AMERICA CON-TURBANTE (SIKH) – I MANAGER INDIANI INVADONO SILICON VALLEY E NON SOLO: DALLA PEPSI ALLA ADOBE, DA SANDISK A MASTERCARD FINO ALLA TEDESCA DEUTSCHE BANK

Satya Nadella — «computer scientist» nato e cresciuto in India prima di trasferirsi negli Usa e di entrare, 22 anni fa, in azienda — è il nuovo amministratore delegato di Microsoft - I manager indiani, preferiti ad altri per la loro perfetta conoscenza dell'inglese, le loro spiccate abilità matematiche e un buon sistema scolastico...

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Massimo Gaggi per ‘Il Corriere della Sera'

vinod khoslavinod khosla

Satya Nadella - «computer scientist» nato e cresciuto in India prima di trasferirsi negli Usa e di entrare, 22 anni fa, in azienda - è il nuovo amministratore delegato di Microsoft. Al suo fianco troverà, nell'inedito ruolo di consigliere per la tecnologia, il fondatore (e maggiore azionista) Bill Gates che lascia, dopo 38 anni, la presidenza del gruppo di Seattle.

Molti azionisti avrebbero voluto un mutamento più radicale. Puntavano su un manager visionario, preso dall'esterno, per cercare di rivoltare una società che, sotto la gestione di Steve Ballmer, si è un po' seduta: continua a fare lauti profitti soprattutto grazie alle «royalties», ma ha perso terreno su Google ed Apple sia nell'Internet mobile che nella vendita di prodotti fisici come i terminali (il recente acquisto di Nokia è stato giudicato da molti un investimento fatto troppo tardi).

Sundar Pichai WideSundar Pichai Wide

Meglio Nadella, dicono oggi molti analisti, secondo i quali la gestione di un gruppo come Microsoft - centomila dipendenti e attività molto diversificate - è talmente complessa che un esterno avrebbe impiegato anni solo per orientarsi. Ma la verità è che il «board» aveva pensato ad Alan Mulally, il supermanager che, dopo aver gestito la divisione aerei civili della Boeing, otto anni fa ha cambiato tutto passando all'auto dove ha risanato la Ford.

Il consiglio della Microsoft l'aveva contattato chiedendogli di presentare le linee generali di quello che sarebbe stato il suo piano per rimettere in pista Microsoft. Lui si è limitato a poche considerazioni generali e questo ha raffreddato il «board» anche perché nel frattempo il suo membro più influente, Gates appunto, ha preso a sostenere con vigore la soluzione interna.

Alla fine l'ha spuntata Bill che, però, deve lasciare la presidenza (sua fin dalla fondazione della società, mentre sette anni fa aveva ceduto a Ballmer lo scettro di capoazienda) a John Thompson: il consigliere indipendente al quale era stata affidata la ricerca del nuovo amministratore delegato, dopo la decisione di Ballmer di ritirarsi.

sundar pichai chrome eventsundar pichai chrome event

Con la nomina di Nadella si fa sempre più impetuosa la cavalcata dei manager indiani che, in America, guidano ormai molte delle corporation più importanti, mentre nell'industria informatica californiana gli asiatici in genere e gli indiani in particolare la fanno addirittura da padroni: secondo recenti studi delle università di Berkeley e Stanford, più della metà delle imprese della Silicon Valley hanno il Ceo o il capo dell'area tecnologica nato in Asia (52%).

Anshu Jain indexAnshu Jain index

In moltissimi casi si tratta di indiani: 25,8 per cento nel 2005, saliti al 33,2 nel 2012.
Nadella, attualmente responsabile dell'area del «cloud computing» di Microsoft, l'ha spuntata su un altro candidato interno, Sundar Pichai: anche lui indiano. Così come indiani, per restare nella valle del silicio, sono i capi di Adobe Systems e SanDisk. C'è, poi, Vinod Khosla, cofondatore di Sun Microsystems, divenuto il «venture capitalist» più attivo nell'area delle energie alternative con la sua Khosla Ventures.

AJAY BANGA fAJAY BANGA f

Ma gli indiani hanno sfondato anche fuori dall'informatica: basti pensare a Indra Nooyi, la donna che guida il gruppo Pepsi, a Vikram Pandit che ha recentemente lasciato la guida del gigante bancario Citigroup, mentre indiani sono anche il co-amministratore delegato di Deutsche Bank, Anshu Jain, e il capo di MasterCard, Ajay Banga. Ad Ajay, arrivato al vertice senza una laurea occidentale e senza mai abbandonare il turbante sikh, molti manager Usa hanno spesso chiesto scherzando (ma non troppo) cosa preparasse per colazione a casa la madre, visto che anche suo fratello Vindi ha avuto una carriera altrettanto brillante (top manager Unilever e poi partner della «equity firm» Clayton, Dubilier & Rice).

Buone scuole, abitudine al multiculturalismo e dimestichezza con la lingua inglese avvantaggiano di certo gli indiani nel mercato del lavoro americano. C'è, poi, la facilità con la quale molti di loro assimilano le nozioni matematiche. Ma c'è di più, secondo le scuole di management che studiano il caso-India: crescono in un ambiente libero, forgiati da un sistema economico che stimola una mentalità competitiva. Poi, però, trovano i colli di bottiglia di un Paese ancora in gran parte sottosviluppato e soffocato da uno strato di burocrazia che rimane troppo spesso: preferiscono, così, cercare negli Usa un ambiente più favorevole per gli imprenditori.

BILL GATES E STEVE BALLMER (MICROSOFT)BILL GATES E STEVE BALLMER (MICROSOFT)

 

 

bill gates steve ballmerbill gates steve ballmer

 

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