I MISTERI DI BOLLORE’ – CON LA “PICCOLA” SOFIBOL, LA FINANZIARIA DI FAMIGLIA CON UN PATRIMONIO DI 180 MILIONI, CONTROLLA UN IMPERO DI 26 MILIARDI: SOLO VIVENDI CAPITALIZZA 144 VOLTE TANTO – IL BRETONE E’ ENTRATO NEL MIRINO DEI GIUDICI FRANCESI PER LE MAZZETTE IN AFRICA. MA RESTA A CAPO DI UNA INGARBUGLIATA CATENA DI SOCIETA’ FATTA ANCHE DI SCATOLE VUOTE

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Fabio Pavesi per la Verità

 

vincent bollore vincent bollore

Centottanta milioni di euro. Possono sembrare una dote importante. Lo sono molto di più se da quei 180 milioni governi su un asset quotato come Vivendi che di milioni in Borsa ne capitalizza 144 volte tante. Misteri e segreti della leva. O meglio del prodigioso gioco delle scatole cinesi che da gradino a gradino in un moltiplicarsi di valore a ogni passaggio consentono al raider bretone Vincent Bolloré di governare imperi industrialfinanziari con poco, pochissimo dispendio di capitali suoi.

 

Quei 180 milioni di euro sono il patrimonio netto della oscura e ignota ai più, Sofibol, la piccola holding di famiglia del finanziere francese che sta in cima alla lunga, lunghissima e ingarbugliata catena societaria che fa di Vincent Bolloré uno dei protagonisti d' eccellenza della finanza europea.

 

YANNICK E VINCENT BOLLORE YANNICK E VINCENT BOLLORE

Ora sono tempi cupi per l' ex vincente raider francese, in stato di fermo per due giorni e attualmente iscritto nel registro degli indagati dalla magistratura francese per presunte tangenti nel suo impero coloniale africano dove Bolloré gestisce porti, trasporti e logistica per svariati miliardi di giro d' affari. Ma se si guarda al suo impero a lui va senz' altro la palma d' oro tra i grandi inventori delle piramidi societarie.

 

Altro che le scatole cinesi adottate da grandi imprenditori italiani: il copyright delle filiere societarie, dove con piccole quote di capitale proprio e soldi messi da altri finisci per governare di fatto su attività miliardarie con il minor dispendio di denaro possibile. Chapeau verrebbe da dire: peccato che sia un modello perverso di capitalismo feudale che ha in Bolloré, oggi nel periodo più cupo della sua carriera, l' interprete per eccellenza.

berlusconi bollore vivendi mediaset berlusconi bollore vivendi mediaset

 

Al centro dell' impero c' è la Bolloré group quotata a Parigi che si dipana lungo i rami di molteplici attività. La Bolloré ha in pancia i business, oggi sotto inchiesta per presunte tangenti, delle reti ferroviarie, dei porti e della logistica in mezza Africa, negli ex possedimenti coloniali francesi. Poi la Bolloré presiede con solo il 20%, via la Compagnia de Cournaille (una sua sussidiaria), il colosso Vivendi che capitalizza oggi 26 miliardi di euro. Quota destinata a salire dato che Bolloré ha una call option sul 3% del capitale.

 

impero Bollore impero Bollore

Sotto Vivendi ci sono i business enormi di Havas, Universal Music senza contare le partecipazioni azionarie in Telecom Italia e Mediaset. Il gigante dei media dove Bolloré fa il bello e il cattivo tempo con solo un quinto delle azioni in suo possesso diretto, conta 70 partecipazioni societarie. Tra la Bolloré quotata e l' asset di pregio Vivendi c' è lo sconfinato reticolo delle innumerevoli attività, molte negli ex domini coloniali.

 

Il reticolo vede Bolloré Group dominare con quote spesso piccole su almeno 8 subholding. Accanto alle quote dirette ci sono partecipazioni incrociate di altre scatole finanziarie del raider bretone. Dalla Bolloré partecipations, alla Compagnie du Cambodgie, alla Societe industrielle e financiere de l' Artois. Un elenco sconfinato: tutte subholding finanziarie con l' unico scopo di detenere quote di capitale nelle attività che finiscono per fare puntualmente capo a Vincent Bolloré.

 

DE PUYFONTAINE BOLLORE DE PUYFONTAINE BOLLORE

Ma la Bolloré Group è solo il tassello al centro del mosaico. L' impero si dipana verso l' alto con il meccanismo consolidato delle piccole quote di azioni spesso incrociate fra di loro. Sopra Bolloré Group governa con il 63% delle quote la Financiere de L' Odet. E ancora non finisce qui: la piccola Sofibol (quella con i suoi 180 milioni di capitale netto) detiene il 55% della Financiere de L' Odet. Ma Sofibol è in buona compagnia: sia la Compagnie du Cambodge che la Societe de l' Artois posseggono quote. Ma come abbiamo visto è la stessa Bolloré Group a governare su ambedue che stanno due piani sotto la Financiere de L' Odet.

 

MACRON BOLLORE' MACRON BOLLORE'

Ecco il gioco delle partecipazioni incrociate. Società possedute da Bolloré che possiedono quote delle finanziarie a monte della stessa Bolloré che dovrebbe essere la holding industriale del gruppo. E così Bolloré si ritrova su due fronti. Controllato e controllore di sé stesso. L' ultimo caso emblematico è stata la vendita nel 2017 del 59% di Havas, il gigante della pubblicità detenuto da Bolloré Group alla partecipata di Bolloré, la Vivendi. Un conflitto d' interesse colossale dove compratore e venditore si incarnano nello stesso raider bretone. Chi ha fatto il prezzo? Se troppo alto favoriva il Vincent patron di Bolloré Group; se troppo basso avrebbe favorito il Vincent socio forte con il 20% del capitale di Vivendi. Un ginepraio.

 

Marie Bollore Marie Bollore

I bilanci delle attività così variegate e incrociate del finanziere francese sprizzano salute. La sola Bolloré Group, che ha consolidato integralmente nel 2017 Vivendi, ha sfornato un bilancio con 18 miliardi di ricavi, 2 miliardi di margine lordo e 1,1 miliardi di utile operativo. Non solo. Il suo patrimonio netto ora vale oltre 31 miliardi di cui 10 miliardi appannaggio del gruppo Bolloré. Il tratto distintivo del finanziere francese è sempre stata la ipercapitalizzazione delle sue attività.

 

Un segno di forza e solidità. Certo, a contribuire alla ricchezza patrimoniale il gioco delle scatole cinesi e delle partecipazioni incrociate ci ha messo del suo. Ora le difficoltà nella campagna d' Italia, sia su Telecom che su Mediaset, e l' ombra dell' inchiesta della magistratura transalpina sugli affari africani appannano di molto la grandeur di monsieur Bolloré. Forse è solo l' inizio di un ridimensionamento dei sogni di gloria del re delle piramidi finanziarie europeo.

 

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