NELLA DE BENEDETTI DYNASTY IL Più FURIOSO è MARCO: VUOLE UNA SOCIETà PER Sé - TELECOM BOATOS: A MAGGIO Bernabè PRESIDENTE, CAIO AD - PASSERA VOLANTE CAI - romiti SMARCHIONNA: ‘Gli incentivi MICA CONVINCONO a comprare ‘quel’ prodottO…”

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CarloCarlo De Benedetti - Copyright Pizzi

1 - NELLA DE BENEDETTI DYNASTY IL PIU\' AGITATO E\' IL SECONDOGENITO MARCO: VUOLE UNA SOCIETA\' PER SE\'
Nella vita di Carlo De Benedetti  sono cambiate molte cose.
Dopo l\'annuncio a sorpresa delle sue dimissioni che gli lasciano comunque nelle mani il pulsante per sganciare le bombe di \"Repubblica\" e i missili dell\'\"Espresso\", anche le giornate sono cambiate. Ogni mattina alle 6 in punto era abituato a ricevere la Rassegna Stampa dal suo portavoce Beppe Pescetto, il simpatico giornalista torinese che gli è stato a fianco fin dai tempi di Olivetti.

Questo eroico professionista si alzava alle cinque del mattino e con gli occhi appiccicosi ritagliava per l\'Ingegnere i giornali e gli articoli più importanti. Ieri Pescetto è sceso dal Titanic e da oggi De Benedetti, che odia le Rassegne trasmesse sul blackberry (una diavoleria elettronica, inutile e illeggibile), è costretto a leggersi i giornali.

DEDE BENEDETTI E AGNELLI

Certamente al 75enne Carletto non sarà sfuggito il racconto che Paolo Madron scrive sul \"Sole 24 Ore\" a proposito dell\'Ultima Cena, quella di lunedì scorso quando insieme a un gruppo di banchieri e di economisti ha incontrato uno studioso americano autore di un libro su business & invecchiamento. Intorno al tavolo si sono trovati Profumo, Mazzotta, Pesenti, Galateri di Genola, Magnoni di Lehman Brothers, l\'economista fighetto Tito Boeri, e il giornalista ex-espresso Massimo Mucchetti.

Scrive Madron che i figli non c\'erano, e possiamo aggiungere che erano anche invitati ad attovagliarsi ma si sono sdegnosamente rifiutati di incontrare un padre che ti invita a partecipare alla conferenza stampa del big bang un\'ora prima dell\'inizio.

La cronaca della De Benedetti Tragedy sembra un classico di quelle guerre che lacerano da sempre il capitalismo familiare. Le signore che passeggiano in via Montenapoleone a Milano e nel quartiere Crocetta di Torino (dove sono nati De Benedetti e i fratelli Agnelli) sanno tutto di queste lotte che la televisione ha proposto come telenovele e che un professore di Harvard di nome David Lander, ha scritto nel libro \"Dinastie\" in cui si raccontano le fortune e le sfortune delle grandi aziende familiari.

ValeriaValeria Marini e Cesare Romiti

Nella sua infinita miseria Dagospia ha raccolto sui marciapiedi delle due città i rumors che rendono ancora più tormentata la vicenda dell\'Ingegnere 75enne. Sembra infatti che i tre figli (Rodolfo, Marco, Edoardo) siano rimasti letteralmente storditi dalla decisione del padre. Secondo queste voci il più incazzato non sarebbe il primogenito Rodolfo che \"La Stampa\" di oggi definisce un \"calvinista timido e maniaco del lavoro\".

In fondo, la decisione del padre porta acqua al mulino della sua volontà di \"diversificare l\'impero di famiglia\" e mette nelle sue mani la guida delle attività industriali (rispetto alle quali l\'asset dell\'editoria è destinato prima o poi ad essere venduto).

Più agitato (eufemismo) è invece il secondogenito Marco, il figlio 47enne sposato con la bella Paoletta Ferrari che ha iniziato la carriera a Procter&Gamble, poi è approdato alla Olivetti e in Infostrada fino a diventare nel luglio 1999 amministratore delegato di Tim. I sopravvissuti di Tim ricordano ancora i tratti arroganti del suo carattere e le scenate nei corridoi.

SandraSandra Carraro Cesare Romiti

Adesso si occupa di private equity nel fondo Carlyle, quello dove papà Carlo ha bazzicato con i due Bush e con altri potenti finanzieri. Ma sembra che questo ruolo non gli basti e che avrebbe chiesto di essere messo a capo di una società del Gruppo in modo da essere più partecipe all\'andamento delle diverse società da cui finora è rimasto estraneo.
 
2 - ROMITI IN CAMPO: \"GLI INCENTIVI DELL\'AUTO VANNO BENE. MA IL PROBLEMA E\' CHE NON POSSONO CONVINCERE IL CONSUMATORE A COMPRARE \"QUEL\" PRODOTTO...\".
C\'è un uomo a Roma con la bocca  cucita.
È Cesare Romiti, l\'86enne Grande Vecchio della Fiat che per 25 anni è stato a fianco dell\'Avvocato. È un uomo che ha conosciuto bene Carletto De Benedetti, ma non ha alcuna voglia di giudicare la scelta dell\'Ingegnere di abbassare le ali. L\'altra sera era ospite di Maria Latella, la giornalista che intorno alle 22,30 conduce la trasmissione \"SkyTg24 Sera\". Si parlava della Fiat e in studio era presente anche il ferroviere Moretti che ha rivelato i retroscena dell\'Eurostar spezzato da mani ignote.

FrancescoFrancesco Caio

Era inevitabile che il discorso cadesse su De Benedetti, ma Cesarone si è limitato a poche frasi: \"lo conosco bene, abbiamo anche lavorato insieme sia pure solo per qualche mese\", così ha detto Romiti che a proposito delle dimissioni di Carletto è stato sornione e bugiardino: \"a 75 anni è giusto passare la mano. Lo fece anche Gianni Agnelli e anch\'io più o meno a quell\'età\". E alla domanda: Che cosa significa che conserverà il potere di nomina dei direttori del gruppo?, ha risposto secco: \"Direi che significa che sulle altre aziende non deciderà più lui ma il figlio\". Amen.

Poi ha parlato del potere di nomina dei direttori dei giornali del Gruppo Espresso che De Benedetti intende conservare, ma non ha voluto pronunciarsi e non ha ricordato che anche Gianni Agnelli conservò per sé questo diritto quando decise di ritirarsi dalla scena.

Gli anni passano, gli appetiti diminuiscono, i giudizi cambiano. Questo vale per tanti protagonisti della finanza e dell\'economia che dopo aver fatto un passo indietro fanno finta di perdere la memoria. Eppure la storia dei rapporti tra De Benedetti e Cesarone andrebbe riletta con attenzione perché non è affatto un brano evangelico.

Nel 1976 De Benedetti entrò a piedi giunti dentro la Fiat grazie alla spinta di Umberto Agnelli. E già allora aveva la fama di duro che licenziava i dirigenti su due piedi prima ancora che questi avessero il coraggio di dare le dimissioni.

\"Era un uomo di grande charme, brillante e molto innovativo\", così lo ha descritto Romiti nel libro-intervista di Giampaolo Pansa (\"Questi anni alla Fiat\") pubblicato 21 anni fa. In quel libro Romiti racconta che l\'Avvocato Agnelli era sorpreso di vedere il successo di Carletto quando se lo portava in giro per l\'Italia.

RobertoRoberto Colaninno

Certo, Agnelli non era affatto sciocco e pare che abbia chiesto a suo fratello: \"ma tu prima di portarlo qui dentro in Fiat, lo conosci bene?, ne sei sicuro?\". I dubbi dell\'Avvocato nascevano dall\'intraprendenza di De Benedetti che dopo aver venduto a peso d\'oro la sua azienda Gilardini per entrare alla guida della Fiat, si guadagnò la carica di amministratore delegato al fianco dello stesso Romiti.

Sulla possibilità di convivere nacquero subito dubbi feroci; i due manager avevano caratteri molto simili e un temperamento da prima donna destinato allo scontro finale. Infatti l\'esperienza di De Benedetti in Fiat durò solo 150 giorni, e Romiti l\'ha raccontata a Giampaolo Pansa senza risparmiare giudizi sulla volontà di Carletto di guidare e conquistare la Fiat.

Quello di allora era un De Benedetti che tagliava le teste e cavalcava le aziende con piglio napoleonico, e come Napoleone cadeva nella polvere per poi risorgere in nuove avventure. Adesso è un Visconte Dimezzato sul quale il grande vecchio Romiti preferisce tacere.

Invece sulla gestione montezemolata di Marpionne, Cesarone scocca una freccia al curaro: \"Gli incentivi all\'auto vanno bene. Ma il problema è che non possono convincere il consumatore a comprare \"quel\" prodotto...\".
 
3 - BOATOS: A MAGGIO Bernabè PRESIDENTE, CAIO AD
Per Franchino Bernabè sono ore  difficili.
Domani si riuniscono i soci di Telco, la holding che controlla TelecomItalia e dentro la quale si versano fiumi di lacrime. Dopo la decisione della Consob del Brasile che costringe Telco a lanciare un\'Opa da 250 milioni su Tim Brasil (la società dove è arrivato con il suo bagaglio di cultura Luca Luciani), gli azionisti non sanno più che pesci prendere.

SabelliSabelli Fioretti

E soprattutto non sanno più dove prendere i soldi perché da quando hanno avuto l\'idea balorda di camminare sottobraccio al manager di Vipiteno hanno perso 5 miliardi di euro (circa 10mila miliardi di vecchie lire!). Non parliamo di bruscolini, ma di risorse importanti che Benetton, Mediobanca, Generali, Sintonia e IntesaSanPaolo, avrebbero potuto destinare ad altre imprese.

Da Madrid arrivano brividi di freddo che scendono gelidi sulle spalle di Bernabè, l\'uomo che domani dovrà chiedere probabilmente ai soci di rimettere mano al portafoglio per ricapitalizzare l\'azienda. A restargli fedele sembra essere rimasto soltanto Tarak Ben Ammar, quel simpaticone franco-tunisino che ha promesso l\'arrivo dei libici, ma finora non è riuscito a combinare nulla, né con gli amici di Tripoli né sul fronte televisivo dove Bernabè vuole difendere a tutti i costi \"La7\".

Quello di domani non sarà comunque il giorno della verità, ma soltanto l\'ennesima tappa dolorosa di una via Crucis che nemmeno i benefici fiscali previsti dal decreto anticrisi del Governo, riescono a interrompere.

A Milano dicono con fermezza che Franchino è \"protetto\", e sulla natura delle sue protezioni è inutile astrologare con pensieri obliqui. A proteggerlo è soprattutto Mediobanca che non vuole ribaltoni e teme che l\'uscita di Franchino possa portare il titolo a un pugno di centesimi. Ma in altri ambienti milanesi ha preso a circolare con insistenza l\'ipotesi che questa \"protezione\" possa durare fino a maggio quando Bebè potrebbe salire alla presidenza e lasciare il bastone del comando a Francesco Caio, il 52enne manager napoletano che dopo Olivetti, Stet, McKinsey e Merloni, è diventato nel 2003 amministratore delegato di Cable&Wireless.

In questi giorni Caio sta concludendo il suo rapporto al governo sulla banda larga, il tema che appassiona Galateri di Genola, l\'attuale presidente di Telecom per nulla disposto a farsi da parte.
 
4 - PASSERA VOLANTE: ALTRE 217 MILIONI A CAI

Avviso ai naviganti: \"Si avvisano  i signori naviganti che Corradino Passera, il banchiere McKinsey terribilmente  innamorato di AirOne, ha concesso una nuova linea di finanziamento a Cai per  217 milioni.
Roberto Colaninno, Rocco Sabelli e gli altri patrioti della cordata ringraziano commossi\".

 

 

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