BARAONDA BANCARIA - DOPO L'INTERVISTA-LENZUOLATA SUL “CORRIERE”, PROFUMO CERCA DI RESTARE IN PISTA: IL SUO VERO OBIETTIVO È FARSI CONFERMARE A MPS DAI NUOVI SOCI - ALL'ABI PATUELLI NON COMANDA PIÙ: LE LEVE SONO IN MANO AD ABETE

Ma prima deve risolvere il nodo del contratto di lavoro dei 310mila bancari - I sindacati hanno chiesto l'intervento del governo perché temono licenziamenti - Ma la Cisl sbaglia numero e invece di telefonare al premier, il segretario Romani chiama tutti i giorni la pasticceria Renzi di Pescara…

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Dagoreport

 

luigi abete diego della valle alessandro profumo luigi abete diego della valle alessandro profumo

Domenica 22 marzo Alessandro Profumo ha goduto di un’intervista di un’intera pagina dal Corriere della Sera. L’ultimo banchiere che ricevette lo stesso trattamento fu Roberto Mazzotta quando perse la poltrona di presidente della Banca Popolare di Milano sconfitto da Massimo Ponzellini sponsorizzato dall’ex ministro Giulio Tremonti, dalla “Milano da bere”, da Comunione e liberazione, dai Berlusconi’s boys e da Raffaele Bonanni, ex segretario generale Cisl, oggi in Abruzzo a guardare le pecore. 

alessandro profumo alessandro profumo

 

Profumo ha annunciato di lasciare la guida di Mps, ma in realtà spera fino all’ultimo di essere ripescato anche se ha ammesso “dopo l’aumento di capitale mi metto in proprio”.  Nell’intervista al Corriere fa capire che se sarà richiesto il suo intervento non si tirerà certamente indietro perché, mister Arrognace, è sicuro “che il nuovo patto a Siena sarà in grado di identificare una persona di alto livello”. Insomma da una parte si ritira, dall’altra si candida per rimanere alla guida della storica banca senese. 

 

Intanto, entro il 31 marzo dovrà chiudere la madre di tutte le vertenze cioè il rinnovo del contratto nazionale dei bancari che apre la stagione nazionale dei rinnovi contrattuali. C’è molta curiosità e attenzione per vedere come andrà a finire, in quanto dopo mesi di trattative la situazione è ancora impantanata fra veti e posizioni ideologiche. In assenza di un accordo; le banche disapplicheranno il contratto. E questo significa per la Cgil perdere l’area contrattuale ed aprire, senza controllo sindacale, ad esternalizzazioni selvagge e incontrollate con il rischio concreto di migliaia di licenziamenti.  Il Governo ha lasciato capire che preferisce rimanere fuori dalla mischia per non creare un precedente che lo costringerebbe poi a scendere in campo a ogni rinnovo contrattuale. 

MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA

 

Ma i sindacati vogliono il Governo in campo contro la disapplicazione: ha iniziato la Fabi, che ha chiesto un argine all’arroganza delle banche.  Il contratto si farà perché è interesse di tutti, ad iniziare da Intesa ed Unicredit perché, un’eventuale disapplicazione del contratto, creerebbe dal punto di vista organizzativo e politico disagi e problemi a non finire.  Le banche poi temono il rischio che la conflittualità sindacale si trasferisca nei Gruppi e nelle singole aziende. E questo lo vogliono evitare.  All’interno dell’Abi, il presidente Antonio Patuelli sta come al solito alla finestra: osserva senza intervenire. Il vero presidente della Confindustria del credito è oggi Luigi Abete di Bnl Bnp Paribas che guida insieme a Camillo Venesio e Maurizio Sella la banda degli oltranzisti dell’ultima ora.  

Antonio Patuelli Antonio Patuelli

 

Il contratto comunque si farà anche senza il Governo che nel caso in cui dovesse intervenire troverebbe il modo per dare ragione ai banchieri togliendo l’area contrattuale che rappresenta per i sindacati un argine alla degurelation selvaggia del contratto. E’ proprio questo che i sindacati temono. Il Governo non aspetta altro che intervenire con la mannaia per ricambiare con gli interessi l’ostruzionismo che i sindacati dei bancari hanno attuato al momento della riforma delle Popolari, schierandosi contro. 

 

luigi abete e desiree colapietro luigi abete e desiree colapietro

Non saranno sufficienti né i buoni rapporti che il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, tutt’ora ha con l’entourage del premier Matteo Renzi, né le buone relazioni di Agostino Megale della Fisac Cgil, né la furbizia di Massimo Masi della Uilca che insieme a Carmelo Barbagallo hanno in questi mesi addolcito il tiro contro il Governo, né tantomeno le favolette della CISL Bancari che, con il suo segretario nazionale Romani, sostiene di parlare con Renzi al telefono tutti i giorni (forse si confonde con il titolare della pasticceria Renzi di Pescara).  Il contratto si farà perché Profumo vorrà chiudere positivamente una luminosa carriera interrotta da qualche scivolone. 

Agostino Megale Agostino Megale Lando Sileoni Lando Sileoni

 

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