“GROSSI” INCIUCI – C’È UNA GIGANTESCA RAGNATELA DI CORRUZIONE A MILANO, MA A DIFFERENZA DI TANGENTOPOLI NESSUNO PARLA – C’È VOLUTO IL FISCO TEDESCO PER FAR SALTARE FUORI TUTTO – DOVE SONO I RIFIUTI TOSSICI DI SANTA GIULIA? GUAI SERI IN VISTA PER GROSSI E ZUNINO?…

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1- CONTI ALL´ESTERO, FATTURE FALSE E POLITICA ECCO LA RAGNATELA DEL "RE DELLE DISCARICHE"...
Piero Colaprico per "la Repubblica"

Imbrogli per fare imbrogli, per fare altri imbrogli e per intascare un sacco di soldi in contanti. Questa sembra, in estrema sintesi, la vita segreta di un multi-milionario che sino a un mese fa, quando il 20 ottobre è stato arrestato per riciclaggio con vari collaboratori, era sconosciuto al grande pubblico. Si chiama Giuseppe Grossi, ha 62 anni, ed è un protagonista di quello che potremmo definire il «sistema-discarica».

La parola sistema viene suggerita da Palazzo di giustizia: «A differenza di Tangentopoli, non c´è un Mario Chiesa che crolla e parla. Però ci sembra di stare vicino a un sistema di corruzione molto esteso», dicono gli investigatori. Hanno sotto esame i trucchi contabili e le bonifiche delle discariche. Lo scenario che gli si sta aprendo davanti porta, secondo attendibili indiscrezioni, all´enorme business dei termovalorizzatori. E cioè agli impianti che inceneriscono i rifiuti e trasformano il vapore in energia.

Luigi Zunino ex re del mattoneLuigi Zunino ex re del mattone

C´è un´espressione che conoscono in pochi, ma che ci riguarda tutti, perché ci toglie il denaro dalle tasche (e nemmeno lo sappiamo). È «Cip 6». Il gestore nazionale dei servizi elettrici (Enel) è obbligato per legge ad acquistare l´energia da chi la produce attraverso fonti considerate rinnovabili. E non al costo di mercato.

Su questo acquisto obbligatorio è stato imposto un sovrapprezzo di circa il 7 per cento, che viene ritoccato ogni trimestre dal governo e addebitato direttamente sulle bollette di casa. Questa cifra, a conti fatti, supera i 3 miliardi di euro all´anno. Tre miliardi che, in base al Cip 6, escono dalle tasche già malridotte dei cittadini italiani per andare a vantaggio di chi? Di chi ha in mano i termovalorizzatori. E guarda caso, in tutt´Europa è solo l´Italia che concede questo incentivo agli imprenditori (spesso legati alla politica) che bruciano rifiuti.

Milano Santa GiuliaMilano Santa Giulia

Grossi è - oltre al numero uno delle bonifiche - anche l´amministratore dell´Area Dalmine, un grosso impianto che serve il territorio bergamasco. Ne aveva chiesto - prima delle disavventure giudiziarie - il raddoppio. Ma non solo. Nell´area di Casei Gerola, tra Voghera e Pavia, sulle «ceneri» di un ex zuccherificio ha avviato un progettone che incontra delle difficoltà per l´opposizione degli abitanti, godendo però dell´avallo totale del centrodestra.
Chi era questo ragioniere milanese prima del ?97?

Formigoni tra Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia, e Gianfranco AbelliFormigoni tra Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia, e Gianfranco Abelli

E come può quell´anno comprare una società Usa e diventare in un amen il più importante imprenditore italiano dell´ecologia? Sono domande cruciali e i pm ci stanno lavorando in queste ore. Stanno partendo da giri di soldi che attraversano la Banca del Gottardo, perché Grossi «esteroveste» le aziende: fa in modo che la proprietà aziendale parli italiano, ma «non sia» italiana.

Dentro i confini Grossi preferisce godere di forti agganci con il mondo di Comunione e liberazione, che sostiene. Al suo compleanno ha invitato il presidente della Regione Roberto Formigoni, organizza partite di caccia con l´ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, è in stretta relazione con l´immobiliarista Zunino: per essere uno che ha cominciato a lavorare all´Ilva di Taranto, ne ha fatta di strada. Capire se l´abbia fatta tutta sulle sue gambe non è facile.

Giancarlo AbelliGiancarlo Abelli

Qualche conto non torna. Santa Giulia è l´ultima area che Grossi, attraverso la sua Green Holding, ha bonificato. Una perizia ha messo in allarme la Procura: pare che il materiale portato via sia circa la metà di quello dichiarato. Che cos´è successo laggiù a Rogoredo?

Lo stesso Grossi non ignora in uno dei suoi verbali il peso delle gang, limitandosi a parlare solo di Torino: «Dopo l´acquisto dagli americani, mi ero conto che la Sadi (è il nome dell´azienda, ndr.) di Torino era in mano al clan malavitoso calabrese dei Mazzaferro... Mi furono mostrate le intercettazioni telefoniche da cui emerse che avevano intenzione di gambizzarmi». Anche se nessuno ne dà conferma, tocca all´aggiunto Ilda Boccassini studiare gli organigrammi criminali che si stanno affacciando all´orizzonte del settore delle bonifiche, e del trasporto dei terreni.

Le varie denunce di Lega Ambiente e dei Verdi erano rimaste lettera morta. C´è voluto il fisco tedesco - un fisco temuto e rispettato, capace di chiudere in galera per evasione fiscale il padre della gloria nazionale Steffi Graf - ad accorgersi che qualche cosa non andava con «gli italiani». O, più precisamente, con i lombardi. I giudici di Kaiserslautern si sono interessati a sei affaristi locali.

Rosanna Gariboldi - assessore della provincia di Pavia e moglie di Gianfranco AbelliRosanna Gariboldi - assessore della provincia di Pavia e moglie di Gianfranco Abelli

Che avevano incassato compensi esagerati per smaltire i rifiuti in arrivo da via Bonfadini 148, Milano. Non c´è dunque «complotto»: i tedeschi hanno avviato le perquisizioni, avvisato la Finanza italiana, il fascicolo è arrivato alla Procura di Milano è così, davanti al procuratore aggiunto Francesco Greco, è emerso un giro di società. Anzi, di scatole vuote, di paradisi fiscali, di fatture false e collaboratori occulti di Grossi: un mix che, in pochi mesi, aveva fatto guadagnare al «dominus» circa 22 milioni di euro esentasse sulle «bonifiche» di Santa Giulia e Pioltello. Tutti per lui?

Pare di no, visto che, per esempio, esiste il conto «Associati», aperto alla banca Safras di Montecarlo dall´assessore provinciale di Pavia Rosanna Gariboldi, che è la moglie del deputato del centrodestra Gianfranco Abelli, da sempre il burattinaio delle carriere nella Sanità lombarda, cliniche comprese. I bonifici arrivano sempre da Grossi, c´è un saldo di 1,2 milioni di euro. Ed esistono, si legge nei dossier, altri ordini di «trasferimento su vari conti correnti, a favore di beneficiari non identificabili». Ma sarebbe meglio dire: beneficiari «non ancora» identificabili. Ecco perché nella «Lombardia giudiziaria» tornano oggi sussurri e grida.

2- I VIAGGI FANTASMA DEI RIFIUTI TOSSICI DI SANTA GIULIA...
Paolo Colonnello per "la Stampa"

Ma dove sono finiti i rifiuti tossici del nascente quartiere di Montecity-Santa Giulia? E' questa la domanda sulla quale si stanno arrovellando in queste ultime settimane gli investigatori impegnati nell'inchiesta che ha portato in carcere Giuseppe Grossi, il titolare della «Green Holding», colosso delle bonifiche industriali.

Giancarlo Abelli Rosanna Gariboldi e Mariastella GelminiGiancarlo Abelli Rosanna Gariboldi e Mariastella Gelmini

Il quesito nasce dalla considerazione che al di là del terreno al Ddt (60 mila metri cubi) portato incredibilmente nella discarica di Roasio, nel bel mezzo del parco naturale di Baregge, gli inquirenti non hanno trovato altri riscontri sicuri alle montagne di false fatture che hanno permesso a Grossi di creare all'estero oltre 22 milioni di euro in nero. Ovvero: a fronte di centinaia di fatture gonfiate con società tedesche non corrisponderebbero affatto trasporti di materiale ma solo movimentazioni cartacee.

Così il sospetto è che in realtà il terreno tossico dell'ex area chimico industriale di Montedison sia rimasto al suo posto, non si sia cioè mai mosso da Montecity-Santa Giulia, se non nella misura di quelle 600 tonnellate risultate pesantemente inquinate, scaricate a Roasio e poi, una volta accertata la presenza di Ddt nel terreno, ricaricate sui camion e portate in una discarica autorizzata di Larderello a Pisa (costo dell'operazione: 700 mila euro).

Il che potrebbe creare seri problemi sia a Grossi, interrogato anche ieri per ore, che allo stesso Luigi Zunino, proprietario formale del progetto e dell'area, nonchè indagato nella stessa inchiesta sempre per un giro di false fatturazioni e denaro in nero versato all'estero. E poi ci sono quelli che avrebbero dovuto controllare, ovvero i tecnici dell'Arpa, l'agenzia regionale per l'ambiente, e i funzionari della Provincia, tutti nel mirino della Procura.

Zunino e la moglie stefaniaZunino e la moglie stefania

Anche perchè tra i vari fronti aperti dall'inchiesta si sta affacciando quello, strettamente legato al reato di riciclaggio, sulla presenza di malavita organizzata nel movimento terra, settore tradizionale della ‘ndrangheta che, come si sa, nel milanese è purtroppo egemone.

Non a caso, proprio nel trasporto della terra nel parco di Roasio, risulta che tra i camion usati tra Milano e la provincia di Vercelli, curiosamente quasi sempre con viaggi notturni, siano state utilizzate società pesantemente legate alla malavita calabrese, in particolare una che, per vincoli di parentela, porta al clan dei Di Giovanni, titolari di diversi ergastoli per vicende legate ad omicidi e traffico di droga tra la Sicilia e la Val di Sesia.

Si sa poi che Grossi, quando subentrò nella Sadi di Torino, ebbe problemi con il clan dei Mazzaferro che a suo dire infestavano la società e che lui riuscì ad allontanare: «Vi fu un'indagine - raccontò in uno dei suoi primi interrogatori l'imprenditore - e dalle intercettazioni venne fuori che volevano gambizzarmi».

Il progetto Montecity di Zunino bonificato da GrossiIl progetto Montecity di Zunino bonificato da Grossi

Davvero Grossi riuscì a sbarazzarsi di queste ingombranti presenze? Dietro la vicenda dei trasporti di terra si nascondono questioni assai delicate e pericolose. Non a caso la Procura ha deciso di allargare il pool degli inquirenti applicando all'inchiesta anche un pm dell'Antimafia e un pm specializzato in corruzione nella pubblica amministrazione e traffico di rifiuti come Frank Di Maio.

Insomma, l'inchiesta sta diventando gigantesca: da una parte le bonifiche sospette e la vicenda del piano cave nella bergamasca, di cui è stato chiesto conto in un interrogatorio di oltre 10 ore all'assessore all'Ambiente della Regione Massimo Ponzoni e che ha evidenziato il ruolo dell'imprenditore Giorgio Patelli, compagno del ministro Gelmini e fino al 2006 membro del Comitato tecnico regionale per le attività estrattive, cave comprese; dall'altra quello della vasta corte di personaggi che ruotano intorno alla figura di Grossi, come un certo Claudio Tedesi, ingegnere lodigiano esperto in bonifiche e tecnico di fiducia di Grossi.

Proprio Tedesi è finito recentemente in un'interrogazione firmata dal consigliere regionale Silvia Ferretto Clementi che, chiedendo lumi sulle responsabilità dei tecnici dell'Arpa e sulle bonifiche sospette di Grossi, ha voluto sapere «quante bonifiche sono state affidate all'ingegnere Tedesi...ma forse farei prima a chiedere quali bonifiche sono state realizzate senza il coinvolgimento dell'ingegner Tedesi».

 

 

 

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