LA FINE DELL’ERA PROFUMO È SEGNATA.SI COMINCIA A DISCUTERE DELLA LIQUIDAZIONE - ANCHE I LIBICI SI DEFILANO - RAMPL FURIBONDO COMPATTA LE FONDAZIONI - ANCHE DRAGHI SE NE LAVA LE MANI - ARROGANCE DOPO AVER UMILIATO IL GRUPPO DI BIASI (PRESIDENTE DI CARIVERONA) NEI MESI SCORSI CHIEDENDOGLI RIENTRI E MESSA IN MORA TENTA UN RECUPERO IN EXTREMIS MA È TROPPO TARDI - ANCHE PER L’AZIONISTA MARAMOTTI LA MISURA È COLMA - PERFINO IL SUO PROTETTORE PALENZONA NON RIESCE PIÙ A LANCIARGLI LA CIAMBELLA DI SALVATAGGIO

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1 - TRA PROFUMO E RAMPL ORMAI E\' ANCHE PROBLEMA PERSONALE...
(Adnkronos) -
Lo stato in cui versano i rapporti tra l\'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo e il presidente Dieter Rampl, non informato dal primo della prossima salita della Libyan Investment Authority oltre il 2%, ha anche \"una forte caratterizzazione sul piano personale\", non piu\' solo su quello \"strategico\", come invece era stato nel caso della dialettica tra Fondazioni e amministratore delegato sul piano Banca Unica della scorsa primavera, in cui Rampl aveva svolto un apprezzato ruolo di mediazione. Questa volta, la questione che e\' sorta tra presidente e amministratore delegato \"ha anche connotazioni personali particolarissime\".

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A spiegarlo all\'ADNKRONOS e\' una fonte autorevole, che parla, dietro garanzia di anonimato, alla vigilia del comitato governance di Unicredit in calendario per domani pomeriggio, che si occupera\', alla ripresa dei lavori dopo le ferie d\'agosto, dell\'operazione con cui la Lia ha superato il tetto del 2%, datata 28 luglio. Domani, spiega la fonte, e\' improbabile che Profumo possa mettere sul tavolo le proprie dimissioni. Per l\'interlocutore, prevedere un esito simile e\' \"affrettato\", anche se di sicuro Rampl si fara\' sentire.

UnicreditUnicredit su Cariverona

La mancata comunicazione dell\'ad al presidente sulla salita del socio libico resta pero\' \"un bel problema\" per la governance della banca, anche se Profumo ha spiegato ieri alla stampa estera di non aver invitato lui i libici ad incrementare la quota. In primavera, ricorda la fonte, a confrontarsi sul piano Banca Unica \"c\'erano Profumo da una parte e le Fondazioni dall\'altra\", con Rampl in mezzo a mediare. Ora invece, spiega la fonte, \"e\' Rampl che contesta Profumo, mentre le Fondazioni stanno a guardare\".

UNICREDITUNICREDIT

2 - RESTI, CAPISCO RAMPL MA NON E\' PROBLEMA DI GOVERNANCE
(Adnkronos) -
E\' comprensibile che il presidente di Unicredit Dieter Rampl non abbia gradito di non essere stato informato dall\'amministratore delegato Alessandro Profumo dell\'ascesa della Libyan Investment Authority sopra il 2% del capitale, ma \"tecnicamente si fa un po\' fatica a capire perche\' questo tipo di questioni dovrebbero porre un problema di governance interno alla banca\".

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A osservarlo e\' Andrea Resti, professore di Economia degli Intermediari Finanziari all\'Universita\' Bocconi di Milano e direttore del Carefin (Centre for Applied Research in Finance), a poche ore dal comitato governance di Unicredit che si riunira\' per discutere delle modalita\' con cui i soci libici, complessivamente intesi, sono saliti sopra il 7% del capitale.

Lo stesso giorno in cui la Lia ha comperato le azioni Unicredit, il 28 luglio (l\'operazione e\' poi stata comunicata alla Consob il 4 agosto), il presidente di Unicredit riceveva i vertici delle Fondazioni azioniste, senza essere al corrente della novita\': \"Capisco molto bene - spiega Resti all\'ADNKRONOS - il mal di pancia di Rampl, per non essere stato informato di una cosa che invece Profumo ha seguito molto bene, in prima persona. Ma mi risulta un po\' difficile dare una veste giuridica, formale a questo tipo di malumori\".

DIETERDIETER RAMPL EMMA MARCECAGLIA - copyright Pizzi

Molto spesso, continua Resti, \"il presidente di una banca e\' lontano dall\'operativita\'. In questo caso, la questione e\' abbastanza delicata, perche\' Rampl e\' in qualche misura espressione dell\'azionariato tedesco: Unicredit-Hvb e\' una realta\' ancora in fase di assestamento, da certi punti di vista. Quindi, evidentemente, siamo in presenza di un presidente che ritiene di avere voce in capitolo\".

BARBONEBARBONE NEL CARTONE UNICREDIT

3 - \'LA PADANIA\', FONDAZIONI SPINTE A VENDERE PER RIDUZIONE DIVIDENDI...
(Adnkronos) -
\"L\'Unicredit arabo non distribuisce piu\' i dividenti alle Fondazioni. E cosi\' le Fondazioni non credono piu\' in Unicredit. Al punto da programmarne la vendita delle proprie partecipazioni. Magari a degli arabi\". E\' questo il \"piano preordinato\" che secondo il quotidiano \'La Padania\' starebbe attuando Unicredit per spingere le Fondazioni, e in particolare la Fondazione Cassamarca di Treviso guidata da Dino De Poli, \"a togliere il
disturbo\".

UnicreditUnicredit Banca

\"La distribuzione dei dividendi -si legge nel quotidiano- e\' linfa vitale per le Fondazioni. Deve essere per questo che la governance della banca milanese per quest\'anno ha deliberato\" di ridurli \"drasticamente\" annunciando di non potere distribuire piu\' di 5 milioni euro, a fronte dei 25 dell\'anno precedente.

Per questo, si attende ora \"una prossima delibera della Fondazione trevigiana che potrebbe portare alla vendita dell\'intera quota posseduta\", mentre \"le dimissioni a marzo dello storico segretario generale di Cassamarca Renato Sartor, in polemica con le strategie di Unicredit e del presidente De Poli lasciavano intravedere delle problematiche di bilancio. Nessuno -aggiunge il quotidiano- immaginava fino a questo punto\".

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4 - DE POLI, NON C\'E\' DIALOGO CON PROFUMO, PIENA FIDUCIA IN RAMPL...
(Adnkronos) -
\"Piena fiducia\" nel presidente Dieter Rampl ma \"deve esserci una dialettica\", che finora \"non c\'e\' stata\", anche con l\'amministratore delegato Alessandro Profumo. Il presidente della Fondazione Cassamarca, Dino De Poli, interpellato dall\'ADNKRONOS, ricostruisce i rapporti fra gli azionisti e il management di Unicredit, soprattutto alla luce della crescita nel capitale dei soci libici. Le Fondazioni, premette, \"agiscono attraverso Rampl e nella veste di azionisti hanno pieno titolo per discutere\" e, deve essere chiaro, \"per le decisioni che hanno rilevanza strategica le Fondazioni devono essere preventivamente consultate\".

In particolare, De Poli fa riferimento all\'incremento della partecipazione dei soci libici. \"Si e\' detto che Profumo si e\' interessato, lui ha smentito\", ricorda il presidente della Fondazione Cassamarca, aggiungendo: \"si tratta di temi che devono essere portati all\'attenzione degli azionisti\", perche\' \"e\' un fatto nuovo importante ed e\' necessaria la valutazione preventiva delle Fondazioni\". A maggior ragione, prosegue, \"se Profumo dice \'io non c\'entro\', e quindi siamo di fronte ad una iniziativa autonoma dei libici, questo aumenterebbe la pericolosita\' perche\' vorrebbe dire che c\'e\' un intento di conquista\".

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Da qui, la distinzione nei rapporti con il presidente e l\'Ad. \"Rampl ha preso il suo ruolo con serieta\', la sua non e\' una rappresentanza retorica ma assicura una dialettica che deve esserci\". Ora Rampl \"valutera\' insieme a noi\" ma, chiarisce De Poli, \"sarebbe necessario anche un rapporto, che finora non c\'e\' stato, tra Fondazioni e Ad\".

5 - RAMPL, LAVOREREMO NON VI PREOCCUPATE...
(Adnkronos) -
\"Lavoreremo, non vi preoccupate\". Cosi\' il presidente di Unicredit Dieter Rampl risponde, arrivando in sede, a chi gli chiede se durante l\'incontro di ieri con l\'ad Alessandro Profumo abbia ricevuto assicurazioni sulla futura circolazione delle informazioni rilevanti al vertice della banca.

Rampl ha confermato di aver incontrato ieri l\'amministratore delegato, in vista del comitato governance di oggi pomeriggio: \"Si\'\", ha risposto.

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Oggetto del colloquio di ieri, la mancata comunicazione da parte di Profumo a Rampl dell\'ascesa nel capitale della banca della Libyan Investment Authority sopra il 2 per cento, che ha portato il complesso dei soci libici sopra il 7 per cento: \"Si\'\", ha confermato Rampl alla domanda se ieri se ne sia parlato.

Rampl era sorridente e cortese, come al solito. I componenti del comitato governance dovrebbero arrivare alla spicciolata nel corso della mattinata, in vista della riunione che si terra\' nel pomeriggio, quando Profumo avra\' fatto rientro dalla Germania.

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6 - SELF SERVICE UNICREDIT - PROFUMO SOCCORRE CON DECINE DI MILIONI L\'AZIENDA DELL\'AZIONISTA BIASI (CARIVERONA)
Vittorio Malagutti per \"Il Fatto Quotidiano\"

Parlano arabo i problemi di Unicredit? Non solo. Anche veneto. A Verona il numero uno Alessandro Profumo deve vedersela con gli azionisti-debitori. Il sindaco della città scaligera Flavio Tosi ha già chiamato a raccolta i banchieri e i bancari padani. I libici in Unicredit? \"Intervenga il governo, intervenga la Consob\", strepita da giorni il focoso primo cittadino.

La Fondazione Cariverona, con il suo cinque per cento (quasi) del capitale, pesa eccome negli equilibri della banca guidata da Alessandro Profumo. E Tosi, che proprio in questi giorni designerà i quattro rappresentanti del comune da inviare nel consiglio della fondazione, non perde occasione per sparare a palle incatenate contro quegli arabi che con una miniscalata in Borsa sono da poco arrivati al 7 per cento di Unicredit.

Messo in mezzo, Profumo si difende. Spiega che Gheddafi non lo ha certo invitato lui. La parola, oggi, va al comitato governance dell\'istituto, dove siedono i rappresentanti delle fondazioni azioniste, oltre a Verona anche Torino, Bologna e Treviso. Ma lo scontro sulla presenza libica rischia seriamente di diventare un tormentone che assillerà per settimane il numero uno di Unicredit.

paolopaolo biasi

Come ha dimostrato più volte in passato Tosi è pronto a usare la clava con l\'obiettivo dichiarato di tutelare gli interessi del territorio di fronte a un colosso come Unicredit. Un colosso che troppo spesso, sostengono i leghisti, si rivela attento più che altro alle logiche della grande finanza.

PaoloPaolo Biasi

NON TUTTI I CLIENTI SONO UGUALI
Tradotto in breve: le aziende annaspano e Profumo guarda altrove. Vero? Può darsi, a volte. Ma ci sono clienti e clienti. Prendiamo un\'azienda ben conosciuta da Tosi come la Biasi di Verona che da un paio di generazioni produce caldaie e radiatori. Biasi è un nome che conta. Cattolico di sponda Opus Dei (anche se lui ha sempre smentito l\'affiliazione), Paolo Biasi ha 72 anni, da almeno 20 siede con vari incarichi ai vertici della Fondazione Cariverona: attualmente è presidente, ed è quindi un socio di peso di Unicredit.

Sempre più spesso negli ultimi tempi proprio Biasi, soprannominato \"la sfinge\" per l\'aplomb e la capacità manovriera da vecchio democristiano, si è messo di traverso ai progetti di Profumo, condizionando scelte e strategie. Normale, per un socio di peso. Se non fosse che lo stesso Biasi, assieme alla famiglia, è anche l\'azionista di controllo della Biasi Spa.

E quest\'ultima va male, talmente male che a fine giugno è stata messa in liquidazione con la prospettiva di salvare il salvabile trasferendo alcune attività in una società creata ad hoc (in gergo newco). Il disco verde a questo piano di liquidazione in bonis è arrivato nei mesi scorsi dalle banche creditrici. E chi troviamo in prima fila tra gli istituti più esposti verso la Biasi di Verona? Ma sì, proprio l\'Unicredit dove Biasi, tolto il cappello da imprenditore e indossato quello da manager bancario, si muove da tempo quasi come se fosse in casa propria.

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Va segnalato che Unicredit ha dimostrato più volte in passato grande fiducia nelle possibilità dell\'azienda veronese. Nel 2008 per esempio, la Biasi Spa non era riuscita a rispettare i parametri di bilancio (covenant) fissati a garanzia di un finanziamento di 20 milioni di euro concesso dall\'istituto di Profumo. In casi come questi succede che la banca chieda il rimborso anticipato del fido, come espressamente previsto nel contratto. Insomma, per l\'azienda di solito sono guai grossi.

LA FIDUCIA NEL SOCIO FORTE
La Biasi SPA se l\'è cavata diversamente. Rientro? Macché. Unicredit ha concesso un nuovo prestito di 21 milioni che serviva a sostenere un primo piano di salvataggio. È finita male, perché la recessione ha continuato a picchiare duro e la scialuppa di salvataggio lanciata dai creditori è affondata nel giro di qualche mese.

Del resto il conto economico lasciava poco spazio ai sogni di rilancio. La Biasi spa ha perso 14 milioni nel 2007, 19 milioni nel 2008 e, infine, 25 milioni l\'anno scorso con un fatturato precipitato sotto quota 100milioni dai 156 milioni del 2007. I debiti con le banche hanno invece raggiunto i 100 milioni.

C\'è poco da fare, allora. Biasi ha alzato bandiera bianca, ma per modo di dire. Con l\'approvazione delle banche, tra cui, oltre a Unicredit anche Intesa e Bnl, è stato congegnato nuovo un piano di salvataggio. In pratica il patrimonio immobiliare del gruppo, stimato circa 60 milioni verrà messo in vendita per pagare una parte dei debiti. Particolare importante: mentre la sua azienda di famiglia andava a fondo, Biasi è sceso in campo più volte prendendo posizioni critiche nei confronti di Profumo.

BERLUSCONIBERLUSCONI NON ASCOLTA PIU GHEDDAFI

Il culmine è stato raggiunto a febbraio del 2009 quando la Fondazione Cariverona all\'ultimo momento si sfilò dalla prevista sottoscrizione della sua quota di bond Unicredit collocati per rafforzare il patrimonio dell\'istituto. Proprio in quei mesi si stava discutendo il primo progetto per evitare il crac dell\'azienda veronese in grave difficoltà. Di salvataggio in salvataggio siamo arrivati all\'estate scorsa.

La liquidazione della Biasi è stata affidata a Eugenio Caponi, un professionista gradito a Biasi ed evidentemente anche alle banche. Sarà un caso (o forse no) ma Caponi siede - anche lui - al vertice della Fondazione Cariverona: con i gradi di vicepresidente vicario sta proprio un gradino sotto il gran capo Biasi. Tutto all\'ombra della Fondazione, quindi. E di Unicredit.

 

 

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