O LA BORSA O LE TASSE - PIAZZA AFFARI LITIGA CON IL FISCO, UNA QUOTATA SU TRE INSEGUITA DALL’AGENZIA DELLE ENTRATE: DA BENETTON A DEL VECCHIO FINO A ROMITI, STEFANEL E MONTEZEMOLO - SORPRESA: ESCLUSI ECCELLENTI BERLUSCONI E DE BENEDETTI (CHE HANNO QUALCHE GUAIO MA IN SOCIETÀ NON QUOTATE) - O I GRANDI IMPRENDITORI ITALIANI FANNO DI TUTTO PER EVADERE, O IL FISCO ITALIANO NON È CHIARO E HA TROPPE NORME DA INTERPRETARE (MAGARI SONO VERE ENTRAMBE LE COSE)…

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Franco Bechis per \"Libero\"

tremontitremonti

C\'è una società su tre della borsa italiana che ha un problema con il fisco. Non un problemino: quasi tre miliardi di euro di tasse non pagate o malpagate. Non c\'è praticamente un grande imprenditore italiano che non sia costretto ad arruolare una schiera di avvocati, commercialisti e tributaristi per difendersi da accertamenti della Agenzia delle Entrate o nei processi delle commissioni tributarie.

BenettonBenetton

Nel lungo elenco di società che è pubblicato nella tabella di questa pagina mancano in sostanza solo due imprenditori: Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti. Ma anche loro hanno qualche guaio in società non quotate. Nell\'elenco per altro non figura la Mondadori che un contenzioso ha ancora aperto perché stato sanato da una legge del maggio scorso che ha consentito di annullare con il pagamento del 5% del valore della controversia i contenziosi in Cassazione che abbiano già avuto due sentenze favorevoli in primo e in secondo grado. La Mondadori ha pagato e chiuso un contenzioso che durava dall\'epoca della guerra fra Berlusconi e De Benedetti.

Ma quella legge che ha consentito di evitare il terzo grado del processo tributario dopo essere stati assolti già due volte è stata impugnata e portata davanti alla Corte di Giustizia europea, quindi il caso può non essere ancora chiuso. Nella stessa situazione si trova un\'altra società, la Zucchigroup che secondo la semestrale 2010 ha versato sulla base di quella legge al fisco 134 mila euro per chiudere il braccio di ferro con l\'Agenzia delle Entrate sul cosiddetto \"dividend washing\" e liberare i 3,2 milioni di euro accantonati a fondo rischi.

FRANCESCOFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Ma nell\'elenco degli imprenditori nei guai con il fisco italiano secondo i contenziosi riportati nelle semestrali 2010 depositati presso il sito di Borsa Italiana ci sono praticamente tutti i grandi nomi dell\'imprenditoria: i Benetton, Caltagirone, gli eredi Agnelli, Del Vecchio, Marco Tronchetti Provera, Franco Bernabè, Luca Cordero di Montezemolo, i Romiti, Giuseppe Stefanel, Cesare Geronzi e decine di altri piccoli e grandi. Naturalmente tutte le imprese pensano di avere ragione fino al terzo grado di giudizio. Spesso pagano in anticipo per fermare le sanzioni (così si può versare il 25 per cento di quanto stabilito nell\'accertamento), ma subito ricorrono per l\'annullamento e per riavere indietro le somme versate.

JohnJohn Elkann

L\'ELENCO
Ogni caso è diverso: hanno una storia legata a una vicenda giudiziaria le maxi sanzioni fiscali comminate a Telecom Italia (847 milioni) e a Fastweb, hanno alle spalle delle sentenze europee sugli aiuti di Stato da restituire quelle comminate alle principali società energetiche (Da Acegas ad Acea, da A2a a Hera). Molti hanno contestazioni sui versamenti Iva, altri hanno accertamenti sul reddito di impresa, altri ancora procedimenti che si basano sulla interpretazione dell\'Agenzia delle Entrate delle sentenze sull\'abuso di diritto (operazioni regolari che vengono però interpretate come elusive).

Ma è la dimensione del fenomeno a colpire. Se fra le quotate a piazza Affari una su tre circa sta vivendo guai con il fisco, le ipotesi possono essere solo due. Prima: i grandi imprenditori italiani fanno di tutto per evadere o eludere le tasse. Seconda diametralmente opposta: il fisco italiano non è chiaro e ha troppe norme da interpretare, e nemmeno chi si arma di eserciti di consulenti può essere certo di avere fatto tutto in regola. C\'è anche una terza considerazione da fare: molti accertamenti sono arrivati nel 2010, anno speciale per il fisco italiano che era a caccia di 10 miliardi di entrate riscosse.

MARCOMARCO TRONCHETTI PROVERA

Forse è la congiuntura particolare, che ha visto in scena una vera e propria caccia al contribuente che ha portato risultati insperati. Il recupero reale di evasione nel 2010 ha superato ogni record del passato. E in agenda per il 2011 c\'è una somma che è grande il doppio: 20 miliardi di euro. Per portare a casa cifre così è evidente che l\'Agenzia delle Entrate ha scatenato i propri ispettori ad analizzare cifra dopo cifra i bilanci dei grandi contribuenti.

Qualche aiuto è arrivato anche dalle vicende che hanno riempito le cronache giudiziarie. Telecom Italia ha rischiato il commissariamento della propria controllata Telecom Sparkle e per scongiurare l\'ipotesi ha versato al fisco il 19 luglio scorso 418 milioni di euro.

CESARECESARE ROMITI

Si trattava dei 298 milioni di euro contestati dalla magistratura perché si trattava di Iva detratta nei periodi di imposta 2005, 2006 e 2007 per operazioni inesistenti configurati dal pubblico ministero come frode. Alla somma sono state applicate sanzioni e interessi e così è salita a quei 418 milioni di euro già versati.

Il fisco italiano però non si è commosso per il bel gesto e ha contestato a Telecom anche l\'indeducibilità ai fini Ires e Irap delle stesse operazioni chiedendo altri 429 milioni di euro più sanzioni e interessi. Su questo punto però Bernabè ha scelto di resistere e di non pagare un centesimo. Anche un\'altra società in difficoltà come il Socotherm group è stato inseguita dal fisco senza pietà. L\'Agenzia ha inviato una raffica di cartelle appena appresa l\'ammissione al concordato preventivo. Temeva il pagamento di altri creditori.

cesarecesare GERONZI BEBEBEBE BERNABE

LE CARTELLE
Gli amministratori hanno provato a trattare, ma si sono trovati davanti un muro di gomma. Scrivono nella semestrale: \"dopo avere sollecitato innumerevoli volte l\'Agenzia delle Entrate, per ottenere una proposta di accordo, la Società veniva convocata in data 06/05/2010: in tale incontro, verbalmente, il Capoarea riconosceva la possibilità di rivedere radicalmente la propria posizione rinunciando a gran parte delle contestazioni. Tale proposta tuttavia doveva essere sottoposta all\'approvazione della Direzione Regionale delle Entrate del Veneto. L\'approvazione da parte della Direzione Regionale veniva procrastinata, nonostante innumerevoli solleciti, a causa di varie problematiche interne all\'Agenzia stessa...\".

LuigiLuigi zunino

Una sorta di vero calvario. Stessa sorte ha subito la Risanamento di Luigi Zunino, che è riuscita più facilmente a trattare con le banche che con l\'amministrazione fiscale. Per altro anche le banche stanno leccandosi le ferite. Sono molte le contestazioni ai loro bilanci, ne sa qualcosa Massimo Ponzellini con la sua Popolare di Milano che si è vista presentare avvisi di accertamento e contestazioni dal fisco per più di 168 milioni di euro.

Ha provato a cercare un accordo per il pagamento in misura ridotta, ma si è trovato tutte le porte sbarrate. Quindi ha preferito pagare per evitare il lievitare delle sanzioni e poi ricorrere pensando prima o poi di fare vincere le sue ragioni...

 

 

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