1- DAGOREPORT
Il presidente di Unicredit Dieter Rampl ha \'commissariato\' Profumo e ha convinto gli azionisti che il problema non sono i libici ma la gestione della banca ed è alla ricerca di un successore.
Sindacati sul piede di guerra pronti per il colpo finale contro \"Vinavil\" (così nomignolato dentro Unicredit per il suo attaccamento alla poltrona). Facciamo gestire i quattromila e settecento licenziamenti, dicono, al futuro capo azienda.
Senza più la fiducia degli azionisti, Arrogance Profumo ha capito di avere i giorni contati dal clima gelido che ha trovato ieri. Sta correndo ai ripari ma trova tutte le porte chiuse.
SILVIO BERLUSCONIOra attraverso la vispa Ionella Ligresti, l\'unica che lo ama incondizionatamente, quello che resta del Profumo evaporato cerca di farsi portare di nuovo ad Arcore a baciare la pantofola del Banana che però questa volta si tira indietro, stufo di questi banchieri \"comunisti\" (così li chiama) che vanno a piangere da lui e da Letta-Letta solo quando stanno per essere cacciati per poi dimenticarselo.
E Babuzzo Ligresti ha troppi guai da risolvere per conto suo per pensare di dare una mano agli altri. Biasi furibondo sospetta che dietro la procura di Teramo ci sia una manina che parte da Milano.
2- LO SCONTRO DENTRO UNICREDIT È APPENA COMINCIATO
Alfredo Faieta per il \"Fatto Quotidiano\"
Ora è tutta una questione di poltrone. Questo ha chiarito il comitato governance di Unicredit group, riunitosi ieri a Milano, dopo tre ore circa di seduta straordinaria. Ha preso atto del nuovo socio forte Libyan Investment Authority (Lia) e ha \"avviato la riflessione sulle possibili ricadute in termini di governance\", come recita una nota scarna emessa alla fine della seduta.
Riflessioni che dovranno terminare il 30 settembre quando il presidente Dieter Rampl ha convocato un consiglio d\'amministrazione nel quale illustrare la nuova possibile composizione del board.
E le discussioni sull\'apparente insensatezza del dualismo della Banca centrale libica (4,99 per cento delle azioni) e della Lia (2,07 per cento), ritenuti - contro ogni buonsenso - due soggetti distinti a suon di autorevoli pareri legali, hanno lascito il campo alla presa d\'atto che qualcosa è cambiato nelle geometrie di Piazza Cordusio e che è inutile ora battagliare sul piano normativo e statutario.
A questo punto, per uscire da questo periodo burrascoso, è utile trovare il prima possibile un nuovo equilibrio che soddisfi nel contempo anche Banca d\'Italia, sempre in attesa di una risposta ufficiale sulle dinamiche della mini scalata estiva libica. Della risposta al governatore Mario Draghi si occuperà lo stesso Rampl.
ALESSANDRO PROFUMO JONELLA LIGRESTIPer capire come saranno i nuovi equilibri bisognerà attendere le ipotesi di modifica del consiglio d\'amministrazione, quando si porrà il problema di quanto spazio dare, in termini di poltrone, ai nuovi soci libici. Per il momento però l\'amministratore delegato Alessandro Profumo dovrebbe tirare il fiato, dopo gli attacchi violentissimi arrivati da Nord Est, culla del dissenso verso la gestione attuale.
Il presidente di Cassamarca Dino De Poli, una volta accanito sostenitore di Profumo, ieri ha dichiarato: \"Deve esserci una dialettica che finora non c\'è stata, anche con l\'amministratore delegato\". De Poli sa che parte della fondazione che presiede vorrebbe l\'uscita dalla banca visti gli scarsi ritorni economici: un\'ipotesi che potrebbe accarezzare anche Cariverona secondo Panorama Economy, che ha ipotizzato un \"polo finanziario alternativo a Unicredit dove far confluire la fondazione (oggi azionista di Unicredit con poco meno del 5 per cento), Cattolica Assicurazioni e Banco Popolare\", rispolverando un vecchio desiderata sulle sponde dell\'Adige che sarebbe stato caldeggiato dal sindaco leghista della citta scaligera Flavio Tosi.
Paolo Biasi 2Il quale ieri, in serata, è tornato sull\'argomento smentendo però il settimanale. Ma cosa succederà dopo la notizia dell\'indagine per bancarotta preferenziale in capo a Paolo Biasi, presidente uscente di Fondazione Cariverona in procinto di essere riconfermato salvo colpi di scena dell\'ultimo momento?
Dopo la notizia Tosi ha abbassato i toni e preso le distanze, ma in città c\'è chi sogna il distacco. Un\'altra domanda che non ha trovato ancora una risposta esplicita riguarda i rapporti tra il presidente Rampl e Profumo, che ha negato, anche lui, di essere a conoscenza del blitz libico.
Alessandro Profumo e Dieter RamplPace fatta? I due si sono visti per un faccia a faccia chiarificatore l\'altroieri e non è chiaro se questo sia bastato a ricucire i rapporti, ma ora comunque si deve andare avanti, si sono detti i due. Non solo: tra fondazioni, soci libici e azionisti tedeschi, nessuno ricorda che il 70 per cento dei titoli è in mano ai piccoli azionisti, certamente attoniti e spaesati di fronte a quello che sta succedendo.
Anche se finora lo scontro sulle dinamiche interne li ha lasciati ai margini, così come i dipendenti con i quali si aprirà oggi le vertenza per i 4700 euberi annunciati poche settimane fa.