASSEI TAGLIANO IL NASTRO DI ITALODELLA VALLE LETTA SCIARRONE MONTEZEMOLO BOMBASSEI TAGLIANO IL NASTRO DI ITALO

Adesso il buon Bombassei ci riprova, e lo fa dopo aver lanciato a maggio dell'anno scorso la candidatura del suo collega bergamasco Gianfelice Rocca, il patron di Techint. Quell'operazione apparve a tutti strumentale e finalizzata a mettere un sasso tra le ruote di Giorgio Squinzi, l'altro candidato forte che governa Federchimica e ha messo in piedi un'azienda con 58 stabilimenti sparsi in 28 nazioni. Bastò un attimo e Rocca, che è un imprenditore di razza capì il giochetto e lestamente si ritirò dalla gara.

BombasseiBombassei

Adesso Bombassei lancia il suo programma per la battaglia di primavera che comincerà tra pochi giorni quando i saggi cominceranno a battere in lungo e in largo l'Italia per sentire il parere degli imprenditori.

Non si sbaglia dicendo che il documento inviato con il "tu" confidenziale ai membri di Giunta e ai presidenti delle Associazioni di Confindustria, è un manifesto-camomilla totalmente privo di guizzi e di slanci culturali. A parte un cenno indiretto alle "prediche inutili" di Luigi Einaudi, sembra scritto da un ragioniere della Brembo, anche se ieri pomeriggio qualcuno insinuava che a metterci le mani fosse stato Carlo Calenda, il giovane ex-dirigente di Confindustria che adesso affianca Luchino nell'avventura di "ItaliaFutura".

MARCEGAGLIAMARCEGAGLIA

L'esordio del manifesto è un'invocazione a una leadership rinnovata e a un nuovo ruolo di Confindustria che "non può limitarsi a mediare interessi, ma deve essere capace di comporre interessi concorrenti". Poi Bombassei entra sul terreno delle relazioni industriali, il piatto forte della sua politica negli ultimi anni, ma si guarda bene dall'usare toni barricadieri nei confronti dei sindacati, e con un'immagine da vecchio metalmeccanico chiede un impegno per dare alle imprese una "scatola degli attrezzi" dalla quale ogni azienda possa scegliere il modello di contrattazione più coerente con le proprie esigenze.

rocca gianfelicerocca gianfelice

In queste righe è evidente la preoccupazione di non bruciarsi le penne nei confronti dell'ala confindustriale che ha approvato il giro di boa della Marcegaglia rispetto a una lunga stagione di conflitti sindacali nei quali Bombassei ha sparso benzina sul fuoco. E dopo aver auspicato una "rifondazione" della centenaria associazione imprenditoriale, si scaglia contro il protagonismo di quei presidenti delle varie associazioni che si scannano per conquistare la medaglietta con "campagne di stampa devastanti per l'immagine del sistema".

CARLO CALENDACARLO CALENDA

"Essere forti, rappresentativi e autorevoli - scrive il candidato - non significa essere citati ogni due ore su un'agenzia di stampa. Il rischio è quello di condividere quella sovra-esposizione mediatica che in pochi anni ha contribuito a fare della politica un inconcludente farsa televisiva".

È probabile che di fronte a questa affermazione Luchino di Montezemolo, maestro sublime di protagonismo mediatico, abbia fatto un salto sulla sedia come se fosse chiamato in causa, ma in realtà il povero Bombassei vuole soltanto una Confindustria più snella e un sistema associativo semplificato. E ha ragione quando denuncia la frammentazione e la pletora del sistema rappresentativo gravato di 267 organizzazioni associate. Questo menù tuttavia è troppo scarno per mettere le ali alla corsa del patron dei freni a disco che è stato beneficiato nella sua attività imprenditoriale dalla Ferrari e dalla Fiat.

GIORGIO SQUINZIGIORGIO SQUINZI

Per attenuare l'effetto del manifesto-camomilla è arrivata a stretto giro un'intervista dell'altro candidato Squinzi al "Messaggero" di Caltariccone che insieme ad Aurelio Regina e ai più grandi imprenditori romani non fa mistero di sostenere la candidatura del re della chimica. Con prudenza meditata Squinzi non esterna la sua vision e non polemizza con l'amico di Bergamo, ma si inerpica in un giudizio sulla finanza anglosassone ed elogia il governo Monti al quale chiede di pensare alla crescita.

Siamo al prologo di uno spettacolo che durerà fino a maggio, ma il copione dei due candidati sembra piuttosto fiacco.


2-LA STRADA DI MONTI È TUTTA IN SALITA E IL RISCHIO CHE DEBBA SALIRE SU UN TAXI PER PRENDERE IL TRENO CHE LO RIPORTA NELLA SUA MILANO COMINCIA A DIVENTARE UN'IPOTESI PLAUSIBILE. SEMPRE CHE IL TASSISTA LO FACCIA SALIRE A BORDO
Oggi pomeriggio alle 17 Mario Monti entrerà all'Old Theatre per la conferenza alla London School of Economics, l'istituzione fondata nel 1895 da un gruppo di benefattori tra i quali c'era anche il drammaturgo Bernard Shaw.

MARIO MONTI IN CONFERENZA STAMPAMARIO MONTI IN CONFERENZA STAMPA

L'immagine di questo istituto che, oltre ad annoverare tra gli ex-alunni Romano Prodi, Soros e Rockefeller, ha visto passare nelle sue aule 16 premi Nobel tra cui il barbuto Paul Krugman, è piuttosto incrinata dopo lo scandalo della donazione che ha consentito a Saif Gheddafi, uno dei figli del leader amico di Berlusconi, di portarsi a casa un titolo di studio.

PalenzonaPalenzona

Questo fatto non ha comunque bloccato l'agenda del premier italiano che prima di entrare avrà già incontrato il leader Cameron e una folta rappresentanza della City. Gli analisti e i banchieri smetteranno di leggere Dagospia sull'ipad e di smanettare sui computer per rovinare l'euro. Da SuperMario si aspettano parole serene e rassicuranti, un'attesa che sicuramente non andrà delusa anche se dentro la sua corazza sobria e asettica, Monti ha molte ragioni per essere incazzato.

Tanto per cominciare non deve essergli affatto piaciuta la notizia che ieri Fabrizio Pallenzona e il capo di Unicredit Ghizzoni con una procedura del tutto inconsueta siano saliti al Quirinale per parlare della loro banca.

FEDERICO GHIZZONIFEDERICO GHIZZONI

Poi c'è la tormentata vicenda del decreto sulle liberalizzazioni che dovrà prendere forma entro venerdì, e qui il pavone dalle molte piume colorate che il tandem Monti-Passera vuole esibire per la Fase 2 sta perdendo splendore.

Passera ha già assicurato Massimo Sarmi che la "sua creatura" BancoPosta non uscirà dal perimetro dell'azienda, e anche lo scorporo della Rete ferroviaria tanto atteso da Luchino e dai suoi compagni in Ntv, arriverà tra molti mesi.

Intanto sotto Palazzo Chigi i Masaniello dei tassisti romani e napoletani si danno botte da orbi, ma il Professore bocconiano ha detto di temere più l'Europa della loro rivolta. È l'Europa infatti il cuore dei suoi affanni che negli ultimi giorni si sono moltiplicati. L'arrivo a Roma dei commissari europei suona alle sue orecchie come lo schiaffetto di un maestro elementare che vuole controllare i compiti a casa, una fastidiosa prova di sfiducia che comunque appare irrilevante rispetto ai due ceffoni davvero sonanti che Monti ha subito con il declassamento di Standard&Poor's e la cancellazione dell'incontro trilaterale con il marito di Carla Bruni e la massaia di Berlino.

merkel monti sarkozymerkel monti sarkozy

Per un eccesso di bontà e di ossequio i giornali si sono dedicati a dileggiare le agenzie di rating e hanno sorvolato con candore sul vertice che avrebbe sancito l'esistenza di una leadership a tre mani per salvare l'Europa. Senza voler assolvere il presidente Patonza dai suoi peccati privati e pubblici, bisogna dire che una botta di questo genere in altra epoca avrebbe sollevato sui giornali un casino di proporzioni gigantesche.

La domanda che gira nei palazzi e nel dormitorio della Farnesina è: chi ha fatto saltare la Triplice? La risposta in prima battuta chiama in causa il furetto francese Sarkozy che si sarebbe tirato indietro rispetto all'idea di fare una fotografia di gruppo con quello che nonostante tutto considera l'anello debole italiano, il perdente pur sobrio e prestigioso dell'Eurozona. Per il presidente francese l'asse franco-tedesco è più solido delle buone intenzioni del Professore di Varese e così sembra pensarla anche la Merkel che ieri non ha esitato a dire "l'Italia può farcela da sola".

Il ceffone colpisce con durezza le speranze di Monti e francamente fa un po' sorridere l'idea che oggi a Downing Street il nostro premier cerchi di ricucire lo strappo con i due leader che menano la danza senza rendersi conto degli effetti devastanti del possibile fallimento di Grecia, Portogallo, Irlanda e magari dell'Italia.

MARIO DRAGHI jpegMARIO DRAGHI jpeg

Il ceffone della massaia di Berlino è arrivato a Roma, ma è rimbalzato anche a Francoforte dove Draghi aspetta che la BCE sia autorizzata ad aprire i cordoni della borsa. Eppure quando si trattò di scegliere il presidente dell'Eurotower la Cancelliera non esitò a scoraggiare la candidatura di Weber, il presidente della Bundesbank, ritenendo Draghi più "affidabile".

La conclusione è semplice e complessa nello stesso tempo: la strada di Monti è tutta in salita e il rischio che debba salire su un taxi per prendere il treno che lo riporta nella sua Milano comincia a diventare un'ipotesi plausibile.

Axel Weber e Mario DraghiAxel Weber e Mario Draghi

Sempre che il tassista lo faccia salire a bordo.


3- CADONO TESTE IN CASA DELL’ARMATORE COSTA CROCIERE E DELLA CONTROLLANTE CARNIVAL
Nel dramma della nave "Concordia", che con felice sintesi Sky ha definito "relitto e castigo", ancora oggi manca un calcolo esatto dei danni umani, ma c'è chi sta facendo i conti dei danni economici.

Di sicuro nel calcolo va considerato il capitolo che riguarda la perdita della nave di proprietà del Gruppo Carnival che nel 2000 ha comprato la società di Genova Costa Crociere. Oltre alla perdita dell'imbarcazione si parla di 80 milioni di risarcimento, ma ciò che più preoccupa è il costo di un eventuale disastro ambientale. E qui la memoria va all'aprile 2010 quando la BP sversò nel Golfo del Messico migliaia di tonnellate di petrolio inquinando 1.700 chilometri di coste.

il direttore generale costa crociere gianni onoratoil direttore generale costa crociere gianni onorato

Al Giglio sono già arrivati i tecnici della società Smith Salvage, fondata nel 1842 da un certo Fop Smith di Rotterdam. Ma la storia non finisce qui perché dalle prime ore del disastro si è aperto il capitolo delle responsabilità che hanno trovato nel comandante Schettino il principale colpevole.

Bisogna però guardare anche in altre direzioni; ieri ad esempio si è dimesso il presidente del registro navale RINA che incautamente aveva dichiarato al "Secolo XIX": "l'armatore non poteva non sapere". Ed è proprio in casa dell'armatore Costa Crociere e della controllante Carnival che stanno per rotolare le teste. A parte quella di Roberto Ferrarini che il "Corriere della Sera" indica come responsabile dell'Unità di crisi e del controllo della flotta, tra Genova e Miami corrono telefonate incandescenti sui vertici della società italiana.

Pier Luigi FoschiPier Luigi Foschi

A Dagospia che conosce le spiagge di Miami per la sua insaziabile voluttà, risulta in maniera precisa che l'americana Carnival voglia "seccare" il direttore generale di Costa Crociere Gianni Onorato. Costui è un manager che ha iniziato la sua carriera nel 1986 nel settore alberghiero della compagnia prima di diventare direttore del prodotto-crociera. Si è laureato a Napoli nell'83 in lingue straniere e si è specializzato alla Bocconi di Milano e all'INSEAD francese.

Gli americani di Carnival sanno benissimo che Onorato ha fatto crescere negli anni il delirante e fuggiasco comandante Schettino, e in pericolo è anche l'amministratore delegato Pierluigi Foschi, il 63enne manager che ha pianto durante la prima conferenza stampa. Dall'aprile 2003 Foschi è stato direttore di Carnival Corporation, poi gli americani che non lo hanno mai amato lo hanno spedito in Italia a guidare Costa Crociere.

CONCORDIA IL MARE MOSSO SPOSTA LA NAVE jpegCONCORDIA IL MARE MOSSO SPOSTA LA NAVE jpeg


4- UNICREDIT DE' NOANTRI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ai piani alti di Unicredit sono fortemente convinti che la banca resterà sotto il controllo di azionisti italiani.

COSTA CONCORDIA FOTO INFRAROSSI jpegCOSTA CONCORDIA FOTO INFRAROSSI jpeg

Anche la notizia di ieri secondo la quale il fondo Aabar è salito al 6,5% della ricapitalizzazione in corso non ha fatto tremare Federico Ghizzoni e i suoi manager più vicini. Anzi, con un gesto eroico e degno della massima considerazione, il direttore generale per l'Italia Gabriele Piccini ha comprato 6.900 azioni per l'importo spaventoso di 13.400 euro.

ITALO IL TRENO DI NTVITALO IL TRENO DI NTV

Una testimonianza di italianità che onora la bandiera italiana visibile sul pennone della raccapricciante pubblicità di Unicredit".

5- DOPO MESI DI ESTENUANTE ATTESA OGGI E' FINALMENTE ARRIVATO IL CERTIFICATO DI OMOLOGAZIONE DEI TRENI "ITALO"
Avviso ai naviganti N.2 :" Si avvisano i Signori naviganti che nella sede di NTV stanno volando tappi di champagne. Dopo mesi di estenuante attesa oggi e' finalmente arrivato il certificato di omologazione dei treni "Italo".
Signori,in carrozza !

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...