CHI VOLA E CHI SCIVOLA SUL PETROLIO/2 - A QUESTI PREZZI, L’ITALIA RISPARMIERÀ 20 MILIARDI $ DI BOLLETTA ENERGETICA. MA ASPETTIAMO A FESTEGGIARE: CON LA RUSSIA CHE NE PERDERÀ 134 E IL VENEZUELA IN GINOCCHIO, SI RISCHIANO NUOVE CRISI GLOBALI

Gli sceicchi hanno promesso di non ridurre la produzione, portando i prezzi sempre più giù: pessima notizia per i produttori americani, Putin, e le banche che li hanno finanziati. Ottima notizia per i paesi importatori come l’Italia. Anche se da noi, col greggio a -50%, il gasolio è sceso solo del 15%. Chissà come mai...

Condividi questo articolo


Maurizio Ricci per “la Repubblica

 

pompe di benzina jpeg pompe di benzina jpeg

Nuovo crollo del greggio, sotto i 46 dollari, un livello che non si vedeva da quasi sei anni, dai tempi della Grande Recessione. Rispetto a quest’estate, quando il barile stava sui 110 dollari, il calo è arrivato al 60 per cento. Questa volta, però, il petrolio a prezzi stracciati dovrebbe durare di più di quanto avvenne sei anni fa. Goldman Sachs, la banca d’investimenti che più ha le mani in pasta nei mercati dell’energia, prevede un prezzo medio del barile, nel 2015, di 50,40 dollari. I mercati sembrano d’accordo con i guru di Wall Street: il greggio a consegna fra un anno è quotato intorno ai 55 dollari.

 

Questo significa che la bonanza dei consumatori non è un accidente temporaneo, ma è destinata ad influire profondamente sull’economia dei paesi importatori. Il calo del petrolio può inasprire la tendenza alla deflazione, ma molto più può fare per ridare fiato all’economia. Per l’Italia, passare da un prezzo medio del barile di 100 dollari, come nella prima metà del 2013, ai 50 dollari di adesso vuol dire dimezzare la bolletta petrolifera. Per acquistare un milione 150 mila barili che compriamo ogni giorno, invece di 115 milioni di dollari, ne spendiamo 57,5 e ne risparmiamo altrettanti. In un mese, significano 1,72 miliardi di dollari in meno.

 

PETRODOLLARI PETRODOLLARI

Se il prezzo, come scommettono molti, rimarrà a questo livello, la bolletta petrolifera 2015 sarà di 20 miliardi di dollari più bassa di quello che ci potevamo aspettare. Per il singolo consumatore, l’effetto è assai meno vistoso: da quest’estate, il prezzo del gasolio alla pompa è sceso solo del 15 per cento. Tuttavia, in assoluto non è poco, soprattutto se si considera che il trasporto è una voce di costo che arriva anche al 30 per cento del prezzo finale, ad esempio, degli alimentari. E, comunque, 20 miliardi di dollari di esborso valutario in meno per le importazioni sono una boccata di ossigeno per la bilancia dei pagamenti.

 

Ancora di più il discorso vale per gli Stati Uniti, grandi importatori che, in un anno, arriveranno a risparmiare 160 miliardi di dollari. Se si guarda ai dieci maggiori paesi importatori — Usa, Cina, Giappone, India e i quattro grandi dell’eurozona, Germania, Francia, Italia e Spagna — il risparmio sul greggio è di quasi 50 miliardi di dollari al mese, 575 miliardi in un anno. A tanto arriva, dall’altra parte della barricata, l’emorragia dei paesi produttori. Con il petrolio a 50 dollari, l’Arabia saudita deve rinunciare ad oltre 150 miliardi di dollari in un anno.

 

petrolio e dollari petrolio e dollari

La Russia a 134 miliardi. Ma il taglio doloroso arriva anche per le grandi compagnie, dalla Exxon a Bp a Shell. Oggi, Big Oil produce il grosso del suo greggio in mare aperto, spesso a grandi profondità, o a ridosso dell’Artico. Per coprire i costi, quei pozzi hanno bisogno di un prezzo del barile di almeno 70-80 dollari. Un terzo della produzione globale, di fatto, è fuori mercato. Le compagnie tagliano le spese del 40 per cento, calcola Moody’s, cancellando almeno mille miliardi di investimenti in esplorazione e tentando di rientrare con le attività a valle, come le raffinerie.

 

TADAWUL TOWER LA FUTURA SEDE DELLA BORSA DELL ARABIA SAUDITA TADAWUL TOWER LA FUTURA SEDE DELLA BORSA DELL ARABIA SAUDITA

Dove la potatura, però, si trasforma in mattanza, è nell’universo del fracking, fra i protagonisti della rivoluzione energetica del petrolio dalla frantumazione delle rocce. A 45 dollari a barile il 95 per cento della produzione di shale oil è fuori mercato. Ma anche un limitato recupero non basterebbe a salvarli.

 

Nella peculiare economia del fracking, infatti, il costo di produzione non è una componente decisiva. Poiché i pozzi dello shale oil si esauriscono rapidamente, la produzione si basa sulla continua apertura di nuovi pozzi, dunque un flusso continuo di investimenti. Per farli, i protagonisti del fracking, quasi sempre piccole e medie aziende, si sono pesantemente indebitati e, nel clima attuale, fanno grande fatica a rinnovare i debiti. Il numero di pozzi in attività, infatti, si sta riducendo a grande velocità.

vladimir putini leader visti dall'artista cristina guggeri vladimir putini leader visti dall'artista cristina guggeri

 

L’avviso che arriva dagli sceicchi, d’altra parte, non si presta ad equivoci: Mohammed al-Mazroui, ministro del petrolio degli Emirati, spiega che «il mercato e gli altri produttori devono essere razionali ». In parole più semplici devono tagliare la produzione. Il mercato del petrolio è infatti un mercato all’ultimo respiro, dove nessuno ha fiato da risparmiare. Se il prezzo scende, tutti, da Putin a Maduro all’ultimo fracker, cercano di vendere più barili, per compensare, con il volume di vendite, quello che perdono in prezzo per barile.

 

Altrimenti, vanno sotto, anzitutto con le banche. Ecco perché, se il prezzo crolla, crolla sempre più velocemente: l’offerta, in realtà, non diminuisce, ma aumenta. Gli unici che possono permettersi di ridurre la produzione sono i sauditi. Lo hanno fatto spesso, in passato, per aiutare gli altri sceicchi e i colleghi dell’Opec. Se lo facessero adesso, però, sussidierebbero i cowboys dello shale. Non ne hanno nessuna intenzione. Nei piani di Riad, il prezzo dovrà rimbalzare solo dopo che una spietata decimazione avrà ripulito il mercato.

SHALE OIL SHALE OIL

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…