ECCO COME UNICREDIT STUDIA CARIGE - COME DAGO-RIVELATO, IL DOSSIER È SUL TAVOLO DI MUSTIER, CON LA CONDIZIONE DI APPLICARE IL MODELLO INTESA-BANCHE VENETE, OVVERO CON UNA RICCA DOTE STATALE CHE COPRIVA LA PULIZIA DEL BILANCIO E GLI ESODI DEL PERSONALE - INTANTO L'ISTITUTO CHIEDE 138 MILONI DI DANNI A BERNESCHI E FERDINANDO MENCONI, EX PRESIDENTE DEL COMPARTO ASSICURATIVO. GIÀ SANZIONATI NEL PROCESSO PENALE

-

Condividi questo articolo


 

 

1. CARIGE: CHIESTI DANNI PER 138 MLN A BERNESCHI E MENCONI

 (ANSA) - Carige ha intentato un'azione di responsabilità per danni di immagine e patrimoniale per la cifra di 138 milioni all'ex presidente dell'istituto Giovanni Berneschi e all'ex presidente del comparto assicurativo Ferdinando Menconi per le malversazioni che un processo penale ha già sanzionato (8 anni e 7 mesi a Berneschi, 8 anni e 6 mesi a Menconi. Si tratta in primis delle compravendite immobiliari truffa gestite dall'allora comparto assicurativo le cui plusvalenze sono state riciclate in Svizzera.

Giovanni Berneschi Giovanni Berneschi

 

Sotto la gestione Berneschi la banca entrò tra le cinque più importanti in Italia, ma la appesantì di crediti irrecuperabili. I 138 milioni rappresentano sulla carta un valore quasi doppio in rapporto all'attuale capitalizzazione. La notizia è riportata da vari quotidiani.

 

Ad aver appesantito la banca ci sarebbero i 90 milioni agli industriali della frutta Orsero, le operazioni in perdita con lo Ior, le decine di milioni elargiti all'immobiliarista latitante a Dubai Andrea Nucera, i prestiti al presidente del Genoa Enrico Preziosi. L'iniziativa contro Berneschi e Menconi era stata deliberata da una assemblea degli azionisti tenutasi il 28 marzo 2017, con Giuseppe Tesauro presidente e Guido Bastianini amministratore delegato. I management successivi hanno portato avanti la casa che ora è arrivata a quantificare il danno.

 

BERNESCHI ARRESTATO BERNESCHI ARRESTATO

La prima udienza si terrà il 19 marzo, nello stesso periodo in cui la Cassazione pronuncerà l'ultimo verdetto penale su Berneschi e Menconi e i loro complici. Per le prossime settimane è attesa in procura una relazione della Guardia di finanza sul nuovo fronte apertosi nel luglio scorso con l'inchiesta per turbativa di mercato contro ignoti che apre due fronti: da una parte le dichiarazioni con cui Vittorio Malacalza profilava nella primavera del 2018 azioni penali in primis contro l'ad Paolo Fiorentino e il potenziale effetto depressivo sul titolo; dall'altra i contatti fra gli appartenenti al fronte opposto, guidato da Raffaele Mincione per creare non si sa quanto in chiaro una cordata alternativa. Su questo Malacalza è già stato sentito.

 

 

2. ECCO COME UNICREDIT STUDIA CARIGE (SUL MODELLO INTESA SANPAOLO PER POPOLARE VICENZA E VENETO BANCA)

 

Luca Gualtieri ripubblicato da www.startmag.it

 

Unicredit potrebbe candidarsi all’acquisto di Carige, ma solo a determinate condizioni. Da qualche giorno governo e commissari sono al lavoro per individuare un compratore e avrebbero avviato contatti con diversi istituti italiani.

 

CHE COSA PENSA MUSTIER (UNICREDIT) DI CARIGE

CARIGE CARIGE

Secondo quanto risulta il dossier sarebbe arrivato anche sulla scrivania dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier al quale in questa fase non dispiacerebbe prendere parte a un’operazione di sistema.

 

MODELLO POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA PER CARIGE

Se la proposta di un acquisto a condizioni di mercato è stata rispedita al mittente come impraticabile, la banca potrebbe infatti muoversi di fronte al versamento di una dote. Il precedente a cui si guarda è quello di Intesa Sanpaolo che nel 2017 comprò gli asset di Veneto Banca e Popolare di Vicenza con una ricca dote statale che copriva la pulizia del bilancio e gli esodi del personale. A quelle condizioni Unicredit (che ha preferito non commentare le indiscrezioni) potrebbe muoversi, anche se per il momento la trattativa non è ancora entrata nel vivo.

 

IL TESORETTO DI CARIGE E IL RISIKO ESTERO PER CARIGE

vittorio malacalza vittorio malacalza

C’è peraltro chi ritiene che, mettendo in sicurezza Carige, Unicredit potrebbe propiziarsi il governo in vista di un’ipotetica operazione internazionale che oggi a Roma non troverebbe ancora terreno favorevole. Ma soprattutto, come ha ricordato ieri Reuters, la partecipazione al salvataggio consentirebbe alla banca di piazza Gae Aulenti di aggiudicarsi un tesoretto da circa 2 miliardi di euro tra crediti fiscali, rimozione di add-on e adozione di modelli interni.

 

LE IPOTESI BPM E UBI

Unicredit non è comunque l’unico potenziale compratore alla finestra. Tra in candidati per un eventuale operazione ci sono infatti Banco Bpm, Ubi Banca e Bper Banca oltre alle francesi Credit Agricole e Bnp Paribas che, con un’operazione di questo genere, rafforzerebbero la presenza sullo scacchiere italiano. Il presupposto di ogni operazione comunque è che Carige completi il percorso di rafforzamento patrimoniale annunciato nei mesi scorsi.

 

IL RUOLO DI MALACALZA

Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale l’impegno del primo azionista, la famiglia Malacalza, la cui astensione in assemblea ha portato la banca in amministrazione straordinaria. È una situazione per certi versi paradossale: i soldi per irrobustire Carige ci sono già, anche nel caso i Malacalza decidessero di defilarsi. Si tratta dei 320 milioni dello Schema Volontario del Fitd, che si trasformerebbero in capitale in caso di via all’operazione.

JEAN PIERRE MUSTIER JEAN PIERRE MUSTIER

 

MODELLO MPS IN VISTA

Se però ancora una volta l’azionista si opponesse all’aumento, si apriranno le porta per una ricapitalizzazione precauzionale in stile Mps, pur in una situazione ben diversa. La banca è infatti oltre i requisiti patrimoniali fissati da Bce pochi mesi fa, in occasione del bond subordinato dello Schema Volontario, e ha già avuto un anno di tempo da Francoforte per mettersi a posto e trovare un partner.

(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…

DAGOREPORT – GIUSEPPE CONTE VUOLE LA DIREZIONE DEL TG3 PER IL “SUO” GIUSEPPE CARBONI. IL DG RAI ROSSI NICCHIA, E PEPPINIELLO MINACCIA VENDETTA IN VIGILANZA: VI FAREMO VEDERE I SORCI VERDI – NEL PARTITO MONTA LA PROTESTA CONTRO LA SATRAPIA DEL FU AVVOCATO DEL POPOLO, CHE HA INFARCITO LE LISTE PER LE EUROPEE DI AMICHETTI - LA PRECISAZIONE DEL M5S: "RETROSCENA TOTALMENTE PRIVO DI FONDAMENTO. IN UN MOMENTO IN CUI IL SERVIZIO PUBBLICO SALE AGLI ONORI DELLE CRONACHE PER EPISODI DI CENSURA INACCETTABILI, IL MOVIMENTO 5 STELLE È IMPEGNATO NELLA PROMOZIONE DEGLI STATI GENERALI DELLA RAI..."