ALIBABA E I 40 PRINCIPINI LADRONI - DIETRO ALLA QUOTAZIONE DEL GIGANTE DELL’E-COMMERCE CINESE CI SONO GLI EREDI DEI LEADER POLITICI - L’IPO SLITTA A SETTEMBRE, I MERCATI SONO TROPPO INSTABILI

Quando nel 2012 Alibaba ricomprò una fetta da Yahoo, entrarono Winston Wen, figlio dell’allora premier Wen Jiabao, il nipote dell’ex presidente cinese Jiang Zemin, il figlio della propaganda del partito comunista e quello dell’ex vicepresidente intoccabile Wang Zhen: un affare miliardario per le famiglie di potere dell’impero “socialista”...

Condividi questo articolo


Guido Santevecchi per “Il Corriere della Sera

 

ALIBABA ALIBABA

È un’operazione che gli analisti di Wall Street prevedono da record: l’Ipo (offerta pubblica iniziale) con la quale il gigante cinese dell’e-commerce Alibaba si quoterà alla Borsa di New York dovrebbe raccogliere tra i 15 e i 20 miliardi di dollari e valutare l’azienda a una cifra vertiginosa di 200 miliardi di dollari. Ma su questa operazione pianificata dal geniale Jack Ma pesano diversi misteri, in stile molto cinese nonostante le regole americane.

 

E in stile americano, ora che le carte dell’Ipo sono state presentate alla Sec (Securities & Exchange Commission statunitense), la stampa ha cominciato a indagare. Il titolo dell’inchiesta del New York Times è un segnale: «L’Ipo di Alibaba potrebbe rappresentare un gran colpo di fortuna per i figli dei leader cinesi».

 

yahoo yahoo

La storia è complessa, sembra un gioco di scatole cinesi: nel 2012 il gruppo fondato nel 1999 dall’ex insegnante di inglese Jack Ma ricomprò circa la metà della partecipazione che aveva venduto a Yahoo. Costo del «buy back» 7,6 miliardi di dollari. Per trovare quei fondi Alibaba aveva venduto azioni a investitori selezionati, tra i quali il fondo sovrano di Pechino e tre società cinesi.

 

Un po’ macchinoso ma legale; solo che secondo il New York Times dietro quelle società c’erano (e ci sono) figli e nipoti di alcuni dei dirigenti di primo piano della nomenclatura comunista: in testa Winston Wen, figlio di Wen Jiabao, che nel 2012 era primo ministro di Pechino. Di Wen Jiabao e delle ricchezze enormi accumulate dalla sua famiglia, il giornale americano si è già occupato un paio d’anni fa in un’inchiesta che ha causato la reazione furiosa della censura cinese: il sito del quotidiano ha subito un oscuramento che ancora dura. Ora la rivelazione che una bella fetta di Alibaba è di proprietà del private equity New Horizon Capital fondato da Wen junior.

jack ma jack ma

 

E ci sono altri nomi eccellenti tra i compagni d’avventura di Jack Ma: il nipote dell’ex presidente cinese Jiang Zemin, il laureato di Harvard Alvin Jiang, che è partner di Boyu, altro finanziatore del «buy back» del 2012; Liu Lefei, il cui padre Liu Yunshan è a capo della propaganda del partito comunista; Wang Jun, figlio di Wang Zhen, ex vicepresidente cinese, che faceva parte degli «otto immortali», com’erano definiti gli anziani rivoluzionari maoisti che guidarono Pechino negli anni 80. Tutti questi figli, nipoti e discendenti vari dei «grandi», in Cina si chiamano «Principi rossi».

 

Zapatero e Wen Jiabao Zapatero e Wen Jiabao

L’e-commerce di Alibaba, svolto attraverso le efficientissime piattaforme Taobao e Tmall, l’anno scorso ha venduto prodotti per 250 miliardi di dollari, l’80 per cento del commercio online della Cina. I clienti registrati sono oltre 230 milioni. Valutazione complessiva del gruppo circa 200 miliardi, un primato mondiale: Amazon capitalizza in Borsa circa 137 miliardi, eBay 65. Così, anche un piccolo un per cento di Alibaba, ora che il gruppo si prepara a sbarcare al New York Stock Exchange, può rendere due miliardi di dollari a un Principe rosso.

Liu Lefei Liu Lefei

 

Fino a quando le carte non erano state depositate alla Sec americana la composizione della proprietà poteva rimanere ignota, com’è tipico a Pechino. Ora non più. E ci sono state polemiche anche in Cina, per motivi nazionalistici: Jack Ma infatti ha dovuto rivelare che i maggiori azionisti sono gli americani di Yahoo e i giapponesi di SoftBank che insieme hanno un 70 per cento delle azioni. Jack Ma avrebbe un 8 per cento, ma si è assicurato il controllo delle operazioni attraverso la composizione del consiglio di amministrazione che per statuto in teoria può cambiare solo con il suo assenso.

 

WINSTON WEN WINSTON WEN

Ci sono altri due dettagli che aggiungono ombre sulla vicenda: la settimana scorsa Alibaba ha annunciato che l’Ipo, prevista per fine luglio, slitterà a settembre. Perché questo è un periodo di volatilità del mercato, hanno detto fonti anonime all’agenzia governativa Xinhua . E il giorno dopo, sempre la Xinhua ha riferito che Alibaba aveva chiamato la polizia per denunciare un tentativo di ricatto da parte di un organo di stampa: una rivista cinese avrebbe chiesto 300 mila dollari per non pubblicare notizie sgradite. 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…

DAGOREPORT – GIUSEPPE CONTE VUOLE LA DIREZIONE DEL TG3 PER IL “SUO” GIUSEPPE CARBONI. IL DG RAI ROSSI NICCHIA, E PEPPINIELLO MINACCIA VENDETTA IN VIGILANZA: VI FAREMO VEDERE I SORCI VERDI – NEL PARTITO MONTA LA PROTESTA CONTRO LA SATRAPIA DEL FU AVVOCATO DEL POPOLO, CHE HA INFARCITO LE LISTE PER LE EUROPEE DI AMICHETTI - LA PRECISAZIONE DEL M5S: "RETROSCENA TOTALMENTE PRIVO DI FONDAMENTO. IN UN MOMENTO IN CUI IL SERVIZIO PUBBLICO SALE AGLI ONORI DELLE CRONACHE PER EPISODI DI CENSURA INACCETTABILI, IL MOVIMENTO 5 STELLE È IMPEGNATO NELLA PROMOZIONE DEGLI STATI GENERALI DELLA RAI..."