CHI ERANO E CHI SI CREDEVANO DI ESSERE QUELLI DELLA MONTEPACCHI - I PM SU MUSSARI: “LA SUA ERA UNA PERSONALITÀ STRABORDANTE, ATTIVO DENTRO LA BANCA, ERA IL PADRE PADRONE” - PER LUI CHIESTI SETT ANNI, SEI PER VIGNI E BALDASSARI

Per i pm gli imputati hanno portato la banca vicina al fallimento - Baldassarri è descritto come “braccio esecutivo, regista a cui i superiori chiedono di mettere in piedi operazioni di torbida finanza creativa per annacquare le perdite” e Vigni “il garante degli equilibri, dello status quo: infatti è lui che nasconde il mandate agreement”…

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A. Gr. per “La Repubblica”

Mentre la nuova Mps diffonde il prospetto dell’aumento da 5 miliardi la vecchia Mps fa i conti con la giustizia: i pm senesi hanno chiesto sette anni di condanna per l’ex presidente Giuseppe Mussari, sei anni per l’ex dg Antonio Vigni e per l’ex capo della finanza Gianluca Baldassarri, accusati di ostacolo alla vigilanza in concorso, per aver nascosto il contratto generale siglato con Nomura per ristrutturare i Btp e i derivati di Alexandria. In otto ore di requisitoria i tre pm Giuseppe Grosso, Antonino Nastasi e Aldo Natalini hanno ripercorso nove mesi di udienze e migliaia di pagine di atti.

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I magistrati titolari delle inchieste ritengono «che gli imputati hanno portato la banca sull’orlo del fallimento, e l’operazione BTP 2034 fa la parte del leone» per celare le perdite, ma innescando la drammatica progressione: «aumento dei prestiti pubblici, crisi di liquidità, chiusura filiali, licenziamenti e ora aumento da 5 miliardi.

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Fatti gravissimi». Per l’accusa Mussari era «personalità strabordante, attivo dentro la banca, forte e competente in materia finanziaria, non certo uno sprovveduto, il padre padrone». Baldassarri è descritto come «braccio esecutivo, regista a cui i superiori chiedono di mettere in piedi operazioni di torbida finanza creativa per annacquare le perdite»; e Vigni «il garante degli equilibri, dello status quo: infatti è lui che nasconde il mandate agreement».

ANTONIO VIGNI DG MPS ANTONIO VIGNI DG MPS

Come parte civile, il legale di Bankitalia ha chiesto la condanna degli imputati e il risarcimento, lasciando ai giudici di quantificarlo. L’arringa toccherà alle difese nell’udienza del 13 giugno, ma ieri l’avvocato di Mussari, Tullio Padovani, ha detto: «Mi aspettavo il rogo. Poi mi sono ricordato che la pena di morte è stata abolita. Sette anni può essere una condanna per omicidio».

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La banca senese cerca di voltare pagina con l’aumento da 5 miliardi che parte lunedì. Ieri è uscito il prospetto dell’operazione, che a fronte di uno sconto del 35,5% sul prezzo ex diritto (Terp) attesta la diluizione del 97,7% per i soci che non aderiranno all’aumento. Un quasi azzeramento che in Borsa ha riacceso i volumi e la volatilità: Mps perdeva il 4% in avvio e ha chiuso giù dell’1,95% a 24,6 euro una seduta brillante per il settore.

Tra i maggiori rischi del prospetto di 513 pagine, quello che gli esami della Bce in corso «rendano necessarie ulteriori rettifiche dei crediti, anche significative, rendendo necessari nuovi interventi patrimoniali»; il mancato completamento dell’operazione, che comporterebbe la conversione dei Monti bond da 4 miliardi, e l’imposizione di misure ancora più dure dall’Ue; l’ipotesi che Mps non raggiunga gli obiettivi del piano di rilancio al 2017, «con impatto rilevante anche sugli azionisti»; i cambi di orientamento delle autorità sulla contabilizzazione per singoli capi (e non come derivati di credito) delle stesse operazioni Alexandria e Santorini, «con possibili effetti negativi su conti, patrimonio

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e liquidità».

 

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