Gianni Favero per Corriere del Veneto – Vicenza
Il giorno dopo la Banca Popolare di Vicenza, tocca a Veneto Banca analizzare i risultati preliminari di bilancio 2014. E l’effetto che se ne ottiene, senza sorprese, non è molto distante. L’istituto popolare di Montebelluna, nel Trevigiano, chiude l’anno con perdite nette per 650 milioni di euro a causa di rettifiche e svalutazioni per 1,1 miliardi, tra rettifiche sui crediti complessive, nel 2014, per 746 milioni e svalutazioni degli avviamenti per 390 milioni, cioè del 41% rispetto al miliardo di euro ancora in bilancio nel 2013.
Si tratta del terzo bilancio negativo consecutivo, dopo i 39,7 milioni persi nel 2012 e i 96 di «rosso» contabilizzati lo scorso anno, al termine di un anno di verifiche ispettive durissime da parte di Bankitalia, che aveva ordinato il ricambio completo del cda nell’assemblea dei soci di aprile 2014. In tre anni Montebelluna ha cumulato una perdita di 785 milioni di euro.
Nel caso del bilancio 2014, sostanzialmente per la scelta di aderire completamente alla pressione della Banca centrale europea ad aderire a criteri restrittivi, all’indomani dei risultati degli stress test di fine ottobre. Se l’operazione di pulizia non ci fosse stata, si affrettano a sottolineare a Montebelluna nella nota emessa ieri pomeriggio dopo il cda, sotto l’ultima riga ci sarebbe una cifra positiva per 103 milioni, anziché il terzo numero in rosso consecutivo. La dura realtà, invece, è che la Bce ha «suggerito» accantonamenti prudenziali per 539,6 milioni (510 quelli uscita dall’Aqr di fine ottobre) su un totale dei 746,4 contabilizzati.
Tutto il resto, perciò, viene di conseguenza e i ragionamenti che si possono compiere sono simili a quelli già spesi ventiquattr’ore prima per la popolare vicentina. Entrambe le banche, sotto la pressione operata da Francoforte in questi mesi, hanno dovuto fare chiarezza senza sconti nei propri tabulati; e, data la loro somiglianza per dimensioni, caratteristiche operative, storia recente e territorio di riferimento, risultati tanto diversi non sarebbero stati logici.
Uno sguardo agli altri numeri del documento, che passerà all’analisi del Consiglio di amministrazione di Veneto Banca il prossimo 10 marzo, parlano innanzitutto di una crescita della raccolta del 2,5% sul 2013 per arrivare a 24,6 miliardi, ed un totale attivo di 36,6 miliardi (-2,2%).
In discesa anche il margine d’interesse, a 519 milioni (-4,9%) e il margine d’intermediazione a 834 milioni (-5,7%). Migliora il rapporto fra sofferenze e patrimonio netto, che scende dal 47,4% al 45,6%, e quello delle sofferenze sugli impieghi (5,9% contro 5,7%). Soprattutto l’operazione di pulizia fa salire al 37,6% la copertura dei crediti deteriorati. Mentre il 2014 ha visto la concessione di nuovo credito per 2,4 miliardi. Mentre il numero dei soci è salito ad 88 mila.
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Per il presidente, Francesco Favotto, con il 2014 «si chiude un anno che ha visto il nostro Istituto affrontare e superare con successo importantissime sfide. Ricordo, a questo proposito, l’avvenuta conversione del prestito obbligazionario, la conclusione dell’aumento di capitale in meno di un mese a luglio e il superamento dei test Bce ad ottobre, senza dover ricorrere ad ulteriori misure di rafforzamento patrimoniale. Lo ‘schema preliminare’ esaminato mostra la volontà di una piena adesione ai nuovi criteri della vigilanza Europea».
Vincenzo Consoli, direttore generale, da parte sua evidenzia come «forti del positivo superamento degli stress test, si sia deciso di procedere senza indugi ad accantonare la totalità di quanto chiesto dalla Bce e a procedere a svalutare una cospicua parte degli avviamenti. Questo ci permetterà di ripartire nelle migliori condizioni per cogliere le opportunità che si presenteranno già a partire da quest’anno, nel quale si iniziano ad intravvedere alcuni segnali di ripresa. Ritrovando la redditività fondamentale per tornare a remunerare i soci».