Francesco De Dominicis per \"Libero\"
Lando Sileoni«I tempi di uscita dalla crisi» sono «più lunghi del previsto». E prima di dire addio alla bufera finanziaria internazionale, le banche italiane devono affrontare «stringenti cambiamenti del quadro normativo» e «confini dei mercati sempre più labili». Sono solo alcune delle pesanti rivelazioni contenute in un appunto riservato dell\'Abi. Un documento che circolava a Gubbio lo scorso fine settimana, durante l\'annuale seminario tecnico organizzato dall\'Assobancaria con i rappresentanti degli organi di informazione.
Alla stampa, il leader dei banchieri, Giuseppe Mussari, ha consegnato i già noti dossier su fisco e guerra al contante. Mentre ha tenuto ben custodito nel suo zainetto, il rapporto - intercettato da Libero - che contiene il piano d\'azione per il 2011 della Confindustria delle banche. I prossimi dodici mesi, questo il succo, non sembrano affatto semplici. Anzi.
GIUSEPPE MUSSARIOltre agli effetti della crisi, gli istituti, si legge nel dossier, devono fare i conti con «un ulteriore spostamento della prospettiva di riferimento dell\'industria bancaria da nazionale a europea». Dove, tra altro, aumentano minuto dopo minuto i timori cagionati dal crac dell\'Irlanda che, seppur indirettamente, peserà anche sui colossi bancari del nostro Paese. I quali, però, per rimettere i bilanci in ordine non potranno \"rifarsi\" sul \"parco buoi\", cioè i correntisti. Perché, secondo la stessa Abi, «la clientela è sempre più evoluta, consapevole e dinamica».
In passato, invece, si sa, supercommissioni illegali, bond spazzatura e interessi sui prestiti al limite della soglia d\'usura hanno consentito - più o meno sistematicamente - di ingrassare i bilanci degli istituti di credito. Non a caso, pesano ancora, secondo l\'analisi Abi, le fregature rifilate dalle banche allo sportello. Di qui l\'ammissione: «L\'opinione pubblica» è ancora «fortemente critica nei confronti del settore creditizio».
AbiInsomma, è la resa: nel dossier di Mussari c\'è la segnalazione di difficoltà ben più rilevanti di quelle dichiarate ufficialmente. Sta di fatto che l\'Abi, nonostante uno scenario internazionale a tinte fosche, «deve essere la forza trainante del settore bancario e finanziario». Un risultato che Mussari, in parte, ha già raggiunto. L\'Abi sta dismettendo i panni di mera struttura di consulenza per le banche associate e sta progressivamente riconquistando centralità nei rapporti tra economia e politica. La nascita, proprio a palazzo Altieri, dei tavoli con Confindustria e sindacati per la creazione del nuovo patto sociale dimostra i passi in avanti compiuti.
gubbioI prossimi traguardi, comunque, sono già stati individuati e messi nero su bianco nel dossier. Le banche «devono conquistare un campo di gioco imparziale internamente e neutrale nel confronto europeo, evitando penalizzazioni e asimmetrie» normative. Grande attenzione a quello che accade in Parlamento, a palazzo Chigi e, quindi, «ai cambiamenti degli equilibri politici».
Le difficoltà maggiori corrono il rischio di svilupparsi nel giardino di casa, con i rappresentanti dei lavoratori bancari. Il braccio di ferro sul fondo esuberi - che l\'Abi ha prospettato di abbandonare - può creare più di un problema a Mussari. Al punto che ieri la Fabi, la principale sigla del credito guidata da Lando Sileoni, ha minacciato «la mobilitazione» se i banchieri non tornano sui loro passi. Lo sciopero allo sportello, però, l\'Abi non l\'ha messo in conto.