1. L'EX DI BANCA DRESDNER, ANTONIO RIZZO, INCASTRA CON UN VIDEO LA “BANDA DEL 5%” 2. UN FILMATO RUBATO A TAVOLA DEL DIALOGO AVVENUTO NEL DICEMBRE 2007 TRA DUE BANCHIERI DI DRESDNER, ANTONIO RIZZO E MICHELE CORTESE CHE SVELA L'ESISTENZA ALL'INTERNO DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA DELLA BANDA DEL 5%, CAPEGGIATA DALL'EX DIRETTORE FINANZIARIO GIANLUCA BALDASSARI. ALL'EPOCA DRESDNER ERA CONTROPARTE DI MPS SUL DERIVATO TOSSICO ALEXANDRIA: "CON BALDASSARRI C'ERA UNO CHE GLI FACEVA IL LAVORO SPORCO, SI CHIAMAVA CANTARINI. DENTRO MPS LI CHIAMAVANO LA BANDA DEL 5%. PIGLIANO STECCHE DA ANNI, È RISAPUTO" 3. MA LA BANCA TEDESCA DECIDE DI FARLO FUORI: "URGE TROVARE UNA MOTIVAZIONE URGENTE PER LICENZIARLO - SI LEGGE IN UNA MAIL - LO DICE ANCHE L'AVVOCATO TRIFIRÒ"

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1. MPS: ECCO IL VIDEO CHE INCHIODA LA "BANDA DEL 5%"
VIDEO - http://video.repubblica.it/dossier/mps-buco/mps-ecco-il-video-che-inchioda-la-banda-del-5-per-cento/129277/127780?ref=&ref=HREA-1

VIDEO DI ANTONIO RIZZOVIDEO DI ANTONIO RIZZO DRESDNER BANKDRESDNER BANK

Nella registrazione, il dialogo avvenuto nel dicembre 2007 tra due banchieri di Dresdner, Antonio Rizzo e Michele Cortese che svela l'esistenza all'interno del Monte dei Paschi di Siena della banda del 5%, capeggiata dall'ex direttore finanziario GIanluca Baldassari. All'epoca Dresdner era controparte di Mps sul derivato tossico Alexandria. "Con Baldassarri c'era uno che gli faceva il lavoro sporco - racconta Cortese - si chiamava Cantarini. Dentro Mps li chiamavano la banda del 5%. Pigliano stecche da anni, è risaputo".

VIDEO DI ANTONIO RIZZO REPUBBLICAVIDEO DI ANTONIO RIZZO REPUBBLICA Antonio RizzoAntonio Rizzo


2. MPS, RIZZO INCASTRA LA BANDA DEL 5%. MA I SUPERIORI: "DOBBIAMO LICENZIARLO"
Andrea Greco per Repubblica.it - collaborazione di Daniela Accadia

"Con Baldassarri c'era uno che gli faceva il lavoro sporco, si chiamava Cantarini. Dentro Mps li chiamavano la banda del 5%. Pigliano stecche da anni, è risaputo". Il dirigente di Dresdner Bank, Michele Cortese, in una fredda sera milanese di metà dicembre 2007, non sapeva che questa confidenza fatta al collega Antonio Rizzo, tra un piatto di pesce e un bicchiere di vino d'annata, avrebbe scatenato la maggiore inchiesta finanziaria degli ultimi anni, e scoperchiato una teoria di scandali che hanno portato al salvataggio pubblico della più antica banca del mondo.

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Non sapeva, Cortese, che Rizzo lo stava riprendendo. E quel filmato di un minuto e quaranta secondi, depositato qualche settimana fa alla procura di Siena, è uno dei documenti più preziosi su cui i magistrati senesi lavorano da due anni, per far emergere le operazioni illecite che avevano come perno il Monte dei Paschi, ma si ramificavano a decine di intermediari finanziari.

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La registrazione sembra sia stata fatta con una penna-telecamera che Rizzo, tra i grandi accusatori della "banda del 5%" di cui Gianluca Baldassarri (indagato e in carcere da tre mesi) è stato il regista. Dalla conversazione emergono i ruoli rilevanti di Matteo Pontone e Alberto Cantarini, ex colleghi del capo della direzione finanza del Monte finiti nell'indagine.
Il video agli atti della procura.

GIANLUCA BALDASSARRI IN PROCURA A SIENAGIANLUCA BALDASSARRI IN PROCURA A SIENA

I due finanzieri che parlano nel filmato all'epoca erano in forza a Dresdner Bank, controparte tra le più rilevanti della passata gestione senese, anche nell'architettura del derivato tossico Alexandria, poi girato a Nomura e ristrutturato da Mps a prezzo di perdite ingenti e blocco di quasi 2 miliardi di liquidità. Un filone cardine dell'inchiesta senese, vicina al termine.

Secondo le ricostruzioni basate sugli atti degli inquirenti di Milano (fin dal 2008), Lugano e Siena, nel 2007 a Rizzo era stato richiesto da colleghi di Dresdner di caricare - su una transazione con Siena per conto della banca - commissioni relative ad altre operazioni tra tedeschi e Mps. Anomale.

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Per questi motivi, e consigliato dai suoi legali, Rizzo aveva registrato alcune conversazioni tra lui e altri funzionari della banca tedesca in cui si parlava di Mps. In particolare, una cena con Cortese in cui quest'ultimo affermava che "Baldassarri e Pontone (capo area finanza e responsabile ufficio di Londra Mps, ndr) avevano percepito una commissione indebita dell'operazione per il tramite di Lutifin". Cortese, sentito dai magistrati, aggiunse che "i due erano conosciuti come la banda del 5% perché su ogni operazione prendevano una percentuale".

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All'inizio del 2008 Rizzo denunciò le cose di cui era venuto a conoscenza alla funzione interna dei controlli di Dresdner. E come aveva temuto, la banca tedesca avviò una serie di procedimenti contro di lui, anziché fare chiarezza sulle operazioni sospette con epicentro Siena. Un anno dopo, nel disfacimento di Dresdner che veniva assorbita da Commerzbank, Rizzo lasciò la società.

Forse nulla sarebbe mai emerso se pochi mesi prima, indagando sul fallimento di Lutifin - una piccola finanziaria luganese con frequenti contatti con l'area finanza Mps, e che fu misterioso quanto inutile intermediario tra Dresdner e Siena nell'operazione citata - i magistrati svizzeri non avessero chiesto la collaborazione dei colleghi milanesi, che avevano trovato le denunce di Rizzo nella banca tedesca, e lo avevano convocato, ottenendo nomi e dettagli sul "sistema 5%".

GIANLUCA GARBIGIANLUCA GARBI

Agli atti sono depositate anche le comunicazioni tra superiori e colleghi della "gola profonda" di Dresdner, che attestano come la banca abbia fatto molto per liberarsi di quel collega divenuto scomodo. Una mail del 6 guigno 2008 di Gianluca Garbi - oggi a capo di Banca Sistema, ndr - riassume la sua conversazione con l'avvocato Trifirò, un nume del diritto del lavoro.

"Trifirò ritiene inaccettabile che un datore di lavoro permetta a un dipendente di registrare conversazioni - scrive Garbi - secondo lui dovremmo immediatamente licenziarlo per giusta causa, e anzi l'avergli mandato una lettera così dura senza conseguenze potrebbe far pensare che abbiamo qualcosa da nascondere, o che la banca vuole comprare il suo silenzio".

Secondo Trifirò, Dresdner aveva fatto degli errori nella gestione del caso Rizzo: "Trifirò - aggiunge Garbi, preannunciando un parere pro veritate del legale - pensa che dobbiamo trovare urgentemente un motivo per licenziare un dipendente che ha perso la nostra fiducia".

 

 

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