INSIDE(R) JOB - CACCIA ALL’INVESTITORE MISTERIOSO CHE HA VENDUTO (VIA MERRIL LYNCH) 340 MILIONI DI AZIONI SAIPEM ALLA VIGILIA DELL’ “ALLARME UTILI”, SEGUITO POI DAL CRASH IN BORSA – MENTRE LA CONSOB INGLESE INDAGA, IL “FT” AUSPICA CHE UN ALTRO FRUTTO PREZIOSO SI STACCHI DAL RACHITICO ALBERO ITALIANO: “SE ENI NON ESERCITA UN CONTROLLO PIÙ FERREO SU SAIPEM, POTREBBE ESSERE COSTRETTA A VENDERLA, ANCHE SE FINORA È STATA UN ‘CORE BUSINESS’”…

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1- ENI:FT,SAIPEM E' CORE BUSINESS,MA ORA POTREBBE DOVER CEDERLA
(ANSA) - Eni potrebbe dover prendere in considerazione l'ipotesi di vendere la controllata Saipem. E' quanto scrive stamane il Financial Times nella Lex Column, ribadendo che "l'ex management di Saipem stava chiaramente facendo affidamento su attese decisamente eccessive che sono state accettate troppo docilmente dagli analisti".

SAIPEMSAIPEM

L'Ft sottolinea che le paure per Saipem "sembrano più collegate alla società che al settore (al momento)" e "questo rende l'intrico più problematico" per la controllante al 43%. "Eni sta vendendo gli asset che le danno l'aspetto di un 'conglomerato di imprese', ma ha sempre ritenuto Saipem un core business". Ma, sottolinea il quotidiano della City, se Eni non riuscirà ad esercitare "un controllo più ferreo sull'imprevedibile azienda", allora potrebbe dover cambiare idea.

FINANCIAL TIMESFINANCIAL TIMES

2- UN GIORNO PRIMA DELLA TEMPESTA PERFETTA CEDUTI A LONDRA 10 MILIONI DI AZIONI - I VIGILANTES DEI MERCATI A CACCIA DEL VENDITORE MISTERIOSO

Luca Pagni per "la Repubblica"

«Non sarà che qualcuno ha saputo prima quanto sarebbe accaduto ed ha potuto mettersi al riparo, magari guadagnandoci? È per questo che il mercato ha reagito in modo così clamoroso». Nelle sale operative degli investitori finanziari, da Milano a Londra, lo ripetono come un ritornello, come se tutti si fossero messi d'accordo. Nel tracollo del 34 per cento di Saipem, uno dei titoli fino all'altro giorno più solidi della Borsa, qualcuno ha speculato più di altri. Perché il diluvio di vendite che si è abbattuto sulla società del gruppo Eni è stato anticipato da una operazione che ha scatenato non solo l'attenzione della Consob ma anche l'ira degli analisti finanziari e degli operatori, colti di sorpresa dall'annuncio del taglio degli utili da parte di Saipem.

scaroniscaroni

Le avvisaglie di quella che un manager del gruppo Eni ha voluto definire «la tempesta perfetta», si sono avute martedì mattina, quando la banca d'affari Merrill Lynch-Bank of America ha piazzato, attraverso un maxi-collocamento, 10 milioni di titoli per una quota superiore al 2,3 per cento della capitalizzazione per conto di un "investitore istituzionale". Operazione che ha messo in crisi il titolo che ha accumulato, alla chiusura delle contrattazione, una perdita del 3,52 per cento, inevitabile quando finisce così tanta "carta" sul mercato.

L'altro campanello d'allarme è scattato quando, sempre martedì pomeriggio, a Borsa chiusa, Saipem ha annunciato di aver rivisto al ribasso gli utili del 2012 e le previsioni di guadagni per il 2013. Unanime la reazione degli addetti ai lavori: vuoi vedere che il fantomatico investitore ha avuto - come minimo - sentore di quanto stava per accadere e si è messo al riparo? Sospetto legittimo, tanto che la Consob ha aperto un'inchiesta per sapere per conto di chi è si mossa Merrill Lynch-Bofa.

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Ma i tempi per ricostruire quanto accaduto non saranno brevi. A quanto risulta, tutta l'operazione è avvenuta attraverso le sale operative della banca americana a Londra. E ora la Consob dovrà chiedere all'Fsa, l'autorità di controllo dei mercati finanziari inglesi, di intimare ai banchieri londinesi di rendere nota l'identità degli investitori che «con grande fiuto», come ha ironizzato qualche operatore di Borsa a Milano, ha saputo prevedere l'annuncio di Saipem.

Battute a parte, la Consob vuole sapere se qualcuno fosse stato effettivamente avvisato prima e conoscesse quindi informazioni "sensibili", eufemismo che significa scommettere sapendo già il risultato di una partita. Il che non porterebbe solo a delle multe da parte dell'Autorità, ma anche all'avvio di una indagine per insider trading da parte della magistratura.

FRANCESCO BOCCIA A PIAZZA PULITA NELLA PUNTATA SU BEPPE GRILLOFRANCESCO BOCCIA A PIAZZA PULITA NELLA PUNTATA SU BEPPE GRILLO

Sospetti sull'investitore? Fino a ora tutti gli indiziati hanno negato decisamente. Nelle sale operative si è fatto prima il nome del fondo di investimento Fidelity, visto che è l'unico socio di rilievo di Saipem, oltre a Eni, con una quota del 2,6 per cento. Ma il fondo, dopo che sono appare le prime indiscrezioni, ha smentito categoricamente. Blackrock, forse il più grande fondo di investimento al mondo, è l'altro soggetto di cui si è fatto il nome, ma ha fatto sapere che non è sua prassi dare informazioni sulle attività di trading. Una smentita ufficiale è invece arrivata da Eni che ha detto di «essere totalmente estranea» alla vicenda.

Rimane il fatto che il titolo è crollato con una violenza senza precedenti. Sempre gli operatori spiegano che il fenomeno è stato amplificato da due cause. La prima è che è venuta meno la fiducia nei confronti della società, già coinvolta nell'inchiesta dai contorni
ancora poco chiari per gli appalti in Algeria e che non avrebbe preparato il mercato alla notizia della revisione degli obiettivi.

L'altra riguarda proprio la vendita del giorno prima, con il sospetto che qualcuno fosse stato informato mentre la maggior parte degli investitori è rimasta al palo. E c'è chi fa notare come il titolo abbia fermato la sua corsa già a ottobre, dopo i conti del terzo trimestre, con il debito lievitato a 4,4 miliardi, in crescita di oltre un miliardo da fine 2012.

Una vicenda che ha anche risvolti politici. Il coordinatore delle commissioni economiche del Pd alla Camera, Francesco Boccia chiede alla Consob «di capire cosa c'è dentro i bilanci Saipem». E aggiunge: «Se fosse confermato l'uso di informazioni riservate, avremmo l'ennesima dimostrazione che vi sono banche d'investimento che giocano proprio sulle diversità degli ordinamenti giuridici per fare operazioni spregiudicate al di fuori dei controlli della magistratura».

 

 

 

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