Chrysler-Fiat. CRONACA DI UN “PROBABILE FALLIMENTO” – A MARPIONNE SERVE L’OPEL O UN'ALTRA OPEL O UN MIRACOLO (VENDERE LE FIAT IN EUROPA) - DEBITO INSOSTENIBILE "RIEMPITO" DA UN protagonismo esasperato, UNICA STRATEGIA POSSIBILE…

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Da "Il Foglio"

Adesso Sergio Marchionne dovrà salvare due aziende in crisi, anziché una sola (la Fiat che ha salvato a metà rimettendola in corsa). E' come se il dottor Schweitzer - quello di Lambaréné, in Africa, non quello di Boulogne-Billancourt in Francia - a corto di medicine, volesse curare il doppio dei pazienti normalmente affidati al suo ospedale. Non ci riuscirebbe, ma non abbandonerebbe la speranza di farcela.

Magari ragiona così anche il numero uno della Fiat; oppure, più semplicemente, non ha scelta. Un uomo, in fondo, è sempre prigioniero della propria immagine, eccellente in questo caso: non potrà lasciare il campo da perdente, salvo che non ci sia altra scelta.

Montezemolo Marchionne e john Elkann lasciano palazzo chigiMontezemolo Marchionne e john Elkann lasciano palazzo chigi

Il numero uno del Lingotto cerca di dare vita a un progetto suscettibile di non essere centrato: quello del Gruppo Chrysler-Fiat. Eppure non gli si può dar torto, almeno da un punto di vista: se il progetto riesce a illuminare gli osservatori, banche e case automobilistiche incluse, è tempo guadagnato. E il tempo può sempre portare nuove opportunità, che nulla hanno a che fare con quanto si proclama di voler realizzare.

Le ragioni di quello che appare il probabile fallimento del progetto Chrysler-Fiat? Le due aziende sono tra le più deboli, in termini di finanze e di prospettive di business, a livello mondiale, e ognuna lo è nel proprio continente di origine. Quanto alle favole sugli americani impazienti di stringersi in una 500 sia nelle highway transamericane che nelle avenues delle metropoli, lasciamo stare: il folklore ha i suoi diritti.

Fatto sta che nessun concorrente immaginava di comperare la Fiat, e nessuno la Chrysler, perché è meglio lasciar deperire un concorrente debole che mantenerlo in piedi, se non altro per ridurre la cosiddetta sovracapità industriale.

Infine le auto ecologiche - vero e proprio comandamento per l'Amministrazione Obama -al momento sembrano più un miraggio che una realtà su cui basare il futuro di una società del settore. Grazie alla sua fama e contro ogni evidenza, Marchionne è riuscito a convincere i più che un gruppo automobilistico di massa deve produrre sei milioni di vetture per sopravvivere.

E quasi riusciva a integrare Opel nel progetto; il che sarebbe stata, questa sì, un'ancora di salvezza per la Fiat. Oggi Marchionne ha bisogno di uno dei seguenti tre fattori per riuscire a rilanciare definitivamente la Fiat: un ripensamento dei tedeschi sulla vendita di Opel a Magna (ieri il Cav. ha detto che "l'offerta per Opel è ancora sul tavolo"); un'altra opportunità analoga; o un miracolo.

Berlusconi Marchionne Montezemolo John ElkannBerlusconi Marchionne Montezemolo John Elkann

Per quanto riguarda Opel, che potrebbe permettere al gruppo Chrysler-Fiat-Opel di piazzarsi subito dietro il gruppo Volkswagen in Europa, dunque di neutralizzare l'effetto negativo Chrysler, si dice che i giochi siano aperti: Marchionne ha giocato bene le sue carte. L'ipotesi di un altro concorrente in vendita non ha consistenza oggi, ma i giochi si rimescolano rapidamente. Infine il miracolo: finora, Marchionne ne ha compiuto la metà più facile, portando la Fiat al centro del risiko.

L'altra metà consisterebbe nello sviluppare le vendite Fiat in Europa, al fine di farne un main player con un retroterra solido, senza necessità di annettersi Opel o chiunque altro. E' possibile? Per riuscirvi, la Fiat dovrebbe tornare a esistere almeno nel segmento delle vetture medie, dove l'ultimo tentativo serio fu fatto con la Tipo (anni '80) e l'ultimo successo fu ottenuto con la Ritmo (anni 60/70).

In mancanza dei tre fattori (Opel, un'altra Opel o il miracolo) quali potranno essere le prospettive per la Fiat? Che si sappia, non ci sono per la Casa nuovi modelli particolarmente interessanti in vista. Gli accordi limitati con altre Case, come PSA, danno un po' di respiro e nient'altro, e l'indebitamento è sempre lì come un macigno. Stando così le cose, l'unica strategia aperta davanti a Marchionne è quella del protagonismo esasperato e temporeggiante. In bocca al lupo.

 

 

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