GENI SI NASCE, FERRARI (ENZO) SI DIVENTA – 30 ANNI FA MORIVA IL MITICO FONDATORE DEL CAVALLINO RAMPANTE. QUANDO DISSE A NIKI LAUDA: “SE NON MIGLIORERÀ DI TRE DECIMI SI CONSIDERI LICENZIATO”. LA CHIAMATA A GERHARD BERGER E IL DOLORE PER LA MORTE DEL FIGLIO DINO – LA STORIA DI UN UOMO “ALLENATO A VINCERE”

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Daniele Dallera per “Liberi Tutti – Corriere della Sera”

 

ENZO FERRARI ENZO FERRARI

Se si è posseduti dal genio si può diventare Enzo Ferrari. La base di partenza richiesta, non c' è dubbio, è alta. Ma in più quel genio, talento già raro nel genere umano, nel caso di Enzo Ferrari era accompagnato da una volontà che sconfina nella tenacia, dal sogno che non abbandona mai la realtà, dalla conoscenza approfondita e piena di verità dell' uomo: spesso sottoposto, quasi sempre nemico, sicuramente rivale; dalla passione per la macchina-motore, dall' emozione per le corse e i suoi pericoli, dall' amore per la vita che, improvvisamente, può diventare morte.

 

Sì, ma quella altrui: del compagno di avventura, del pilota che guida e corre con quella meravigliosa creatura a quattro ruote che lui, Enzo Ferrari, ha prima battezzato, poi plasmato, curato, migliorato insieme ad altri uomini. Sono ingegneri, tecnici, meccanici: tutti pronti a tutto per assecondare le volontà, gli ordini, le indicazioni, gli umori di Enzo Ferrari.

 

ENZO FERRARI ENZO FERRARI

Un genio nato 120 anni fa (18 febbraio 1898), che se n' è andato il 14 agosto 1988 quando ne aveva 90, trent' anni fa quasi esatti. Quel giorno i suoi occhi si chiusero ma da allora quelli del mondo continuano ad essere attratti dal mito Ferrari che, più o meno ogni due settimane, corre e cerca di vincere in nome del suo geniale fondatore.

 

E non sarebbe male se, proprio quest' anno, il titolo mondiale di Formula 1 tornasse a casa per onorare alla grande Enzo Ferrari e anche Sergio Marchionne, un manager che sarebbe sicuramente piaciuto al Drake, come veniva chiamato il costruttore di Maranello.

 

marchionne ferrari marchionne ferrari

Allo stesso modo gli erano piaciuti, per motivi e ruoli diversi, questi uomini che hanno conosciuto, vissuto, accompagnato, raccontato l' epopea di Enzo Ferrari. Chi meglio di loro può regalare una riflessione, una sensazione, una sentenza su di lui?

 

Luca di Montezemolo, per cominciare: una vita vincente in Ferrari. Questa la testimonianza che ha dato nella prefazione alla biografia in inglese del grande Enzo, scritta da Luca Dal Monte: «Era un genio dell' imprenditoria, coraggioso, sempre alla ricerca di una frontiera da raggiungere, da conquistare... Per sua stessa definizione era "un agitatore di idee e di uomini" ... Era molto esigente, soprattutto quando le cose andavano bene, e guai a cullarsi sugli allori.

 

niki lauda enzo ferrari montezemolo niki lauda enzo ferrari montezemolo

Pretendeva una dedizione assoluta alla causa fino a diventare spietato. Talvolta esagerava e arrivava a mettere gli uni contro gli altri creando conflitti che però sapeva amministrare con sorprendente abilità...».

 

Niki Lauda, stimato, odiato, amato da Enzo Ferrari, intervistato per il film dedicato alla leggendaria «312B» racconta: «È stata la persona più carismatica che ho incontrato. Quando provai la Ferrari per la prima volta, a Fiorano, c' erano lui e suo figlio Piero.

 

Enzo Ferrari Enzo Ferrari

Feci alcuni giri, tornai al box. Ferrari mi chiese come fosse la Ferrari. Non parlava inglese, Piero faceva da interprete. Dissi che la macchina era un disastro e simulai con le mani il comportamento in curva. Piero, in evidente imbarazzo, mi confidò: "Non posso tradurre a mio padre ciò che hai detto". Ma lui aveva capito. Così intervenne: "Se modifichiamo la macchina, quanto pensa di essere più veloce?". Risposi: "Almeno tre decimi di secondo". Allora lui: "Va bene, ma se non migliorerà di almeno tre decimi si consideri licenziato".

 

enzo ferrari enzo ferrari

Guardai Piero sbalordito, avevamo appena firmato il contratto. Piero mi spiegò: "Nessuno può dire a mio padre che una Ferrari è un disastro". L' ingegner Forghieri cambiò le sospensioni, migliorammo di 5 decimi. E così decollò anche il mio rapporto con Enzo Ferrari». Capito che tipo, che personaggio?

 

Anche la testimonianza di Gerhard Berger, pilota di rara intelligenza, ci svela un angolo sconosciuto della mente di Enzo Ferrari: «Ero a casa, in Austria squillò il telefono. Il direttore sportivo Marco Piccinini mi comunicava che Enzo Ferrari voleva conoscermi. Ci incontrammo fuori Maranello e venni introdotto alla Ferrari nascosto nel bagagliaio per evitare di essere visto da qualche giornalista. Non dimenticherò mai quell' incontro. Chiese se desiderassi guidare per la Ferrari. Risposi: "È il sogno della mia vita". Domandò se avevo un manager.

 

Dissi di no, che potevo decidere da solo, anche subito. Così divenni un pilota Ferrari...».

GERHARD BERGER GERHARD BERGER

Un giornalista fine, un cronista che non dimentica mai il valore della notizia, Pino Allievi, firma ed editorialista della Gazzetta dello Sport, descrive con emozione il «suo» Drake: «Enzo Ferrari sarebbe in linea coi tempi anche oggi così come lo era nel 1929 quando s' inventò la Scuderia Ferrari con tanto di finanziatori e sponsor, anticipando di mezzo secolo l' automobilismo moderno.

 

ENZO DINO FERRARI ENZO DINO FERRARI

Un personaggio inarrivabile, un visionario capace di trasformare un mezzo meccanico in un sogno intriso di contenuti e valori che si sono riversati in modo straordinario sul prestigio dell' Italia nel mondo».

 

II dolore e la sofferenza causati dalla morte del figlio Dino, trasformati dalla generosità del grande Enzo in impegno, aiuto, ricerca per il prossimo che combatte la malattia; l' educazione severa dell' altro figlio Piero, contagiato dalla passione per le corse, per la sua Ferrari (di cui ha mantenuto un proficuo 10 per cento). Il viaggio da una scuderia che portava in corsa vetture Alfa Romeo ad un marchio, un' azienda leggendarie per una lunga avventura entusiasmante. È impossibile separare Enzo Ferrari dalla Ferrari.

 

La cui storia rispecchia l' anima, lo spirito e l' indipendenza di un uomo «abituato a vincere» come sentenziò Gianni Agnelli. «Più che abituato direi allenato», precisò Enzo Ferrari: il genio della macchina che in vita sua non volle mai volare in aereo.

 

 

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