PARMALAT AVARIATO - AGIOGRAFIA DI NONNO BONDI BY MUCCHETTI: IL MANAGER TOSCANO SALVÒ MONTEDISON COME L’AZIENDA DI TANZI, MA IN ENTRAMBI I CASI INVECE DI “GRAZIE” HA RICEVUTO UN CALCIO NEL CULO - IL FALLITO PIANO PATRIOTTICO DI TREMONTI E LETTA ALMENO “HA OBBLIGATO LACTALIS A LANCIARE L’OPA E HA EVITATO L’ENNESIMO PASSAGGIO TRA I SOLITI NOTI IN STILE TELECOM” - PROFUMO ACCUSA BONDI DI NON AVER USATO IL TESORETTO: NON AVREBBE POTUTO, ANCHE SE SI È POI SCOPERTO CHE LACTALIS È PIÙ INDEBITATA E DEBOLE DI PARMALAT…

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Massimo Mucchetti per il \"Corriere della Sera\"

Enrico Bondi doveva essere l\'ospite d\'onore della serata inaugurale del Festival dell\'Economia a Trento. Per la prima volta avrebbe aperto il libro della Parmalat, ma l\'offerta pubblica d\'acquisto lanciata da Lactalis gli ha imposto il silenzio. E tuttavia qualcosa va pur detto sulla curiosa sorte di questo ruvido manager toscano, capace di raddrizzare i due maggiori disastri degli ultimi vent\'anni, Montedison e Parmalat, e due volte lasciato solo di fronte agli scalatori. L\'insipienza non manca mai al capitalismo italiano più blasonato.

ENRICOENRICO BONDI

Ricordate? Il gruppo Ferruzzi-Montedison era soffocato da debiti e malversazioni. Un disastro intuibile che non venne intuito dalle banche timorose di perdere cotanto cliente. Nel 1993, quelle stesse banche, guidate dall\'unica non invischiata, Mediobanca, trasformarono i crediti in azioni per evitare una liquidazione con perdite più gravi. Bondi rimise le cose a posto e sette anni dopo venne scalato da Fiat, Capitalia e altre banche che avevano scelto proprio Montedison come campo di battaglia contro Mediobanca. Il risultato si è poi visto. Bondi ha ben meritato.

EnricoEnrico Bondi

Gli altri, gran privatizzatori, hanno consegnato i resti del secondo gruppo privato italiano a un monopolio statale estero e a due comuni lombardi, Brescia e Milano. A Collecchio la beffa è perfino maggiore. Calisto Tanzi aveva accumulato un debito gigantesco, 13,2 miliardi di euro, di poco inferiore ai 31 mila miliardi di lire di Ferruzzi Montedison, ma basato su attività più limitate e povere. La tempesta era prevedibile: confrontando il debito emergente dai dati Bloomberg sulle obbligazioni e dalla Centrale rischi sull\'esposizione verso le banche italiane con quello ufficiale emerge un buco di un miliardo già nel 1997 destinato a superare i 4 miliardi nel 2002.

RaulRaul Gardini

I giornali avrebbero potuto dare l\'allarme? Sì, ancorché la Centrale rischi sia loro preclusa. E le banche? Peggio. L\'avidità nutrita da quel remunerativo cliente le ha rese cieche. Non hanno scusanti, ancorché il Tribunale di Milano abbia assolto Bank of America con una sentenza dove le società veicolo sono considerate tutte uguali, dimenticando che una cosa sono quelle di Parmalat, poste fuori bilancio e intestate a enti caritatevoli per nascondere i debiti, e un\'altra quelle, come Telco, citata dai giudici, che servono a detenere partecipazioni in trasparenza.

gardinigardini raul

Diversamente da Montedison, Parmalat è stata commissariata ex legge Marzano ed è tornata in Borsa nel 2005 convincendo i creditori a trasformare le loro spettanze in azioni e in warrant. Ai prezzi dell\'Opa di Lactalis, il recupero medio teorico per chi avesse investito 5 mila euro nella vecchia Parmalat sarebbe del 62%. In realtà sarà meno perché nulla prevede Lactalis per i warrant non più convertibili in tempi d\'Opa. Per chi avesse investito 100 mila euro, invece, il recupero sarebbe del 38%.

Questo risultato è stato possibile perché Lactalis è stata costretta a lanciare l\'Opa. Il patriottismo economico del ministro Tremonti ha avuto l\'effetto collaterale positivo di evitare l\'ennesimo passaggio tra i soli noti in stile Telecom. Ma non ha centrato il bersaglio politico. Perché? E perché Bondi non è riuscito a schivare l\'assalto? Il banchiere Alessandro Profumo imputa a Bondi di non aver usato la liquidità accumulata con le cause, 1,4 miliardi al netto dei dividendi, per far crescere Parmalat e renderla così inattaccabile. Quando potrà aprire il libro, e l\'economista Tito Boeri promette un post Festival a Milano, Enrico Bondi dirà la sua.

EmmanuelEmmanuel Besnier

Nel frattempo, stiamo ai fatti. Il settore alimentare è dominato da giganti come Nestlé, Unilever, Pepsi, Coca Cola, capaci di pagare alti prezzi per gli oggetti del loro desiderio. Pepsi ha valutato la russa Wimm-Bill-Dann Foods 18 volte l\'Ebitda quando i multipli correnti sono la metà. Ci perdesse un miliardo, si licenzia il manager e amen. Parmalat salterebbe. Eppure, sulla carta qualche grande affare c\'era.

ParmalatParmalat

La Dean Food di Dallas, per esempio: 12 miliardi di dollari di fatturato e 91 milioni di utile, un\'anatra zoppa a petto di Parmalat (4,3 miliardi di euro di fatturato e 282 milioni di utile), ma un grande mercato alle spalle. Oppure la stessa Lactalis (10 miliardi di fatturato e 308 di utile). Dean vale poco, ma i suoi manager-padroni non si mettono sotto un Bondi, se non a prezzi irragionevoli. E a Parigi i Besnier, padroni veri, non vendono a nessun prezzo. Semmai, comprano. Anche se si potrebbe dire che, nel caso Lactalis-Parmalat, è il peggiore o il più pesante a comprare il migliore o il più leggero.

LactalisLactalis

Se il valore del capitale azionario è 8 volte l\'Ebitda, per Lactalis avremo 7,8 miliardi dai quali detrarre 2,7 miliardi di debiti, mentre per Parmalat 3 miliardi abbondanti ai quali aggiungerne 1,4 di liquidità. Se poi consideriamo il peso delle attività intangibili in Lactalis (3,5 miliardi a fronte di un patrimonio netto di 3,2 miliardi), qualche svalutazione s\'imporrebbe con la conseguenza di far scendere il valore corrente di Lactalis verso quello di Parmalat, se non sotto. Chissà se Bondi ha mai pensato o proposto fusioni. Ma perché mai Emmanuel Besnier avrebbe dovuto accettare?

BankBank of America

Certo, una Lactalis Parmalat via fusione avrebbe 5 miliardi di debiti in meno e sarebbe una forza, mentre con l\'Opa rischia di avere fino a 7 miliardi di debiti e una posizione finanziaria netta negativa per 5, quattro volte il margine operativo lordo aggregato, neanche fosse la peggior Telecom. Ma Besnier non deve dare dividendi come i gerenti delle public company. Il debito lo ripagherà con i flussi di cassa in nemmeno troppi anni. Come un private equity virtuoso.

ALESSANDROALESSANDRO PROFUMO

E allora, se la corporazione dei manager presidia le public company e le imprese familiari sono irraggiungibili, era fatale che la Parmalat a proprietà diffusa diventasse preda. Certo, un paio di pillole avvelenate nello statuto avrebbero scoraggiato i cacciatori. Ma Bondi non le ha inserite, perché la Parmalat è rinata chiedendo fiducia ai creditori, e dunque proclamandosi amica del mercato finanziario. Avrebbe potute inserire poi? Difficile: il consiglio non avrebbe approvato e l\'assemblea, con l\'80% delle azioni all\'estero, non avrebbe avallato. Il mercato ha dato i soldi alla nuova Parmalat e ora se le riprende.

GIULIOGIULIO TREMONTI

Per dare all\'impresa il tempo di crescere come una Lactalis, l\'unica strada sarebbe stata blindarne il controllo. E poiché in Italia non c\'è nessuno del ramo lattiero caseario con le spalle abbastanza larghe, a farlo avrebbero dovuto essere le banche quando il titolo era basso e il tesoretto alto. Ma non è stato fatto. In compenso, molto si è detto della contendibilità dove non esiste e delle operazioni di sistema quando il treno era passato.

 

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