IL COLPACCIO DI DEL VECCHIO È UN DURO COLPO PER L'INDUSTRIA ITALIANA - IL PATRON DI LUXOTTICA TROVA 15 MODI DIVERSI PER NON DIRE CHE ABBIAMO PERSO UN ALTRO PEZZO: ''CI SIAMO DILUITI IN UN'ENTITÀ PIÙ GRANDE, MA RESTIAMO L'AZIONISTA PRINCIPALE'', ''NON È ITALIANA O FRANCESE, SIAMO TUTTI EUROPEI'', ''IL CUORE RESTA NELLE MONTAGNE BELLUNESI'' (SÌ, MA IL TITOLO VOLA A PARIGI E I MANAGER SARANNO PERLOPIÙ FRANCESI)

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Maria Silvia Sacchi per il Corriere della Sera

 

«E adesso un paio di giorni di riposo ce li prendiamo». Leonardo Del Vecchio ha appena concluso la presentazione agli analisti dell' integrazione tra la sua Luxottica e la francese Essilor. Il «sogno di una vita», l' ha definito.

LEONARDO DEL VECCHIO CON LA MOGLIE LEONARDO DEL VECCHIO CON LA MOGLIE

 

Perché ora è divenuto possibile?

«I tempi maturano e anche la concorrenza evolve. Chi fa parte del mercato guarda le azioni degli altri. Da un anno Luxottica aveva iniziato a investire nella produzione delle lenti e questo ha spinto Essilor a pensare con maggior profondità a un accordo che - lo sapevamo da quattro anni - era nell' interesse di entrambi.

 

Questa volta c' era veramente la volontà di unire idee e produzioni. Vorrei ringraziare Romolo Bardin, amministratore di Delfin, e Francesco Milleri, mio braccio destro negli ultimi tre anni, che assieme a me hanno diretto i negoziati e mi hanno permesso di realizzare in brevissimo tempo quello che in passato non eravamo mai riusciti a ottenere».

leonardo del vecchio leonardo del vecchio

 

Conferite il vostro pacchetto: insomma, avete venduto anche voi ai francesi.

«Assolutamente no. Capisco che il meccanismo dell' operazione non sia di immediata comprensione, ma il risultato è molto chiaro e semplice. Il nostro obiettivo è costituire un gruppo pienamente integrato dalla materia prima all' occhiale completo, e coprire in maniera integrata tutti i canali dal wholesale al retail fino all' e-commerce . Abbiamo quindi deciso di diluire la nostra partecipazione in un' entità molto più grande, rimanendo comunque di gran lunga il principale azionista. Abbiamo realizzato con Delfin già qualcosa di simile in passato con Foncière des Regions e Beni stabili. Il mondo di Luxottica rimarrà sempre saldamente italiano con la testa a Milano e il cuore nelle montagne bellunesi.

ESSILOR ESSILOR

 

È Essilor a diventare italiana, o Luxottica a essere più francese?

«Ritengo che sia sbagliato porre la questione in questi termini. Siamo tutti europei, ma è soprattutto il mercato ad essere globale. Non mi aspetto contrapposizioni tra l' anima francese e l' anima italiana nelle due società, ma solo un valore aggiunto dalla loro combinazione.

 

Però sarà il listino italiano a perdere il titolo Luxottica

«L' operazione è stata strutturata perché potesse portarci con più sicurezza al risultato sperato, la costituzione della nuova EssilorLuxottica, il che ha comportato una scelta esclusivamente tecnica finalizzata alla rapida conclusione. Anche il doppio listing in Italia e in Francia è un' opzione ancora sul tavolo che valuteremo nei prossimi giorni, così come la quotazione sul mercato americano».

HUBERT SAGNIERES HUBERT SAGNIERES

 

Il mercato ha interpretato l' operazione anche come un passo per rendere meno dipendente Luxottica da eventuali contrasti familiari.

«La governance di questo grande azienda è già oggi in ottime mani e nella nuova società sarà ancora più solida. Luxottica non corre pericoli. La mia famiglia rimarrà un punto di riferimento per la nuova azienda e, come ho più volte ribadito, con un ruolo sempre più da azionisti. L' operazione con Essilor, tra l' altro, diversifica gli investimenti di Delfin in quanto a un business prevalentemente di moda e design come Luxottica ne aggiungiamo un altro di ricerca e tecnologia».

ALESSIA TEDESCHI LEONARDO MARIA DEL VECCHIO ALESSIA TEDESCHI LEONARDO MARIA DEL VECCHIO

 

 

Fino a quando lei sarà al comando?

«Entrambi i gruppi esprimeranno metà dei consiglieri. A me sarà riservata la presidenza esecutiva per i prossimi tre anni. Poi sarà l' assemblea dei soci a decidere la governance del gruppo e in assemblea noi avremo il 31% e il secondo azionista avrà il 4%. Non credo comunque ci sarà mai bisogno di contare i voti perché tutti decideremo sempre nell' interesse dell' azienda e di tutti i soci».

 

Un anno fa lei ha ripreso il comando di Luxottica, suscitando commenti negativi per essere tornato sui suoi passi a 80 anni. Era quanto aveva in mente allora?

«I cambiamenti organizzativi e di vertice che in molti non hanno capito erano indispensabili per avere un' azienda più forte e moderna in grado di affrontare con determinazione anche questo fondamentale appuntamento. La combinazione con Essilor rappresenta una parte importante di questa nuova visione. Entrambe le aziende hanno una squadra di manager giovani e preparati come gli eccellenti risultati hanno chiaramente sempre dimostrato. Appena mi accorgerò che la mia presenza non sarà più indispensabile lascerò ogni posizione esecutiva del gruppo».

 

L' integrazione potrà creare sovrapposizioni e porre un tema di tagli di organico?

«Rassicuro i nostri dipendenti italiani, anche se questa sicurezza non viene da me come azionista ma dall' eccellenza delle nostre maestranze indispensabili nel rendere unica la nostra produzione made in Italy . È questa la miglior garanzia che resteranno centrali nelle strategie della nuova società. Se poi analizziamo le nostre strutture organizzative nel mondo sono molte di più le complementarietà che le sovrapposizioni».

 

HUBERT SAGNIERES HUBERT SAGNIERES

Come chiuderete il 2016? E come vede il 2017?

«La crescita non si è fermata e chiudiamo l' anno con il giusto assetto per affrontare questa nuova avventura».

 

Almeno un po' le dispiacerà mettere in gioco Luxottica?

«Non sto rinunciando all' azienda che ho creato. Anzi, nel lungo periodo è l' unico modo che vedo per mantenerla forte e competitiva. Dobbiamo abbandonare le paure che spesso frenano le aziende italiane ad affrontare nuove sfide e accettare come positivo il cambiamento. Non è pericoloso decidere e sbagliare, ma invece credo che possa essere fatale per qualsiasi azienda non avere il coraggio di prendere decisioni».

 

 

 

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