EMIRI E SPARI - ETIHAD HA DETTO DI SÌ AI “CAPRICCI” DI POSTE? E ORA PURE I BENETTON VOGLIONO CONDIZIONI MIGLIORI! - GENIO ITALICO: IMPLORARE DI ESSERE SALVATI E POI AVANZARE PRETESE – IL DAGO-SCOOP SULL’ACCORDO BENETTON-ETIHAD SU FIUMICINO RICICCIA SUL ‘CORRIERE’

Ora che James Hogan ha permesso a Caio di mettere i 70 milioni nella mid-company e non nel catorcio Cai, Castellucci di Atlantia punta i piedi e “si riserva” di studiare meglio il dossier - Ha capito che gli emiri hanno molto interesse a entrare in Italia, e punta al rialzo. Ovvero a fargli mettere soldi anche in Aeroporti di Roma (sempre di Atlantia)...

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1. SÌ DI POSTE ALLA NUOVA ALITALIA, ORA FRENA ATLANTIA

Andrea Ducci per “il Corriere della Sera

 

GILBERTO BENETTON GILBERTO BENETTON

Poste Italiane investirà altri 70 milioni di euro nell’operazione di salvataggio Alitalia. La cifra è stata deliberata ieri dal consiglio di amministrazione del gruppo, che così facendo aumenta a quota 145 milioni di euro l’investimento nel settore del trasporto aereo.

 

Ai 75 milioni versati, e ormai bruciati, nell’autunno scorso per rilevare il 19,5% di Alitalia, si aggiungono ora quelli che l’amministratore delegato, Francesco Caio, intende impiegare in una società cuscinetto tra la vecchia Alitalia (dove restano debiti e contenziosi pregressi) e la nuova compagnia che avrà Etihad azionista al 49% (a fronte di 560 milioni di investimenti promessi). Non a caso Poste ha ribadito in una nota che «il consiglio ha deliberato un finanziamento a favore di un veicolo societario dedicato (MidCompany), delegando all’Ad (Francesco Caio) la definizione dei dettagli tecnici dell’operazione».

GIOVANNI CASTELLUCCI GIOVANNI CASTELLUCCI

 

Una precisazione utile a ribadire anche agli occhi degli altri soci di Cai, la holding a cui fa capo l’attuale Alitalia, che i soldi non andranno a garanzia di debiti e oneri pregressi. Un destino cioè diverso dai circa 225 milioni che le banche (Unicredit e Intesa Sanpaolo) e gli altri azionisti (a partire da Roberto Colaninno e Atlantia) dovranno versare per ricapitalizzare la vecchia Alitalia. Consentendo così al vettore di scongiurare il fallimento e di sopravvivere fino al closing con Etihad.

 

AEROPORTO ROMA FIUMICINO AEROPORTO ROMA FIUMICINO

Il diverso trattamento è un nodo che ha generato frizioni e discussioni tuttora in corso tra i soci di Alitalia. Ieri mattina Atlantia (Benetton) ha ripetuto ciò che va dicendo da giorni. Caio avrebbe cambiato la carte in tavola. Ragione che ha spinto il gruppo guidato da Giovanni Castellucci a spiegare che l’ipotesi della midcompany , illustrata due giorni fa in occasione del vertice svolto a Palazzo Chigi, tra il governo e i soci di Cai, è «significativamente» diversa da quanto discusso in precedenza. Atlantia, fermo restando il progetto Alitalia-Etihad, si riserva ogni valutazione.

 

Concetti taglienti tenuto conto che ieri è scaduto il termine fissato dalla compagnia emiratina per la definizione dell’accordo con Alitalia. Atlantia sembra però determinata a non mollare. «Sono in corso le opportune verifiche - fa sapere la società - e valutazioni circa la fattibilità della struttura, la parità di trattamento dei soci e gli impatti societari ed economici dell’intera operazione».

James Hogan James Hogan

 

Gli angoli da smussare non sono solo tra i soci chiamati, tra l’altro, a ricapitalizzare per l’ennesima volta la compagnia con ulteriori 50 milioni di euro. Oggi si terrà il consiglio di amministrazione di Alitalia per predisporre la nuova iniezione di capitale, dopo quella da 250 milioni deliberata il 25 luglio. La scadenza dei termini per accordarsi impone intanto di correre.

 

Francesco Caio Francesco Caio

Ieri notte l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, ha inviato la lettera di risposta alle richieste di chiarimenti di James Hogan, numero uno di Etihad. Il documento punta a rassicurare la compagnia di Abu Dhabi principalmente su due questioni. La prima è quella della liquidità di Alitalia, sufficiente, secondo Del Torchio, a garantire la chiusura dell’accordo nei termini stabiliti nei mesi scorsi. I 50 milioni di ulteriore ricapitalizzazione dovrebbero tranquillizzare Hogan una volta per tutte. Sebbene per arrivare alla firma dell’accordo servirà qualche giorno in più (la settimana prossima si terrà un’assemblea per l’aumento di capitale).

 

La seconda questione è altrettanto spinosa. Del Torchio ha fornito chiarimenti sulla midcompany , una soluzione che a Hogan non piace. In particolare, avrebbe voluto che i 70 milioni di Poste contribuissero a rafforzare la provvista a copertura della voragine dei conti della vecchia Alitalia.

 

 

2. ADR, L’IDEA DI APRIRE AGLI ARABI

Giuliana Ferraino per “Il Corriere della Sera

 

Giovanni Castellucci, Ceo di Atlantia, la società della famiglia Benetton che controlla le Autostrade e gli Aeroporti di Roma (AdR) oltre a custodire un pacchetto importante in Alitalia, all’ipotesi pensa già da qualche tempo: aprire il capitale di Adr a nuovi partner internazionali dalle spalle robuste, per sviluppare una piattaforma aeroportuale globale. Oggi AdR controlla gli scali di Fiumicino e Ciampino, domani raccogliendo nuovi capitali il gruppo romano potrebbe acquisire quote anche in altri aeroporti.

alitalia etihad alitalia etihad

 

Dove? Si guarderebbe soprattutto all’estero. Nel mirino, ade esempio, c’è già il Cile, dove AdR si è prequalificata per il riaffidamento della concessione dell’aeroporto della capitale Santiago.

 

In questa ottica di apertura a nuovi soci per finanziare la crescita, se l’alleanza con Etihad andrà a buon fine, sarebbe inevitabile che Adia, il fondo sovrano di Abu Dhabi, fosse in prima fila tra i nuovi azionisti di AdR, con l’obiettivo di rafforzare la presenze in Italia, garantendo alla nuova Alitalia araba uno scalo di prima classe, ma anche per sviluppare nuovi progetti.

 

 

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