1- I DOLORI DEL LEONE DI TRIESTE: NON SOLO PERISSINOTTO DEVE TROVARE LA QUADRA PER LA SVALUTAZIONE DI TELCO, LA SCATOLA CHE CONTROLLA TELECOM DOVE GENERALI HA IL 30,4% CHE AI VALORI DI IERI IN BORSA SIGNIFICANO UNA PERDITA POTENZIALE OLTRE 270 MILIONI. SULLE GENERALI PESANO COME UN MACIGNO 47 MILIARDI DI TITOLI DI STATO - 2- LUIGINO ABETE PREGA DI NON INFIERIRE SU UNA SOLA CATEGORIA SOCIALE ALTRIMENTI SI SCATENANO LE LOBBY. PAROLA DI UN UOMO CHE SULLE LOBBY HA COSTRUITO LA SUA FORTUNA - 3- INSOFFERENZA AI PIANI ALTI DI CONFINDUSTRIA PER L'INDIGESTIONE DI POTERE DI PARISI - 4- IN QUESTE ORE PER LA PRESIDENZA DEL CNR, È RICICCIATO IL NOME DI MARCELLO PERA - 5- PERRICONE PERICOLANTE SULLA CONTROLLATA SPAGNOLA (SE NE VA IN PENSIONE?) - 6 - Si avvisano i Signori naviganti che Augusto Fantozzi, il ricco tributarista Commissario dell'Alitalia, ha lasciato stamane il suo incarico. Con un dura lettera al Governo lamenta l'affiancamento di 2 nuovi Commissari e denuncia l'assenza di fiducia nel suo operato che gli ha reso dall'agosto 2008 un compenso più che generoso

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LUIGI ABETELUIGI ABETE

1- LUIGINO ABETE PREGA DI NON INFIERIRE SU UNA SOLA CATEGORIA SOCIALE ALTRIMENTI SI SCATENANO LE LOBBY. PAROLA DI UN UOMO CHE SULLE LOBBY HA COSTRUITO LA SUA FORTUNA
Quando gli altri sudano Luigino Abete è asciutto. Ormai è chiaro che la fronte imperlata di goccioline lo accompagna inesorabile nei momenti in cui il sistema nervoso è messo a dura prova e quando deve parlare su problemi che conosce a malapena. Ieri invece è apparso alle 18.30 nella trasmissione economica di Sky (dove si sente la mancanza della conduttrice Sarah Varetto) con il volto abbronzato ma sicuro di sé, e se non fosse stato per qualche colpetto di tosse fastidioso la sua esibizione sarebbe stata perfetta.

A rassicurarlo è certamente il fatto che la sua BNL controllata dai francesi di Paribas non è entrata nella bufera delle borse che hanno clamorosamente bocciato la manovrina di Giulietto Tremonti e gli stress-test. Per queste ragioni l'ex tipografo romano ha usato un linguaggio profetico e prudente rivendicando di aver previsto un anno fa il terremoto dei mercati e di aver chiesto da almeno due mesi di fare una manovra decente.

"Non credo - ha esordito Luigino - che ci sia un problema di cattivi che picchiano sull'Italia; la realtà è che è venuta meno la fiducia del nostro sistema e il rischio di scivolamento è molto forte", poi ha aggiunto che per superare la paura bisogna attuare rapidamente la manovra e modernizzare l'economia.

Al giornalista che ha insistito per sapere che cosa non lo convince nelle scelte del governo, il banchiere di Via Veneto ha ingranato la marcia della prudenza senza rinunciare a un giudizio sulla manovra che è fatta per 3/5 di tasse e 2/5 di tagli alla spesa. E qui il ventricolo sinistro ha cominciato a pulsare quando ha ricordato per l'ennesima volta la proposta di una piccola patrimoniale sui redditi più alti, un idea maturata dentro Assonime, che lo ha inserito nella categoria dei "cattivi".

La prudenza gli ha suggerito comunque di non entrare sul terreno delle formule politiche rispetto alle quali deve prevalere uno spirito di unità nazionale lasciando poi che la ragione sia la formula per nuove soluzioni. E comunque - ha concluso con l'ennesimo colpetto di tosse - non bisogna infierire su una sola categoria sociale altrimenti si scatenano le lobby.

Parola di un uomo che sulle lobby ha costruito la sua fortuna.

Paola SapienzaPaola Sapienza

2- I DOLORI DEL LEONE DI TRIESTE: NON SOLO PERISSI-ROTTO DEVE TROVARE LA QUADRA PER LA SVALUTAZIONE DI TELCO, LA SCATOLA CHE CONTROLLA TELECOM DOVE GENERALI HA IL 30,4% CHE AI VALORI DI IERI IN BORSA SIGNIFICANO UNA PERDITA POTENZIALE OLTRE 270 MILIONI, SULLE GENERALI PESA COME UN MACIGNO LA MOLE DEGLI INVESTIMENTI IN TITOLI DI STATO: 47 MILIARDI

Sarà una donna piuttosto carina e di origine siciliane a rendere meno pesante il clima nella riunione del Comitato di Controllo Interno che si svolge oggi alle Generali. E' Paola Sapienza la bocconiana 46 enne che dopo aver lavorato al servizio studi della Banca d'Italia è andata ad insegnare finanza in America e dall'aprile dell'anno scorso fa parte del consiglio di amministrazione della Compagnia. Insieme a lei e a Perissinotto (per gli amici Perissirotto) si ritroveranno Paoletto Scaroni, l'anziano avvocato milanese Pedersoli, e gli altri due membri dell' ex comitato Carlo Carraro e Cesare Calari.

GeneraliGeneraliGIOVANNI PERISSINOTTOGIOVANNI PERISSINOTTO

Oggetto dell'incontro è la valutazione dell'impatto sul conto economico delle partecipazioni che il Leone di Trieste detiene, a cominciare da quella di Telco, la scatola che controlla Telecom dove Generali ha il 30,4% che ai valori di ieri in borsa significano una perdita potenziale oltre 270 milioni.

Sono numeri pesanti anche se gran parte della perdita sarà scaricata nelle tasche dei clienti che si sono assicurati con le Generali, ma questo è solo un aspetto del problema che sta facendo correre brividi nel palazzo austroungarico di Trieste. Infatti sulla Compagnia di Perissirotto pesa come un macigno la mole degli investimenti in titoli di Stato.

Una lucida tabella pubblicata sabato dal settimanale "Milano Finanza" indica in 47 miliardi il peso degli investimenti e non è certo motivo di conforto sapere che altre compagnie come Fonsai, Unipol, Milano e soprattutto Cattolica hanno investito a piene mani nei governativi italiani.

LORENZO PELLICCIOLILORENZO PELLICCIOLI Petr_KellnerPetr_Kellner

Nella riunione di oggi non si parlerà dell'accordo con il gruppo Vtb che sta tanto a cuore a Perissirotto e che finirà nell'agenda del consiglio di amministrazione del 5 agosto. Le ultime notizie da Mosca sono confortanti perché - come scrive Il Sole 24 Ore di oggi - il gruppo Vtb ha chiuso il primo trimestre con un utile del 70,6% (660 milioni di euro).

Sullo sfondo resta sempre l'impegno di questo gruppo a salvare il disastro della controllata Bank of Moscow il quinto istituto di credito per il quale si deve metter mano a un salvataggio da 9,8 miliardi. E' chiaro che i soci di Generali (primo fra tutti Lorenzo "Toro" Pelliccioli al quale ieri Affari & Finanza ha dedicato un ritrattino più dolce che amaro) dovranno riflettere bene prima di imbarcarsi in un operazione gravida di rischi. E non e' escluso che il dossier russo tanto caro a Perissirotto (artefice dell'alleanza con il cecoslovacco Kellner), sia accantonato in attesa di capire che cosa succederà per i 47 miliardi di titoli di stato riposti nel portafoglio della Compagnia.

Stefano ParisiStefano Parisi

3 - AI PIANI ALTI DI CONFINDUSTRIA SONO INSOFFERENTI DELL'INDIGESTIONE DI POTERE DI PARISI
Ai piani alti di Confindustria seguono con attenzione gli sviluppi del processo sulla grande truffa da 2 miliardi di euro che l'anno scorso ha investito i manager di Fastweb e Telecom Italia. Le ultime notizie fanno pensare che l'incredibile vicenda finirà con un ridimensionamento delle accuse nei confronti di Silvio Scaglia il maggior imputato del processo sul quale si sono abbattute misure giudiziarie al limite della civiltà.

La vicenda tocca da vicino anche Stefano Parisi il manager romano che prima di diventare le 2004 Amministratore delegato di Fastweb ha ricoperto vari incarichi tra cui nel 2000 la Direzione Generale di Confindustria quando Antonio d'Amato (un Presidente poco amato nel palazzo) lo chiamò per quell'incarico.

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Dopo lo scandalo delle carte prepagate Parisi è stato messo in frigorifero dagli svizzeri di Swisscom che il 2 aprile dell'anno scorso lo hanno tenuto in squadra assegnandogli generiche funzioni. Qualcuno sostiene che ancora oggi Parisi sia l'uomo di riferimento di Fastweb in Italia, ma le sue attenzione si sono rivolte soprattutto per ritagliarsi un ruolo in Confindustria.

Il settore sul quale Parisi cerca di avere un profilo diverso rimane quello delle telecomunicazioni ed è per questo che ha sgomitato per diventare a giugno presidente di Confindustria digitale, una nuova associazione nella quale sono rappresentate le aziende di telefoni, informatica e media. Ma questa medaglietta sembra non bastare al manager romano che pochi giorni fa ha voluto conservare anche la presidenza di Asstel, dove si ritrova accanto ai vertici Vodafone, Wind, H3G e Tiscali. Per rendere meno pesante la sua presenza si è circondato di 8 vicepresidenti tra cui spiccano i nomi del giovane Marco Tripi, di Oscar Cicchetti, Paolo Bertoluzzo, Ossama Bessada e Renato Soru.

Ai piani alti di Confindustria parlano senza mezzi termini di un indigestione di potere e fanno presente che Parisi, in attesa ancora di giudizio per la vicenda Fastweb, non è un imprenditore e nemmeno il capoazienda degli svizzeri.

MARCELLO PERAMARCELLO PERA

4 - IN QUESTE ORE PER LA PRESIDENZA DEL CNR, È RICICCIATO MARCELLO PERA
C'e' un uomo di profonda cultura che ripetendo le parole di Kant e di Pascal vuol vivere "come se Dio esistesse". E' Marcello Pera l'ex Presidente del Senato che dopo il diploma di ragioniere a Lucca ha preso la laurea in filosofia una materia che è diventata ragione di vita. Negli ultimi 2 anni il buon Pera, folgorato sulla Via di Arcore alla metà degli anni '90 è stato accantonato dal PDL e ha cercato conforto nelle braccia di Benedetto XVI. Con il Papa ha scritto nel 2004 il libro "Senza Radici" ma adesso sembra avere voglia di ritrovare oltre alle radici dell'etica anche quelle del potere.

Non a caso il suo nome sta rimbalzando in queste ore per la Presidenza del CNR l'organismo di ricerca che dovrà provvedere a sostituire il Presidente Luciano Maiani, un professore romano scelto ai tempi del baffuto ministro Fabio Mussi. Nel mirino del senatore, che non ha mai rinnegato la sua anima profondamente conservatrice è entrata la poltrona del CNR, dove tra gli altri candidati spicca Francesco Profumo, il Rettore del Politecnico di Torino. La battaglia sarà dura perché il CNR e la ricerca interessano ben poco a questo governo. Al buon Pera non resterà che vivere "come se Dio esistesse" perché quell'altro di Arcore sembra averlo dimenticato.

Antonello PerriconeAntonello Perricone

5 - PERRICONE PERICOLANTE SULLA CONTROLLATA SPAGNOLA (SE NE VA IN PENSIONE?)
"Si avvisano i Signori naviganti che Antonello Perricone, il manager siciliano di RCS è sempre più preoccupato della situazione del Gruppo in Spagna. Fino a questo momento non sembra risolta la situazione che ha portato alle dimissioni del madrileno Antonio Galliano, l'uomo che la casa editrice italiana aveva nominato al vertice della controllata spagnola Unedisa.

I rumors raccolti nei bar di Plaza Mayor dicono che Galliano e il suo braccio destro più fidato Luis Enriquez sembrano intenzionati a prendere il largo per salire a bordo dell'altro gruppo editoriale "Vocento", ma anche in questa società sono scattati i veti delle sorelle ereditiere della proprietà. In questa situazione Perricone - che confida agli amici di voler andare in pensione - deve affrontare il calo della pubblicità e mettere mano a un taglio dei posti per sanare il bilancio della controllata spagnola sulla quale pesa un debito di oltre 1 miliardo".

 

 

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