DOCTOR FIAT E MISTER CHRYSLER - COME MAI \"LA STAMPA\" DI MAMMA FIAT SPARA UN SILURO AL ’SUO’ SALVATORE? - MARPIONNE SPIEGA AL PRESIDENTE DEL SINDACATO AUTO PERCHÉ I LAVORATORI AVREBBERO DOVUTO ADEGUARSI A UNA \"CULTURA DELLA POVERTÀ\" AL POSTO DI UNA \"CULTURA DEI DIRITTI\" - LA RISPOSTA DEL LEADER SINDACALE FU MICIDIALE. \"PERCHÉ NON VIENE A SPIEGARE A QUESTA VEDOVA DI 75 ANNI CHE NON PUÒ ESSERE SOTTOPOSTA ALL’INTERVENTO DI CUI HA BISOGNO E CHE TU HAI UCCISO SUO MARITO?\"....

Condividi questo articolo


Francesco Semprini per \"La Stampa\"

marchionnemarchionne

Un Sergio Marchionne da mal di testa, un Ron Gettelfinger deluso, i creditori infuriati e Fritz Henderson silurato da una General Motors spaccata. Sono alcuni dei retroscena dell\'imponente piano di salvataggio messo a punto dal governo americano a metà dello scorso anno per evitare il collasso dell\'industria dell\'auto.

JohnJohn Elkann

A raccontare particolari inediti di quel doppio progetto da 85 miliardi di dollari, che ha visto anche il coinvolgimento di Fiat nel capitolo Chrysler, è Steve Rattner, lo zar dell\'auto designato da Barack Obama a sovrintendere l\'amministrazione controllata di Detroit. «Marchionne e Jp Morgan Chase si sono rivelati i nostri peggiori mal di testa», scrive Rattner nel suo «Overhaul: un racconto dall\'interno del piano di salvataggio dell\'auto voluto dall\'amministrazione Obama».

MARIOMARIO CALABRESI - copyright Pizzi

Il saggio di 320 pagine pubblicato da Houghton Mifflin - la cui uscita è prevista per metà ottobre ma di cui alcuni media Usa hanno ottenuto una copia - è un racconto di particolari inediti e pungenti di quella delicata fase che ha coinvolto due delle «Big Three» di Detroit.
Nell\'aprile del 2009, durante l\'ultima fase dei negoziati tra Marchionne e la task force dell\'auto, «avevamo davanti un dottor Jekyll e un mister Hyde - racconta Rattner - perché c\'era un Sergio seduttore, ma c\'era anche qualcun altro».

L\'ex zar dell\'auto si riferisce in particolare a una riunione durante la quale il braccio destro di Marchionne, Alfredo Altavilla, gli ricordò di un termine di accordo controverso. La reazione dell\'amministratore delegato di Fiat fu talmente dura e inattesa che «Ron Bloom e altri della task force si alzarono in silenzio e se ne andarono». In un altro episodio Marchionne si confrontò in maniera accesa col presidente del sindacato (Uaw), Ron Gettelfinger.

obamaobama marchionne

Il manager italo-canadese aveva appena finito di spiegare perché i lavoratori avrebbero dovuto adeguarsi a una «cultura della povertà» al posto di «una cultura dei diritti», quando Gettelfinger gli rispose: «Perché non vieni a spiegare a questa vedova di 75 anni che non può essere sottoposta all\'intervento di cui ha bisogno e che tu hai ucciso suo marito?». Ma alcune pagine dopo Rattner stesso mette in luce i meriti negoziali e di leadership di Marchionne, in particolare durante un «premuroso discorso» al personale di Auburn Hills nel quale risalta la sua «leggendaria etica professionale».

STEVENSTEVEN RATTNER

L\'ex zar racconta anche i dissidi nati nelle riunioni a porte chiuse che hanno visto banchieri, concessionari e leader sindacali mettersi in aperto contrasto con la nuova Amministrazione democratica. I creditori sono rimasti sbalorditi nel capire che più di altri avrebbero perso nell\'operazione del Chapter 11 di Chrysler, mentre il sindacato Uaw ne sarebbe uscito come il principale vincitore.

RickRick Wagoner

«Jimmy diventò furibondo», racconta Rattner, riferendosi al rappresentate degli obbligazionisti, il vicedirettore di Jp Morgan, James Bainbridge Lee Jr. A tenergli testa fu Ron Bloom, ex consigliere di sindacato e uomo chiave della task force dell\'auto che rispose:

CopertinaCopertina del libro Overhaul di Steven Rattner

«Abbiamo bisogno di lavoratori in grado di produrre auto, non di prestatori». Sul versante Gm, Rattner, già reporter del New York Times e banchiere di investimento, racconta di non aver avuto nessun dubbio sul fatto che Rick Wagoner doveva lasciare il suo posto di Ceo. «Henderson era il suo naturale sostituto - racconta - era pronto, energico e aperto al cambiamento».

Tanto che lo stesso ex zar dell\'auto, durato in carica sei mesi prima dello scoppio di uno scandalo che ha visto coinvolta la sua ex società d\'affari, esprime serie perplessità sulla stessa sostituzione di Henderson dopo appena 247 giorni al timone di Gm, voluta da un Cda lacerato tra correnti: «Peccato, lui era un vero Detroit auto guy». L\'ex zar rivela anche di avere offerto all\'ad di Renault-Nissan Carlos Ghosn il posto di Wagoner, ma questi rifiutò.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…