1 - PROFUMO CENSURA DAGOSPIA: \"LA VISIONE NON RIENTRA NELLE POLICY AZIENDALI\"
Ieri alle 12 il centralino di Unicredit è letteralmente scoppiato.
Dalle 10.300 filiali presenti in 23 paesi della prima banca italiana sono arrivate qualcosa come 182mila telefonate. A chiamare non erano i correntisti e i grandi clienti della banca che dopo le assicurazioni di Berlusconi e l\'apparizione di Profumo in televisione si sono sentiti rassicurati e hanno tirato un sospiro di sollievo. Dietro gli apparecchi c\'erano i 182mila dipendenti della banca che chiedevano perché il sito Dagospia non fosse più visibile.
Dopo aver tentato ripetutamente di \"entrare\" dentro il sito gli impiegati, i funzionari e soprattutto i dirigenti di Unicredit, si sono attaccati al telefono per chiudere una spiegazione. Solo nel pomeriggio hanno appreso con un certo disappunto che l\'accesso a Dagospia d\'ora in avanti sarà negato perché \"la visione non rientra nelle policy aziendali\". Questa motivazione è la stessa che in molte aziende impedisce ai laboriosi e ai fannulloni di smanettare durante l\'orario di lavoro per leggere l\'oroscopo e per entrare nei siti porno dove si scaricano le frustrazioni e lo stress.
La decisione del vertice di Unicredit è davvero sorprendente e va collegata forse con il pezzo apparso in questa rubrica nel quale venivano ripresi i rumors di Piazza Affari e si denunciava l\'assurdità di qualsiasi complotto internazionale nei confronti di Mr. Arrogance, l\'ex-uomo McKinsey che guida con mano ferma la più grande banca italiana. Peraltro il sito non aveva dato conto della stupida battutaccia che da ieri mattina correva nelle sale della Borsa dove si diceva che un\'eventuale fusione tra Unicredit e Banca Intesa avrebbe dato vita a un nuovo Istituto soprannominato \"Profumo di Passera\", una caduta di stile demenziale ben diversa dal ragionamento di Dagospia che attribuiva le difficoltà di Profumo alla speculazione degli hedge fund di matrice anglosassone.
Corrado PasseraÈ un vero peccato che ai 182mila dipendenti sia negata la visibilità di un sito che può consentire di fiutare il vento mescolando gocce di verità e di ironia. Da oggi dovranno vedersela da soli e cercare di capire ad esempio perché Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit e vecchia volpe del Palazzo, si stia agitando tanto nelle stanze di Berlusconi.
Allo stesso modo dovrà essere verificata attraverso altre fonti la voce che vuole in difficoltà Sergio Ermotti, il topmanager che insieme a Paolo Fiorentino e Roberto Nicastro rappresenta un pilastro della banca. Questo manager (nato a Lugano nel 1960) si è occupato di derivati in Merrill Lynch lavorando a Londra e New York. Nel dicembre 2005 è entrato nella squadra di Unicredit come responsabile della divisione Mercati e Investimenti.
Il Profumo della censura non piace ai dipendenti di Piazza Cordusio e a quelli dei 23 paesi che operano in Europa. E qualcuno ha già comprato il piccolo libretto \"L\'arte di tacere\", scritto nel ‘700 dall\'abate francese Dinouart in cui si legge: \"il silenzio artificioso piace agli individui diffidenti e vendicativi\".
2 - CAPRI E CAVOLI PER I GIOVANI INDUSTRIALI
Federica Guidi, la 39enne modenese che guida i Giovani Imprenditori di Confindustria, è già sugli scalini dell\'hotel Quisisana per raccogliere i figli dei padroni che con le loro fidanzate e amanti in tubino nero, stanno arrivando per il loro convegno annuale. Il programma prevede l\'apertura dei lavori alle 14,30, l\'ora in cui la giovane imprenditrice con il passo da maratoneta e la passione per la cucina, esporrà le sue idee sul tema dell\'energia, che conosce benissimo perché è vicepresidente e amministratore delegato di Ducati Energia, l\'azienda fondata dal padre Guidalberto.
A scegliere questo tema che poteva crearle un certo imbarazzo per affinità di interessi è stata la moretta di Mantova, Emma Marcegaglia, che negli ultimi giorni ha tirato fuori le unghie sul rinnovo dei contratti. La Guidi cercherà di tenersi alla larga dal conflitto che è scoppiato con la Cgil di Epifani e dagli ultimatum del modesto Sacconi che vorrebbe ripetere il cliché conflittuale già sperimentato ai tempi dell\'articolo 18 e nella vicenda Alitalia dove ha perso qualsiasi credibilità.
È probabile che il Convegno dei padroncini sia disertato da Giulietto Tremonti che avrebbe dovuto parlare domattina, ma è stato convocato per un vertice all\'Eliseo. Ad applaudire la Guidi e la Marcegaglia ci saranno comunque i \"Colaninni\" e i peones di Confindustria che rinunciano volentieri a leggere un libro, ma non si perdono questo appuntamento. Questi ragazzi formati sui volumetti della Bocconi e di McKinsey, sono fieri delle cariche che occupano nel parterre di Confindustria e pur di mettersi al petto una medaglietta sono pronti a dare battaglia.
È quanto sta succedendo ad esempio a Firenze dove il Gruppo Giovani dell\'Assindustria deve eleggere il nuovo presidente al posto di Marco Di Lorenzo che affianca la Guidi nel nuovo incarico. Per conquistare la medaglietta del gruppo giovani sono entrati in conflitto due liste, una guidata da Paolo Orlando (erede della dinastia metallurgica degli Orlando), e un\'altra da Carlo Meli, amministratore della società Edile Industriale. Quest\'ultimo ha raccolto 42 voti contro i 41 di Orlando su 84 votanti, ma 24 ore dopo la nomina qualcuno si è ricordato che per la sua elezione avrebbe dovuto avere la maggioranza assoluta di 51 voti. Sono scaramucce di periferia che la dicono lunga sulla febbre di potere che passa di padre in figlio.
3 - LUCHINO E MARPIONNE: INCOMUNICABILITÀ ASSOLUTA
Se volete capire l\'aria che tira alla Fiat dovete ripercorrere la giornata che ieri hanno vissuto Sergio Marpionne e Luchino di Montezemolo.
Quest\'ultimo è riapparso in grande spolvero al Salone dell\'Auto di Parigi e non ha perso occasione per esaltare i successi di vendite della Ferrari che nel primo semestre ha già realizzato ricavi per 969 milioni (+20,5%) rispetto al 2007. Non solo: oltre alla rossa di Maranello c\'è anche il netto miglioramento di Maserati, un marchio che negli ultimi anni aveva creato grandi preoccupazioni, ma che negli ultimi tre mesi ha aumentato del 15,8% i risultati.
Mentre il ragazzo dei Parioli tornava in pista con le auto di lusso, Sergio Marpionne era chiuso in un salone di Basilea per l\'Assemblea di Ubs, la banca svizzera che ha subito perdite enormi. Il salvatore del Lingotto ha dismesso ancora una volta i panni del manager per indossare quelli del banchiere e si è seduto accanto al suo amico Peter Kurer, presidente della banca, e all\'amministratore delegato Marcel Rohner.
Al termine dell\'Assemblea le sue dichiarazioni sono state dure e ottimistiche. \"I banchieri - ha detto Marpionne - hanno costruito un castello di carte, così complicato che ci vuole un navigatore satellitare per raccapezzarsi\", poi ha affermato che per la banca svizzera l\'ultimo trimestre dell\'anno è importantissimo e \"se la macchina ripartirà il 2009 sarà gestibile\".
È davvero strano questo capovolgimento di ruoli con un Marpionne che usa le metafore dell\'automobile in casa degli gnomi svizzeri, e Luchino che esalta i successi delle auto lussuose di fronte al crollo delle immatricolazioni Fiat.
Questo è il gioco delle parti che sta avvenendo nella Casa torinese e che dimostra come al top dell\'azienda l\'incomunicabilità sia assoluta.
4 - MINCATO E LE CAMERE DI COMMERCIO
Dalla più grande multinazionale italiana alla Camera di Commercio di una provincia veneta.
È questa la parabola professionale di Vittorio Mincato, il 72enne manager di Torrebelvicino, in provincia di Vicenza che ha trascorso oltre 40 anni all\'Eni dove nel \'98 è diventato amministratore delegato. Il \"ragioniere\" vicentino ha cominciato a lavorare nel \'57 come impiegato nella società tessile Lane Rossi, poi è passato nel petrolio e ha fatto una carriera strepitosa restando sempre all\'ombra degli scandali. Gli piacciono la musica e il profilo basso tanto è vero che dopo l\'Eni se ne è andato a lavorare in silenzio alle Poste e all\'Assonime chiudendosi in una stanzetta di piazza Venezia.
Adesso ritorna a galla perché nei giorni scorsi è stato nominato presidente della Camera di Commercio di Vicenza, una poltrona minore ma per lui interessante poiché questa Camera rappresenta 100mila imprese che esportano per 13 miliardi di euro. Il caso di Mincato è comunque un segnale delle manovre che si stanno svolgendo in varie città per rinnovare gli organi sociali delle Camere di Commercio, organismi che localmente danno un certo prestigio come sa bene Andrea Mondello a Roma.
A Caserta, ad esempio, c\'è stata una grande battaglia tra il presidente uscente Gustavo Ascione e il candidato degli imprenditori Mario Farina che l\'ha spuntata per un solo voto. A Firenze invece è in corso un duro confronto tra industriali e commercianti perché questi ultimi intendono confermare alla presidenza il loro rappresentante, Luca Mantellassi, che però è in carica dal 1999 e non ha voglia di mollare la poltrona (anche a costo di rivedere lo statuto). Infine è da segnalare la guerriglia alla Camera di Forlì-Cesena dove gli artigiani che dominano sul territorio, sono riusciti finalmente a buttar fuori dalla Camera di Commercio locale il banchiere Sergio Mazzi e a piazzare Tiziano Alessandrini.