Gianni Pintus per \"Panorama\"
Carlo De BenedettiSono passati 11 anni da quando iniziò il calvario industriale dei pc Olivetti, nel frattempo sono stati bruciati posti di lavoro a migliaia, a causa di un paio di fallimenti. Una storia di pessimo capitalismo sulla quale si pronuncia la sentenza della corte d\'appello di Torino. I giudici di secondo grado hanno condannato Corrado Ariaudo, ex direttore finanziario dell\'Olivetti, oggi ai vertici della M&C, fondo di Carlo De Benedetti, a 2 anni e 2 mesi di reclusione con l\'imputazione di bancarotta per distrazione: non avrebbe assegnato alla Olivetti computer tutte le risorse alle quali la società aveva «diritto» prima che le sue attività fossero passate, nel 1997, alla Op computers, altra controllata Olivetti.
Accettando la tesi dell\'esposto presentato alla magistratura da un centinaio di dipendenti dell\'ex multinazionale di Ivrea controllata da De Benedetti, i giudici d\'appello hanno inoltre affermato che la Op era stata costituita per sgravare i conti dell\'Olivetti dalle forti perdite accumulate nel settore dei pc prima di lanciarsi nella scalata alla Telecom. Insomma, più che di una cessione si era trattato di una condanna a morte, infatti la Op poco dopo la costituzione aveva richiesto la mobilità per 400 dei 1.200 dipendenti e, nel 1999, conobbe il primo fallimento.
Carlo De BenedettiAriaudo potrà beneficiare dell\'indulto, ma la sua condanna riapre la vicenda della fine della Olivetti nel bel mezzo delle manifestazioni per il centenario della fondazione dell\'azienda (1908). A Ivrea sono in programma in queste settimane decine di manifestazioni che celebrano la figura del fondatore Camillo Olivetti, la personalità del figlio Adriano e il suo «capitalismo comunitario», invece una coltre di silenzio è stata stesa sull\'ultima parte della storia di un\'impresa che per quasi 1 secolo è stata punta di diamante della tecnologia made in Italy.
A questa dimenticanza ha cercato di rimediare la Fiom, che ha organizzato un dibattito per chiedere se si poteva salvare la Olivetti. Questa la tesi di Federico Bellono, segretario della Cgil di Ivrea: «La Olivetti è stata vittima di un vero e proprio omicidio industriale». Per capire le parole del sindacato bastano poche cifre. Negli anni del suo massimo splendore la Olivetti aveva 70 mila dipendenti nel mondo, la metà in Italia, e una rete commerciale, caratteristica rara nelle imprese italiane, capillare e diffusa su tutti i mercati.
Carlo De BenedettiIn poco tempo un patrimonio produttivo e tecnologico di prim\'ordine è stato prima sottoposto alla terapia dello «spezzatino» e poi è scomparso, vittima di scelte sbagliate e della mancanza di una politica industriale efficace. Fino a oggi non si è riusciti a scoprire i responsabili del disastro. La condanna di Ariaudo è una prima risposta e altre ne verranno dai molti procedimenti giudiziari ancora aperti sulle ceneri dell\'azienda di Ivrea.