Glauco Maggi per "Libero"
CINALa Cina è il principale creditore degli Stati Uniti, di cui detiene centinaia di miliardi di dollari di bond, ma l'"amicizia" non è certo il sentimento che porta Pechino ad essere tanto solerte nel coprire i debiti di Washington.
Ieri, la notizia dell'attacco cibernetico globale lanciato dagli hacker contro il governo degli Usa e contro altre istituzioni (tra cui le Nazioni Unite), si è aggiunta al recente sfogo verbale arrivato dalle autorità economiche cinesi contro il modo in cui l'America conduce le sue finanze, e alle manovre di rafforzamento militare dell'Esercito del Popolo, in corso da anni, nel creare la netta impressione che la Cina stia giocando su due tavoli con Obama: da una parte i sorrisi del G2 ai meeting bilaterali dei Due Grandi, da dove non esce mai pressoché nulla di concreto, né il controllo delle emissioni inquinanti né l'impegno a rivalutare lo yuan che il governo Usa chiede senza successo da anni; dall'altra, per l'appunto, una serie di iniziative ostili più o meno segrete.
cinaMentre Pechino non può, e non vuole, tenere nascoste le dichiarazioni della sua banca centrale sulla inaffidabilità americana nel controllare il budget, e tantomeno celare le manovre della sua marina che punta al controllo regionale sulle acque asiatiche, sulle attività degli hackers internazionali c'è ovviamente il silenzio totale cinese, anche se gli esperti occidentali sono praticamente certi ci sia dietro lo zampino dei «militari informatici cinesi».
hackerLa società per la sicurezza online McAfee, per bocca del suo responsabile della ricerca, il vicepresident Dmitri Alperovitch, ha svelato ieri che è in corso il più grave episodio di spionaggio-cibernetico ai danni degli Stati Uniti, dell'Onu e di altri enti internazionali. In codice, l'infiltrazione nelle reti dei computer a rischio è stata battezzata dal controspionaggio "Operation Shady RAT", ed ha portato alla perdita di una grande quantità di informazioni. «Ciò che avviene a tutti questi dati, che per ora raggiungono un quadrilione, è ancora un mistero», ha scritto Alperovitch in una nota denunciando la minaccia.
Obama si inchina a Hu Jintao«Comunque, se anche solo una frazione di ciò venisse usata per costruire prodotti più competitivi o per battere un concorrente durante una trattativa cruciale (grazie al fatto che le notizie rubate non sono più a disposizione di chi sta trattando) , tale perdita si trasformerebbe in una massiccia minaccia di tipo economico». Analisti della Grande Rete hanno detto al Washin- gton Post che il dito dell'accusa per le infiltrazioni nei 72 networks globali, di cui 49 nei soli Stati Uniti, punta con decisione verso la Cina.
La ditta McAfee, nella sua denuncia, ha detto di credere che ci sia "uno stato attore" dietro gli attacchi, ma non si è spinta a fare alcun nome di colpevoli o di vittime. Comunque, tra gli obiettivi nel mirino che sono stati identificati attraverso tracce che portano a un singolo server ci sono di sicuro il Dipartimento dell'Energia Usa, il segretariato delle Nazioni Unite, alcune dozzine di aziende della difesa americane e un contractor inglese.
Zhou XiaochuanSul fronte economico, recenti giudizi dei cinesi su come gli Usa hanno affrontato la crisi del debito sono apparsi insolitamente duri: «Per divisioni interne rischiano di affossare l'economia mondiale» e «sono irresponsabili nelle loro politiche, devono esserlo di più se vogliono risolvere il problema», ha scritto la stampa di regime.
«Gli americani devono tenere bene in mente gli interessi del mondo, perché grandi fluttuazioni e incertezze sul mercato del Tesoro americano influenzeranno la stabilità dei sistemi monetari e finanziari internazionali, così colpendo la ripresa economica globale» è stata poi la lezione del governatore della Banca Cinese Zhou Xiaochuan.
Che ha anche lanciato una minaccia non tanto larvata di frenare gli acquisti di bond Usa: «Le riserve valutarie estere cinesi continueranno a seguire il principio della diversificazione migliorando la gestione del rischio e minimizzando il negativo impatto della volatilità sui mercati globali», ha detto Zhou alludendo ad una futura attenzione maggiore verso l'euro che non verso il dollaro. In realtà, la Cina ha le mani legate nei suoi rapporti con gli Usa, perché dipende ancora troppo dalle esportazioni che ha verso il "grande debitore".