FRA ITALIA E GERMANIA SALTA LA TESTA DI UN’OLANDESE - NEL BRACCIO DI FERRO FRA ROMA E BERLINO SUL SALVATAGGIO DELLE BANCHE VENETE, CI VA DI MEZZO JOANNE KELLERMANN: S’E’ DIMESSA LA “SIGNORA DELLE BANCHE", TROPPE PRESSIONI PER EVITARE IL FALLIMENTO

-

Condividi questo articolo


 

Francesco De Dominicis per Libero Quotidiano

JOANNE KELLERMANN1 JOANNE KELLERMANN1

 

Alla base dello strappo improvviso - le cui conseguenze per ora sono difficili da calcolare - ci sarebbe un' ampia divergenza sulla gestione della crisi dei due istituti di credito del Nord Est. Fatto sta che l' olandese Joanne Kellermann, membro dell' organismo di risoluzione delle banche dell' area euro, ieri ha sbattuto la porta.

 

BANCHE VENETE BANCHE VENETE

Al vertice dell' organismo, che fa capo all' Unione europea anche se è formalmente indipendente, cercano di sminuire la faccenda con le solite dichiarazioni di rito, tra ringraziamenti per il lavoro svolto e gli auguri per i futuri incarichi. Un teatrino a cui credono in pochi. Kellermann, stando a quanto ricostruito in ambienti finanziari, sarebbe finita nel tritacarne di una guerra tra Italia e Germania, i due paesi di cui aveva la supervisione. Altro che «orgoglio» per aver fatto parte di un pilastro dell' unione bancaria. Negli scorsi mesi, le autorità italiane e tedesche se le sono date di santa ragione su un aspetto decisivo relativo al salvataggio della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca.

 

JOANNE KELLERMANN JOANNE KELLERMANN

Secondo indiscrezioni, il Single resolution board avrebbe subito «forti pressioni» per dichiarare le due banche venete di rilevanza non sistemica e permetterne così la liquidazione secondo le procedure nazionali. L' escamotage normativo ha consentito al governo italiano guidato da Paolo Gentiloni di evitare l' applicazione del bail in ovvero i sacrifici agli obbligazionisti senior oltre che ai titolari di depositi sopra i 100mila euro. Mica roba da poco, dunque.

 

Come è andata a finire lo sappiamo. Vicenza e Montebelluna sono state sostanzialmente regalate a Intesa (che ha pagato la cifra simbolica di un euro) con tanto di sostegno pubblico da svariati miliardi. Il piano, secondo Berlino, è qualcosa che assomiglia parecchio ad aiuti di Stato vietati dalle regole Ue. Di qui i risentimenti. Ma la Germania si è dovuta piegare. E per una volta, insomma, Roma sembra aver avuto la meglio sull' ortodossia tedesca.

 

gentiloni merkel gentiloni merkel

La linea della Germania è stata ribadita, ieri, da un membro del consiglio direttivo della banca centrale (Buba). Andreas Dombret, che peraltro è anche membro della vigilanza della Bce, ha criticato l' uso del denaro pubblico per i salvataggi bancari, sia in Italia sia in Spagna. «La tutela effettiva dei contribuenti nazionali deve essere un parametro essenziale per il nostro sistema di risoluzione e valere anche a livello del diritto sulle insolvenze nazionali» ha detto Dombret, spiegando i motivi dello strappo.

carlo messina carlo messina

 

Dombret ha sostanzialmente spiegato perché la testa di Kellermann è rotolata per terra. La rappresentante olandese, per quanto rigida e piuttosto ligia al rigore, non è riuscita a far prevalere l' interpretazione delle regole più vicina a Berlino. Ed è stata messa in condizione di lasciare.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…