MONTAGNE RUSSE, PRINCIPI SAUDITI, PARCHI FRANCESI, SOLDI CALIFORNIANI - TOPOLINO SI RICOMPRA EURODISNEY, IL PARCO PARIGINO APERTO NEL 1992 E DA ALLORA SEMPRE IN PERDITA - LA DISNEY ACQUISTA IL 10% DAL SAUDITA AL WALEED, E ORA FA UN’OPA SUL RESTANTE 15%, PER TOGLIERE IL TITOLO DAL MERCATO E RILANCIARE IL BUSINESS PER L’ENNESIMA VOLTA

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Ettore Livini per ‘la Repubblica

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La bella storia di Topolino, Paperino e della Sirenetta in trasferta alla Borsa di Parigi si chiude senza lieto fine. La Disney ha provato per 25 anni a rivitalizzare il numero dei visitatori e il corso dei titoli del suo unico parco a tema in Europa, quello di Eurodisney. Alla fine però - dopo tre crisi e altrettante ristrutturazioni finanziarie - ha detto basta.

 

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Nei giorni scorsi ha rilevato da Al Waleed Bin Talal il 10% della società francese in portafoglio al principe saudita. E ieri ha lanciato un' Opa a 2,5 euro per azione sul 15% rimasto sul mercato. Obiettivo: aver mano libera sui 19 chilometri quadrati di attrazioni e hotel di Marne-La-Vallée, e rilanciare definitivamente Disneyland Paris, l' unico parco dove il Magic Kingdom fatica a fare utili.

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L' addio di Eurodisney al listino transalpino era nell' aria da tempo. Il business di Burbank sulla Senna non è mai decollato davvero al 100%. I guai sono iniziati il 12 aprile 1992, quando ha aperto i battenti. Il governo si attendeva l' assalto di 500 mila visitatori alle attrazioni di Dumbo & C. e ha passato la vigilia lanciando appelli a radio e tv sconsigliando la visita per evitare code e ingorghi. Precauzioni che si sono rivelate un boomerang. A metà giornata i parcheggi erano mezzi vuoti. E alla sera, al momento di fare i calcoli dei biglietti staccati, la Disney si è trovata con un pugno di mosche in mano, 25 mila ingressi paganti.

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Per gli studios hollywoodiani è stato solo l' inizio dell' incubo.

L' economia europea è andata in recessione, l' avveniristico ottovolante di Indiana Jones inaugurato in pompa magna nel '93 ha avuto problemi ai freni rimanendo chiuso a lungo (dopo qualche incidente) per manutenzione. L' anno dopo i nodi sono arrivati al pettine e la Disney è stata costretta a trattare con le banche uno sconto sui debiti.

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Firmato l' accordo, il vento sembrava girato. Nel 2001 i titoli della società - in piena bolla della new economy - sono volati a 25 euro per azione, dieci volte il valore dell' Opa di ieri. Poi l' attentato alle Torri Gemelle ha dato un altro colpo da ko. Altro giro, altra corsa. Nel 2004 gli istituti di credito sono stati costretti a ristrutturare la loro esposizione (l' hanno dovuto rifare un' altra volta nel 2012) e alla fine la casa madre americana - penalizzata pure dagli attentati a Parigi - ha deciso di fare da sè e togliere il titolo dalla Borsa di Parigi.

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Le speranze di rilanciare Marne-La-Vallée - dati alla mano - non sono campate in aria. I parchi a tema sono il fiore all' occhiello della Disney e la divisione che ha dato più soddisfazioni. Nel primo trimestre dell' anno gli utili sono saliti del 13% grazie alla nuova mega-struttura aperta a Shanghai che dovrebbe arrivare a 10 milioni di visitatori nel primo anno di vita e al rialzo dei prezzi (97 dollari a persona) dei siti storici in California. Nei prossimi mesi dovrebbero aprire due nuove strutture a tema, una dedicata a Star Wars e l' altra ad Avatar.

 

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Proprio l' assenza nell' ultima stagione del film sulla saga degli Jedi ha frenato le performance del business tradizionale. Rogue One e Oceania (Moana negli Usa) non hanno avuto lo stesso successo del Risveglio della Forza e di Frozen, che hanno gonfiato i conti del 2016 e i profitti della divisione cinematografica sono calati del 17%.

 

La vera palla al piede di Disney è però quello della tv via cavo. Espn, il canale sportivo che per anni è stato la locomotiva dei risultati, oggi batte in testa. L' audience, emigrata su Netflix e sulle piattaforme social, è in calo. I costi dei diritti di Nba e Nfl sono lievitati. E non a caso Bob Iger, storico numero della società, potrebbe rinviare l' addio all' azienda. I Paperoni di Wall Street, che lo stimano molto, vogliono che resti al suo posto fino al risanamento delle televisioni.

 

 

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