LA CADUTA DEGLI DEI DI MILANO (CHI L’HA DETTO CHE “UNA TELEFONATA TI ALLUNGA LA VITA?”) - CON LA RETATA DEI “FURBETTI DEL TELEFONINO” È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO NON SOLO SU FASTWEB E SU QUELLA NEW ECONOMY CHE HA GENERATO FORTUNE PARADOSSALI E HA ALTERATO OLTRE OGNI LIMITE I VALORI DELLE AZIENDE, MA SULL’INTERO SISTEMA DELLE TELECOMUNICAZIONI DOVE I POLITICI CAZZEGGIANO PER LA RETE E I PLAYER DEVONO CONFRONTARSI IN UN MERCATO DAL QUALE AFFIORANO I MALI OSCURI DELL’ITALIA

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Negli ambienti milanesi della finanza e dell'industria ieri non rideva nessuno. In poche ore sono crollati una serie di miti a cominciare da quello di una città che pretende di essere capitale morale e poi riempie i giornali e i tribunali con la caduta degli dei. E nemmeno nelle aziende dove i manager godono per le sfortune che toccano le imprese concorrenti, si sono fatti salti di gioia di fronte alla stupefacente retata dei "furbetti del telefonino".

silvio scaglia fondatore ed ex ad fastweb stefano parisi attuale ad fastwebsilvio scaglia fondatore ed ex ad fastweb stefano parisi attuale ad fastweb

Forse è giusto dire che è sceso definitivamente il sipario su quella new economy che ha generato fortune paradossali e ha alterato oltre ogni limite i valori delle aziende. E anche se appare un po' esagerato il paragone con ciò che è avvenuto nel 2003 in America a proposito della truffa di WorldCom, non c'è dubbio che l'intreccio perverso denunciato dai magistrati avrà conseguenze destabilizzanti per l'intero sistema delle telecomunicazioni.

La caduta degli dei vede in prima fila Silvio Scaglia, un uomo che è sempre apparso troppo ricco, troppo sorridente e troppo vincente. Su questo manager, nato a Lucerna da genitori genovesi, si è ritagliato il profilo da eroe di un capitalismo innovativo che con un formidabile fiuto ha macinato le classifiche del successo e della ricchezza.

D'altra parte chi l'ha conosciuto in anni lontani sa che è sempre stato un buon navigatore della politica e della finanza. In gioventù ha fatto l'istruttore di vela nei villaggi Valtur, compreso quello di Capo Rizzuto, la località dove i boss della ‘ndrangheta tessevano le trame criminali che ieri sono venute alla luce.

Da giovane navigatore di mare l'intraprendente Scaglia è diventato consulente di Arthur Andersen, McKinsey, Bain Cuneo & Associati, fino a imboccare la strada delle telecomunicazioni dove nel 1999 ha messo le basi per quello che il giornalista Massimo Mucchetti ha definito "il colpo del secolo".

FASTWEBFASTWEB

E davvero un colpo del secolo è stato l'arrivo in Borsa di e.Biscom, che nel 2000 fece impazzire il listino rovesciando in pochi giorni nelle tasche dei milanesi e degli altri azionisti tonnellate di quattrini. Dopo quell'operazione Scaglia è diventato un monumento e sono state messe da parte la sua disinvoltura e le perplessità sul prezzo che il Comune di Milano pagò all'origine dell'impero della fibra ottica.

Secondo Merrill Lynch il colpo del secolo portò e.Biscom a una valutazione di 12mila miliardi, una cifra pazzesca che trovava la sua giustificazione nell'euforia della new economy, ma che era inevitabilmente destinata a ridimensionarsi. A capire che il vento sarebbe cambiato è stato tra i primi Francesco Micheli, il 73enne finanziere parmigiano che negli anni '80 era soprannominato "Franz la volpe" per le sue qualità di businessman.

E fa una certa impressione sfogliare oggi il libro pubblicato da Laterza a dicembre sui 10 anni di Fastweb, dove Micheli e Scaglia appaiono sorridenti sugli scalini di Piazza Affari. Era il 30 marzo 2000, il giorno della quotazione in Borsa di e.Biscom, un'impresa "innovativa" costruita da un gruppo di manager e di partner tra i quali c'era anche una donna, Barbara Poggiali.

A quanto si dice a Milano questa manager, che adesso sembra in uscita dall'attuale incarico che occupa nella società Dada del Gruppo Rcs, sarebbe stata tra le prime a telefonare ieri intorno a mezzogiorno a Silvio Scaglia. Resta il fatto che lei come Guido Garrone, Giuseppe Caruso, Marco Pittini e il giornalista Sergio Luciano, hanno vissuto la marcia trionfale di e.Biscom insieme a Francesco Micheli e al figlio Carlo.

Quello tra il manager di Lucerna, appassionato di vela, e il finanziere innamorato dell'arte e della musica, è stato un sodalizio che si è interrotto nell'aprile 2003 quando il secondo, Micheli, ha deciso di lasciare la barca di e.Biscom rinunciando a tutti gli incarichi.

Nel novembre di due anni dopo anche il figlio Carlo ha venduto il 10% di Fastweb e ha preso le distanze per ragioni che non sono ancora chiare. Oggi sul quotidiano "MF" si legge che "Franz la volpe" aveva sentito odore di bruciato e si ricordano alcune metafore raccolte in conversazioni confidenziali del tipo: "quando c'è troppo rumore di fondo e non capisco le parole, preferisco uscire dalla stanza".

LETIZIA BRICHETTO MORATTI E FRANCESCO MICHELI - copyright PizziLETIZIA BRICHETTO MORATTI E FRANCESCO MICHELI - copyright Pizzi

E c'è un'altra frase che pare abbia detto questo "animale della finanza" che suona così: "se uno passa con il rosso tutte le mattine, alla prima occasione scende dalla macchina".

Eppure non più tardi di sabato scorso il "Sole 24 Ore" ricordava le scalate più rilevanti della finanza italiana con il titolo: "Il timing perfetto di Micheli e Scaglia". Il tempismo del giornale di Confindustria oggi fa un po' ridere perché è chiaro che dalla cavalcata di e.Biscom e di Fastweb, Micheli ha tratto grandi benefici economici, anche se oggi ne conserva soltanto un ricordo.

L'irrefrenabile Scaglia, che le stupide classifiche di "Forbes" collocano al 13° posto degli italiani più ricchi, è andato avanti con la velocità di un centauro che attraversa i semafori rossi e alza il dito medio riuscendo a rifilare nel 2007 agli svizzeri di Swisscom il 19% della sua Fastweb per 3,7 miliardi.

La parabola dell'uomo McKinsey che oggi preferisce le montagne della Valle d'Aosta ai villaggi Valtur sembra arrivata al capolinea. Ma la caduta degli dei e dei furbetti del telefonino coinvolge altri due protagonisti delle telecomunicazioni. Il primo è Stefano Parisi, l'ex-city manager e direttore di Confindustria, appassionato di rugby che si trova "agganciato" nella spirale della magistratura.

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Mentre si discute sulle conseguenze economiche di un eventuale commissariamento di Fastweb, cade definitivamente la sua candidatura alla successione di Franchino Bernabè. E questo è un altro colpo basso per la Milano che conta, quella che ruota intorno a Mediobanca e ai soci di Telco dove il suo nome aveva preso a circolare da mesi per prendere in mano le redini di TelecomItalia.

Se Parisi si duole e si preoccupa per il futuro di un'azienda con 8.000 dipendenti, Franchino Bernabè ha poco da ridere. Il manager di Vipiteno è chiamato in causa per le vicende di Sparkle, l'azienda che gestisce una rete di 375mila chilometri per il traffico telefonico internazionale. Nel piano industriale presentato all'inizio di dicembre Bernabè dichiarò la sua intenzione di cedere questa piccola azienda e nominò gli advisor Mediobanca e Banca Imi per cercare un compratore.

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Da New York si fece vivo un fondo di private equità (Kkr) e anche don Vito Gamberale, il padre di Tim, si dichiarò pronto con il suo fondo F2i a rilevare Sparkle. Di questa cessione che avrebbe portato 250-350 milioni di euro nelle casse di Telecom, non se ne fece nulla perché, anche se nessuno finora l'ha scritto, è scattato un veto politico da parte di ambienti internazionali che non vogliono vedere occhi e orecchie estranei sulla rete che attraversa il Mediterraneo e arriva fino ad Israele.

silvio scagliasilvio scaglia

Adesso Bernabè, già impegnato nella guerra delle Pampas in Argentina, si trova invischiato in storie che riguardano manager già decapitati (Ruggiero, Mazzitelli) e venerdì prossimo deve tirar fuori dal cilindro qualche proposta che superi la diffidenza del mercato e l'empasse di Telefonica. In un'intervista concessa al settimanale "Il Mondo" nel novembre 2002, Franchino ha citato Confucio: "è nel momento più buio della notte che si vedono i primi raggi del mattino".

Questa mattina di raggi se ne vedevano pochi perché il buio è calato non solo su Fastweb e sui furbetti del telefonino, ma sull'intero sistema delle telecomunicazioni dove i politici cazzeggiano per la Rete e i player devono confrontarsi in un mercato dal quale affiorano i mali oscuri dell'Italia.

Ma chi l'ha detto che "una telefonata ti allunga la vita?".

 

 

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