IL FURBETTO DI WALL ST. – COME RIUSCIRE A FOTTERE IL PROSSIMO E VIVERE FELICI: TRUCCHI E AMICIZIE (CLINTONIANE) DI MADOFF – PONZI, L’INVENTORE DEL GRANDE imbroglio (GLI ITALIANI NON INVENTANO GOOGLE MA PER LE TRUFFE SONO IMBATTIBILI)…

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Da \"Il Sole 24 Ore\"

CharlesCharles Ponzi esce dal carcere

1 - I DUBBI C\'ERANO, MA I CONTROLLORI NON HANNO VISTO...
L\'ultimo filing alla Sec è di gennaio e segnalava che Bernard Madoff gestiva 17 miliardi di dollari per conto di 23 clienti. Solo un miliardo, secondo altre comunicazioni, era investito in azioni, ma chi chiedeva spiegazioni si sentiva rispondere che era politica della casa mantenersi liquidi alla fine di ogni trimestre. Col senno di poi, solo un assaggio delle tante bugie che hanno permesso di raccontare per anni la bella favola del mago di Wall Street che, nella buona e nella cattiva sorte, riusciva a far guadagnare sempre e comunque i suoi clienti. Ma probabilmente la truffa da 50 miliardi di dollari non sarebbe stata neppure scoperta se lo stesso Madoff, pressato dai riscatti, non avesse deciso di consegnarsi alla polizia.

Già nel \'92, secondo quanto rivelato dal New York Times, la Sec aveva avuto sentore di un\'attività di gestione patrimoniale \"clandestina\" che prometteva lauti ritorni. «Abbiamo aperto il dossier pensando di trovarci di fronte a una potenziale catastrofe», aveva dichiarato al Wall Street Journal un funzionario della Sec nel dicembre del \'92. Invece il \"caso\" - un primo tassello di quello che sarebbe diventato un gigantesco castello di carta - fu chiuso senza conseguenze con la restituzione di 440 milioni di dollari a due investitori della Florida che li avevano affidati alla Bernard Madoff Investment Securities.

L\'attività di \"consulenza\" - perchè Madoff ufficialmente si limitava a incassare le commissioni sulla negoziazione dei titoli consigliati - non fu comunque notificata alla Sec fino al 2006 quando il broker finito in dissesto dichiarò di aver superato la soglia dei 15 investitori che impone la segnalazione. Non si conosce però il motivo per cui la Sec ordinò un\'ispezione presso la Bernard Madoff Investment Securities ancora nel 2007. In un comunicato diffuso nella tarda serata di venerdì l\'Authority presieduta da Christopher Cox ha ammesso che gli accertamenti, precisando però che lo staff di New York che se ne era occupato non aveva segnalato poi la pratica alla Commissione di vigilanza. Sollevando così altri interrogativi sul perchè tutti i campanelli d\'allarme siano stati sistematicamente ignorati.

Già nel \'99, infatti, Harry Markopolos, che lavorava per un concorrente, aveva analizzato la strategia di Madoff e aveva concluso che le performance dichiarate non erano realistiche, informando dei suoi sospetti l\'ufficio della Sec di Boston. «Madoff Securities è il più gigantesco Ponzi scheme del mondo», aveva denunciato di nuovo alla Sec a fine 2005, ma le sue accuse erano cadute nel vuoto.

BernardBernard Madoff

Un altro concorrente, la società di consulenza per hedge fund Aksia di New York, alla fine del 2006 aveva messo in guardia la propria clientela dopo aver scoperto che i conti di Madoff erano certificati da una società di revisione, la Friehling & Horowitz, che aveva sede in un buco da venti metri quadri e contava solo tre dipendenti: un partner ultrasettantenne residente in Florida, una segretaria e un impiegato che faceva solo sporadica comparsa in ufficio.

Ma i dubbi erano affiorati già in precedenza sulla stampa specializzata. Un\'analisi firmata da Michael Ocrant per la rivista di settore MarHedge nel maggio 2001 spiegava come fosse impossibile replicare le strabilianti performance ottenute da Madoff utilizzando la sua stessa strategia d\'investimento. Che, formalmente, consisteva nel puntare sulle 30-35 blue chip maggiormente correlate all\'indice S&P 100, per poi proteggere la posizione con opzioni che consentivano un certo margine di guadagno limitando al contempo le perdite nel caso di ribassi. Seguendo questo percorso come era possibile che Madoff riuscisse a ottenere ritorni annui regolarmente superiori al 15% e gli altri no? La risposta è arrivata in questi giorni solo grazie alle confessioni del broker. (Antonella Olivieri)

WallWall Street

2 - L\'AMICIZIA CON HILLARY E I FONDI AI DEMOCRATICI...
Per Bernard Madoff, l\'universo di riferimento non era solo il trading floor di Wall Street, ma anche quello del mondo politico di Washington, soprattutto se democratico. Il finanziere finito in manette figura infatti nella lista dei contribuenti più generosi della campagna elettorale 2008, con donazioni più o meno cospicue a tutti gli esponenti di spicco del partito demcratico.

Madoff, secondo il sito NewsMeat (è il più popolare search engine su internet sui contributi individuali ai partiti americani), ha dato infatti quasi 180mila dollari di finanziamenti ai candidati alle elezioni politiche e amministrative del 2008: quasi il 90% dei contributi è andato ai democratici di New York, con in testa Hillary Clinton, John Corzine, Charles Schumer e Charles Rangel, ma anche ai democratici più vicini al potente sindacato dei lavoratori americani (Afl-Cio) come per esempio Richard Gephardt.

Anche tra i repubblicani, a beneficiare di più dei contributi elettorali di Bernard Madoff sono stati deputati e senatori di New York, lo Stato chiave per chi vive e lavora a Wall Street. Il finanziere aveva un rapporto privilegiato con Alphonse D\'Amato, il potente esponente italo-americano del partito repubblicano al Senato che si è reso famoso anni fa per essere stato il promotore della legge che bloccò i rapporti finanziari e commerciali con la Libia e altri Paesi sospettati di sponsorizzare il terrorismo internazionale. Ben consolidati anche i rapporti (di finanziamento) con il repubblicano italo-americano di New York Vito Fossella, eletto quest\'anno per la seconda volta nel collegio dell\'Empire State.

WallWall Street

3 - PONZI, DA PARMA A LITTLE ITALY...
È un bancarottiere italiano, emigrato negli Stati Uniti all\'inizio del secolo scorso, l\'uomo che ha dato il nome al meccanismo delle piramidi finanziarie, società organizzate come catene di S. Antonio, la cui unica finalità è truffare ignari investitori.

Sebbene si tratti di un genere di truffa praticata da secoli, il nome di Ponzi ne è diventato il sinonimo nella tradizione americana. Lo schema del \"maestro di Boston\", ampiamente utilizzato anche oggi come il caso Madoff insegna, è molto semplice: il denaro versato dagli azionisti non è reinvestito in alcuna impresa, e gli utili vengono pagati utilizzando i versamenti dei successivi acquirenti di nuove azioni. L\'intero castello crolla quando le risorse in entrata non riescono più a coprire gli impegni presi. Se Carlo Ponzi avesse depositato il brevetto dello schema che prese il suo nome, i discendenti avrebbero incassato royalties milionarie.

Nato a Parma nel 1882, emigrò in Canada nel 1903. La sua natura «truffaldina»non tardò ad emergere e di lì a poco subì una condanna per falsificazione di banconote. Dal Canada, dopo la scarcerazione, arrivò negli Stati Uniti, dove fu nuovamente condannato, ma questa volta per contrabbando. L\'anno della svolta è il 1919 quando a Boston escogitò un innovativo meccanismo per arricchirsi velocemente. Sposato con Rose Gnecco, giocatore d\'azzardo, Ponzi applicò lo schema piramidiale ai francobolli internazionali prepagati: i \"tagliandi internazionali di risposta\", creati nel 1906 dai Paesi aderenti all\'Unione Postale Universale, venivano acquistati dal mittente di una lettera, in genere gli emigrati negli Stati Uniti, che così pagavano in anticipo il francobollo per la risposta.

BillBill Clinton

A quell\'epoca il costo della vita in Europa era molto basso e il prezzo d\'acquisto di un francobollo equivaleva a un centesimo di dollaro, ma le Poste americane restituivano francobolli locali per un controvalore di sei centesimi. Ponzi fiutò il business, ma anche la truffa. Il progetto prevedeva un investimento in denaro a 90 giorni, con un interesse del 45% sul capitale. Nel giro di pochi mesi furono circa 10mila i cittadini di Boston che gli affidarono risparmi per un valore complessivo di circa 9 milioni e mezzo di dollari, una cifra enorme per quell\'epoca. Ma lui non cercò mai di avviare la società. Si limitò ad utilizzare parte del denaro per pagare quanto pattuito ai primi investitori per dare credibilità al business.

Il personaggio, con precedenti penali, balzò agli onori delle cronache, diventando perfino un guru della finanza tanto da riuscire a comperare una quota della Hanover Trust Company, una importante banca locale. Ben presto il business si rivelò una truffa. Ponzi, accortosi che le richieste di uscita erano maggiori delle nuove entrate e che la sua piramide stava per crollare, riuscì a distrarre e a utilizzare anche i fondi della Banca della quale era socio. La bolla finanziaria scoppiò nell\'agosto del 1920 portandosi dietro un buco di circa 6 milioni di dollari nei confronti dei risparmiatori.

Ponzi venne nuovamente arrestato e condannato a 7 anni e mezzo di reclusione per frode postale. Quando uscì di carcere il 14 febbraio 1934, si rifugiò in Florida dove tentò una nuova speculazione questa volta sui terreni edificabili che in realtà erano paludi. Finì i suoi giorni in un ospedale per poveri a Rio de Janerio dove morì nel 1949 completamente povero.

In anni recenti, truffatori di varia natura hanno messo in pratica lo schema Ponzi in qualsiasi campo, da quello dei fondi di investimento, alle operazioni a premio, a quello delle proprietà immobiliari, ai contratti di acquisto, alle monete d\'oro.

Tra i tanti scandali si ricorda quello della Home Stake che si occupava di perforazioni di pozzi petroliferi, ovviamente ine-sistenti: per ingannare i compratori dei titoli della società, i truffatori arrivarono a dipingere di arancione i tubi per l\'irrigazione di una fattoria in California, per farla sembrare un giacimento di petrolio. Quando la compagnia andò in bancarotta, gli ingnari azionisti persero cento milioni di dollari. Nell\'elenco dei truffati anche Bob Dylan, Barbra Streisand, Liza Minnelli, Walter Matthau.

Come evitare la truffa di \"Ponzi\" - Le truffe effettuate con lo \"schema Ponzi\" spesso vengono svelate dalle autorità di controllo quando è troppo tardi. Tuttaviai risparmiatori hanno diversi indizi per evitare di affidare i propri risparmi ai professionisti della truffa finanziaria. La leva principale di Ponzi è infatti la bramosia degli investitori.

Così, la prima regola (semplice ma difficile da seguire) è di non ascoltare le promesse di \"profitti spettacolari e garantiti\": la prospettiva di ritorni superioria quelli offerti normalmente sul mercato dei capitali presso intermediari qualificati. Si può ancora ricordare che, non bisogna mai avere fretta di sottoscrivere un investimento; che i rendimenti ottenuti da altri risparmiatori non sono un buon indicatore del rischio insito nell\'investimento e che con lo sviluppo di internet le truffe sono in forte aumento. (Mara Monti)

 

 

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