DETERIORA, INCAGLIA, SOFFRI! - LA PROSSIMA BOMBA PER I BILANCI DELLE BANCHE SONO I CREDITI INCAGLIATI: PER LE 5 MAGGIORI SONO CRESCIUTI FINO A 181 MLD € - PRESTATI 2.860 MLD €, DEPOSITATI 2.340 MLD: 500 MLD CHE NON POSSONO ESSERE FINANZIATI CON I RISPARMI - I SOLDI DELLA BCE FINITI TUTTI A COMPRARE BTP - SOLUZIONI? SVALUTARE, CREARE “BAD BANK” (PAGATE COI SOLDI PUBBLICI?), VENDERE I CREDITI A DITTE SPECIALIZZATE NEL RECUPERO. CHE STROZZEREBBERO DEFINITIVAMENTE LE AZIENDE…

Condividi questo articolo


Da "Il Foglio" del lunedì
(a cura di Carla Grassi)

UNICREDITUNICREDIT

Dopo i titoli tossici (2008-2009) e l'esposizione verso i debiti sovrani dei paesi in difficoltà (2010-2011), adesso a minacciare la stabilità del sistema bancario italiano sono le perdite sui crediti. In pratica i soldi prestati che difficilmente torneranno a casa. «Il fardello pesante di oggi è figlio della crisi e dell'epoca del credito facile degli anni dal 2003 al 2007. Imprese e famiglie vanno in difficoltà e non ripagano i prestiti contratti. E le banche subiscono il colpo a posteriori». [1]

Banca IntesaBanca Intesa

Ma quest'ultimo buco, che secondo vari addetti ai lavori sta diventando più minaccioso dei precedenti, non sembra fare breccia nel dibattito politico e giornalistico che ancora si spende (molto popolarmente) in appelli a prestar denaro a famiglie e imprese. La zavorra che immobilizza le mani dei banchieri è dunque quella dei prestiti cattivi. Questo fardello di crediti deteriorati lordi - calcola R&S Mediobanca - vale solo per le prime quattro banche italiane 166 miliardi di euro. A partire dalle sofferenze, le più problematiche, passando per gli incagli fino ad arrivare alle esposizioni ristrutturate e scadute. Verranno mai restituiti questi soldi? E in che misura? Per i nove maggiori istituti, in sei anni, i crediti deteriorati sono aumentati in media del 164%, toccando i 190 miliardi. [2]

I primi due big del credito fanno ovviamente la parte del leone. «Lo stock per Unicredit ha toccato a fine settembre 2012 la cifra di 80,4 miliardi; Intesa Sanpaolo ne ha per 47,5 miliardi. Mps vanta uno stock di crediti dubbi per un valore di 28,2 miliardi e Ubi ne ha per 10,3 miliardi. Si aggiungano i 15,8 miliardi del Banco Popolare e le prime 5 banche del paese arrivano ad avere in pancia prestiti a rischio per oltre 181 miliardi». [1]

banco popolarebanco popolare

Ma non è tanto l'opera di bonifica (con conseguenti perdite) a preoccupare i banchieri. È il continuo accumulo a destare più inquietudine. Ogni trimestre infatti rettifiche e accantonamenti sui crediti tendono a salire. «Per Unicredit nuovi flussi di incagli e sofferenze sono saliti di 9 miliardi in più rispetto a un anno fa. Per Intesa stock dei crediti deteriorati lordi sono saliti in un solo anno di 3,4 miliardi». [4]

Davi e Pavesi: «Solo nell'ultimo trimestre la progressione è stata del 5% e su base annua l'incremento è stato del 17%. E pare che dopo più di due anni di crescita esplosiva ancora non si veda la fine». [1]

Oggi in Italia il volume dei prestiti è nettamente superiore a quello dei depositi dei clienti custoditi dalle banche stesse. Questi ultimi valgono 2.340 miliardi di euro, i crediti 2.860 miliardi. Ciò significa che gli impieghi sono del 22% superiori della raccolta ovvero che esistono prestiti per circa 500 miliardi di euro che non possono essere finanziati dai risparmi depositati in banca.

monte dei paschi di sienamonte dei paschi di siena

In tempi normali non sarebbe stato un problema. Ma con una recessione giunta al sesto trimestre consecutivo (la più lunga nella storia della Repubblica), è ovvio che questo dato pesa più che in passato quando veniva compensato sul mercato emettendo dei bond oppure contraendo prestiti alle altre banche. Oggi l'unica alternativa è ridurre i prestiti in modo da allinearli ai livelli dei depositi. [3]

Il nodo è dunque lì: continuare a dare soldi nel momento in cui quelli già erogati non tornano a casa. Il certificato di garanzia a questa preoccupazione ce lo ha messo anche Mediobanca in un recente studio che analizza i bilanci 2011 di 33 banche europee. Mucchetti:

«Il punto debole delle banche italiane è la crescente massa dei crediti dubbi, ormai all'85% dei mezzi propri. L'Europa viaggia sul 40%. La Scandinavia sul 15. Le prime 10 banche quotate in Borsa avrebbero dunque bisogno di altri 22 miliardi di capitale. Questo non significa che tutte debbano chiedere altri denari agli azionisti. A Unicredit e Intesa Sanpaolo possono bastare gli aumenti di capitale già fatti. Fronteggeranno l'erosione dei mezzi propri determinata dalle perdite sui crediti con gli utili. Ma il Monte dei Paschi e il Banco Popolare non faranno abbastanza profitti per coprire le perdite sui crediti nei prossimi 4-5 anni». [5]

logo ubilogo ubi

Secondo Mediobanca se poniamo lo stock di credito problematico in rapporto con l'indice Core tier 1, uno dei principali indicatori del capitale, che evidenzia la solidità delle banche, otteniamo questi valori: Credem 38%, IntesaSanpaolo 59%, Bpm 63%; Ubi 73%, Unicredit 82%, Bper 109%, Mps 140% e Banco Popolare 154%. «Considerando che il range medio tra le 33 banche analizzate è pari al 49 per cento è facile trarre conclusioni». [6].

Mucchetti: «Mediobanca, a questo punto, evoca il progetto della "bad bank" a cui attribuire i crediti dubbi per liberare le banche e l'economia da quelle catene. Ma non approfondisce. Forse perché la questione diventa politica. Chi e come valuterà la qualità del credito in modo omogeneo evitando le distorsioni attuali? La Bce, motore dell'Unione bancaria europea? Bene. Ma chi metterà i capitali nella "bad bank"? La mano pubblica, si dice». [5]

FEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO jpegFEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO jpeg

Eppure una parziale soluzione, percorsa in altri Paesi, ci sarebbe: vendere pacchetti di crediti in sofferenza a investitori specializzati nel recupero. «"Ormai investire in Bund o in altre asset class non offre più guadagni - spiega Alexander Holzgreve di Aktiv Capital, gruppo specializzato nei crediti in sofferenza -. Per questo molti investitori trovano interessante il mercato dei crediti deteriorati".

Li comprano (a prezzi svalutati) e, sapendo gestirli, sperano di guadagnarci sopra. In Europa - calcola Antonella Pagano di PWC - tra il 2011 e il primo semestre del 2012 le banche hanno venduto (e investitori hanno comprato) ben 62,6 miliardi di euro di crediti deteriorati. Questo ha in parte pulito i loro bilanci». [2]

ENRICO CUCCHIANIENRICO CUCCHIANI

Ma l'Italia è stata quasi esclusa da questo grande smobilizzo. Per il solito motivo: se le banche non svalutano in bilancio i crediti dubbi, nessun investitore li potrà mai comprare. Sono sopravvalutati. Ecco perché tanti addetti ai lavori sostengono che serva qualche riforma regolamentare che dia il coraggio alle banche di far emergere il reale valore dei propri impieghi. Longo: «Per esempio la possibilità di spalmare le perdite su vari esercizi. O di creare una bad bank. O qualcos'altro. Purché si disinneschi la mina prima che scoppi». [2]

ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLAALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

Un particolare per il tutto: l'agenzia di rating Fitch ha tolto il rating alla società che recupera i crediti in sofferenza del Montepaschi «perché il gruppo non fornisce più sufficienti informazioni». A Siena correggono: siamo noi ad aver chiesto il ritiro del rating perché stiamo procedendo all'incorporazione delle controllate. Morya Longo: «Sta di fatto che questo toglie trasparenza, almeno per un po', a un settore cruciale come quello del recupero dei crediti deteriorati. E questo non è un bene». In pratica, ad aggravare il dato dei crediti deteriorati è la scarsa trasparenza. Sia nella loro gestione che nel calcolo del loro ammontare.

GIUSEPPE MUSSARIGIUSEPPE MUSSARI

«Molti istituti hanno documentazione ancora cartacea e imprecisa e qualcuno neppure conosce gli indirizzi delle case su cui ha messo ipoteca. La confusione regna sovrana. E questo, soprattutto nelle banche medio-piccole, rende difficile il recupero. Dunque aggrava il problema». [2]

È questa la vera notizia: per i crediti in sofferenza, nel sistema bancario italiano, non ci sono regole. Nonostante gli organi di vigilanza abbiano codificato i vari stadi di deterioramento. "Past due": sconfinamento continuativo per 90 giorni superiore al 5% del concesso. "Incaglio oggettivo": se il singolo rapporto rimane in rosso oltre 270 giorni sopra al 10%. Infine "incaglio": ovvero stato di crisi conclamata. Però a questo punto le banche posso decidere se mandare la posizione "a contenzioso" (addebitando sul conto economico circa il 50% dell'ammontare del rosso), oppure continuare a tenerla aperta (accantonando molto meno).

MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegMARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpeg

Essendo il "contenzioso" una procedura lunga, costosa e spesso inconcludente (la giustizia civile impiega in media 8-10 anni ad assegnare alla banca l'immobile dato in pegno dal debitore insolvente), le banche ci pensano bene prima di portare posizioni in tribunale. Se non c'è una possibilità di recupero certa, preferiscono "amministrare" queste posizioni. E intanto, restano, sopravvalutatissime, tra gli attivi dello stato patrimoniale. Togliendo trasparenza al reale stato di salute degli impieghi e, in definitiva, falsando i bilanci.

mario draghimario draghi


Note: [1] Luca Davi e Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 21/11/2012; [2] Morya Longo, Il Sole 24 Ore 7/10/2012; [3] Federico Fubini, Corriere della Sera 20/11/2012; [4] Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 14/11/2012; [5] Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 15/10/2012; [6] Stefano Righi, CorrierEconomia 29/10/2012.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…