1. LA GUERRA TRA BERLUSCONI E BOLLORE’ TROVERA’ LA PACE SULLA PELLE DELLA SERIE A
2. DIETRO LA ROTTURA CON LA LEGA DI TAVECCHIO E LA INFRONT DI DE SIERVO PER I DIRITTI TV 2018-2021 DEL CAMPIONATO, LE PROVE GENERALI PER TROVARE UN LIETO FINE: VIVENDI POTREBBE METTERE BUONA PARTE DEI SOLDI, MEDIASET LA PIATTAFORMA DIGITALE, TIM (CONTROLLATA AL 24,9 PER CENTO DAL GRUPPO TRANSALPINO) QUELLA ONLINE. L'UNIONE CONSENTE DI PRESENTARE DI COMUNE ACCORDO UN'OFFERTA COMPETITIVA CON QUELLA DI SKY
3. CHI GODE E’ IL DUPLEX DE SIERVO-TAVECCHIO: “L'ACCORDO TRA VIVENDI, TIM E MEDIASET ARRIVERÀ A MATURAZIONE” E IL “NUOVO COLOSSO SI CONTRAPPORRÀ A SKY” ACCENDENDO UNA CONCORRENZA CHE FARÀ TORNARE IN ALTO LE QUOTAZIONI DEL CALCIO ITALIANO

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DIRITTI TV SERIE A DIRITTI TV SERIE A

Marco Mensurati per la Repubblica

 

Il calcio italiano guarda se stesso attraverso gli occhi del mercato, e quello che vede è talmente brutto che l' unica speranza è che si tratti di un incubo.

 

Ieri a Milano si teneva l' asta per i diritti tv della Serie A - teoricamente il prodotto più pregiato di ogni palinsesto televisivo, nonché la principale fonte di sostentamento dei club - e Mediaset e Sky, unici due soggetti interessati all' acquisizione, hanno di fatto mandato deserta la gara.

 

PIER SILVIO BERLUSCONI PIER SILVIO BERLUSCONI

Anzi, peggio, hanno rovesciato il tavolo, inviando, sia pure in modi e probabilmente per motivi diversi, lo stesso identico messaggio ai padroni del vapore, ovvero i presidenti della Serie A: «Ragazzi, il vostro prodotto vale molto meno di quanto pensiate». Messaggio ancora più drammatico se si considera che il prezzo a cui "il prodotto" Serie A avrebbe potuto essere interamente acquistato, all' asta di ieri, si aggirava intorno ai 650 milioni di euro, niente rispetto alle cifre della Premier o della Bundesliga.

 

La sorpresa è arrivata poco dopo le 10 del mattino, termine ultimo per la ricezione delle offerte in busta chiusa per i cinque pacchetti (A, base d' asta 200 milioni, per il satellitare; B, base d' asta 200 milioni, per il digitale terrestre; C1 e C2, base d' asta 100 milioni l' uno per internet; D, base d' asta 400 milioni esclusiva delle gare della Serie A tranne Juve, Milan, Inter e Napoli, piattaforma libera) in cui la Lega calcio commissariata da Carlo Tavecchio e l' advisor Infront avevano suddiviso, in fretta e furia e tra mille polemiche, il campionato.

silvio e pier silvio berlusconi silvio e pier silvio berlusconi

 

IL COLPO DI MEDIASET Aperte le buste, è arrivata la prima doccia gelata. Si è scoperto infatti che Mediaset aveva deciso di non partecipare alla gara, definendo il bando «inaccettabile ». Nei giorni scorsi i manager di Cologno avevano fatto un esposto all' Antitrust, sostenendo che il pacchetto D fosse ipertrofico e che di fatto, in abbinata con uno dei primi due pacchetti (A o B) violasse le regole della concorrenza «costringendo gli utenti ad aderire un' unica proposta commerciale ».

 

In altri termini, Mediaset accusava la Lega di aver fatto dei pacchetti su misura per Sky. L' Antitrust in un primo momento, anche per non interferire con l' asta, si era riservata di decidere.

 

Un minuto dopo l' apertura delle buste, ha detto la sua, respingendo il ricorso di Mediaset. Che tuttavia, «riservandosi di ricorrere in tutte le sedi competenti», aveva già pronto il suo colpo di teatro: zero offerte.

CALCIO DIRITTI TV CALCIO DIRITTI TV

 

L' OFFERTA DI SKY Al notaio della Lega, erano dunque pervenute soltanto tre buste. Una da parte della neo costituita Italian Way srl (dentro non vi era un' offerta vera e propria ma un' altra contestazione del bando); un' altra da parte della società internazionale Perform, che offriva appena 50 milioni, un quarto del minimo richiesto, per aggiudicarsi i due pacchetti di Internet (C1 e C2); e una terza da parte di Sky, che aveva offerto 230 milioni per il pacchetto A e 210 per il D.

 

A guardare bene, quest' ultima offerta è stata la notizia peggiore del giorno, per il calcio italiano. Perché offrendo praticamente la metà del prezzo base per il pacchetto D, Sky non si è limitata a dichiararsi indisponibile a comprarlo, ma ha anche fatto lo "sgarbo" di offrire al mercato internazionale quella che secondo l' azienda è la sua valutazione della Serie A (non in esclusiva): cioè 494 milioni di euro.

RUPERT MURDOCH RUPERT MURDOCH

 

LA SCONFITTA DI INFRONT Al di là della conseguente, comprensibile, amarezza dei presidenti di Serie A, sul banco degli imputati è finita immediatamente Infront, accusata da almeno la metà della Lega Calcio di aver sbagliato i tempi e i modi del bando. Alla vigilia l' advisor pensava di coinvolgere almeno tre giocatori per un asta da un miliardo; torna a casa con due offerte che superano appena la metà.

 

Nel mirino dei più critici, in particolare, la gestione del rapporto con l' Antitrust e l' accelerazione finale imposta al processo nel tentativo di bruciare l' asta Uefa per la Champions (che si celebra domani). A giochi fatti si può dire che la mossa non ha pagato, l' Italia ha infastidito l' Uefa e in cambio non ha ottenuto nulla se non stimolare le offerte di interlocutori non ancora pronti a formularne. «Siamo solo all' inizio di una partita che durerà a lungo - ostenta sicurezza Luigi De Siervo, il numero uno di Infront - Vedrete che alla fine raggiungeremo il nostro obbiettivo (1.4 miliardi di euro compresi i diritti internazionali, ndr) ».

 

CALCIO DIRITTI TV CALCIO DIRITTI TV

LA STRATEGIA DELLA LEGA In effetti Lega e Infront sembrano avere ancora parecchie frecce a loro disposizione. Il fattore principale è il tempo: saltata l' asta di ieri se ne riparlerà in autunno, e per allora, come ha spiegato De Siervo (facendo infuriare Sky), «l' accordo tra Vivendi, Telecom e Mediaset arriverà a maturazione» e il «nuovo colosso si contrapporrà a Sky» accendendo una concorrenza che farà tornare in alto le quotazioni del calcio italiano. Da questo punto di vista appare qualcosa di più di una semplice suggestione l' ipotesi che Vivendi, Telecom e Mediaset si siano coordinate per mandare deserta l' asta.

 

LA MINACCIA "LEGA CHANNEL" Di qui all' autunno, la Lega non si limiterà a registrare con l' aiuto dell' Antitrust (il primo appuntamento è previsto per domani) un nuovo bando più compatibile con le richieste del mercato.

 

DIRITTI TV DIRITTI TV

Ma andrà avanti, «a tutta velocità » (come dice De Siervo), nello sviluppo del progetto del canale tematico della Lega. Un canale rivolto non al consumatore ma alle piattaforme di distribuzione, per il quale c' è un progetto già bell' e pronto. Ovviamente, firmato Infront.

 

 

2. LE MOSSE DI MEDIASET E VIVENDI

Ettore Livini per la Repubblica

 

La telenovela della guerra tra Mediaset e Vivendi - scoppiata un anno fa quando i francesi hanno fatto saltare l' acquisto di Premium dal Biscione - inizia, sulla pelle della Serie A, le prove generali per trovare un lieto fine. Il copione, dicono fonti attendibili, è già scritto. E il primo atto è andato in onda in queste ore sul fronte dell' asta per i diritti tv 2018-2021 del campionato.

 

BOLLORE BERLUSCONI BOLLORE BERLUSCONI

I legali delle due società - dicono fonti attendibili - hanno lavorato giorno e notte per capire se c' erano le condizioni per presentare un' offerta congiunta (con la partecipazione straordinaria di Tim, controllata al 24,9 per cento dal gruppo transalpino).

 

Il primo mattone su cui costruire un armistizio a 360 gradi e chiudere gli scontri degli ultimi dodici mesi. I tempi però non sono ancora maturi. La scadenza del bando era troppo vicina, le ferite aperte dal tentativo di scalata di Vincent Bolloré a Mediaset sono ancora fresche e in tribunale sono aperte cause miliardarie. La proposta quindi non si è materializzata. Ma questi primi abboccamenti hanno portato (in modo concertato, dicono le malelingue) a una posizione comune: il no alla partecipazione all' asta di Mediaset, Tim e Vivendi.

LUIGI DE SIERVO LUIGI DE SIERVO

 

Un siluro che ha fatto fallire la gara - come era facile immaginare - e ha modificato radicalmente lo scenario: Berlusconi e Bolloré hanno ora tutto il tempo necessario per fare la pace. Il 24 giugno, data prorogabile al 24 ottobre, scade il termine per trovare una mediazione alla Camera arbitrale della Lombardia. Se, come oggi pare molto più probabile, i due litiganti firmeranno l' armistizio, l' ex-Cav e il finanziere bretone potranno presentarsi insieme ai nastri di partenza dell' asta bis sulla Serie A di fine anno, sfidando Sky e consentendo alla Lega di tirare un sospiro di sollievo.

 

Il calcio del resto è il terreno ideale per provare a riavvicinare le posizioni di Parigi e Arcore. Mediaset ha pagato carissima la sua avventura nella pay tv e nel pallone, nata per frenare la crescita delle televisioni di Rupert Murdoch: Premium ha aperto un buco di 850 milioni dal 2004 nei conti del Biscione. Piersilvio Berlusconi ha provato a sparigliare le carte svenandosi per conquistare i diritti della Champions.

 

DIRITTI TV DIRITTI TV

Ma è stato un boomerang. Gli abbonati sono cresciuti molto meno delle previsioni, Sky ha tenuto botta e i 630 milioni l' anno spesi per la Serie A e il torneo continentale hanno allargato il rosso invece di ridurlo. Cologno, alla fine, ha alzato bandiera bianca. E dopo la mancata vendita a Vivendi della pay-tv («una Fiat Tipo che ci hanno spacciato per una Ferrari», il sarcastico commento del numero uno dei francesi Arnaud de Puyfountaine) ha detto basta - a inizio 2017 - agli investimenti faraonici nel calcio.

 

L' asse con i transalpini potrebbe consentire ora ai Berlusconi di tenere un piede in campo senza pagare un conto troppo salato. Bolloré ha annunciato nei giorni scorsi la nascita di una Spa in Italia per puntare proprio sul cinema e sullo sport («specie sulla Champions», dicono fonti di Parigi). Un ramoscello d' ulivo teso a Mediaset, a detta di tutti, per provare a unire le forze sul pallone.

 

DIRITTI TV DIRITTI TV

Vivendi potrebbe mettere buona parte dei soldi per i diritti, Cologno la piattaforma digitale, Tim quella online. L' unione, in questo caso, farebbe la forza. E consentirebbe di presentare di comune accordo un' offerta competitiva con quella di Sky.

 

Il lieto fine, a quel punto, sarebbe assicurato per tutti: l' asta per i diritti della Serie A andrebbe in porto con un incasso in linea con le previsioni.

E Mediaset, dopo un 2016 da dimenticare chiuso con 295 milioni di perdite per i guai di Premium, volterebbe pagina chiudendo la guerra con Parigi.

 

3. SKY: QUI SIAMO GLI UNICI A RISPETTARE LE REGOLE

Ettore Livini per la Repubblica

 

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L' asta per i diritti della Serie A? «Come entrare in campo con un arbitro che continua a cambiare le regole del gioco e degli avversari, con l' obiettivo di batterti. Ma devono sapere che non è consentito». Riccardo Pugnalin, vicedirettore esecutivo di Sky Italia, non ci sta. Il network di Rupert Murdoch è stato l' unico a presentare un' offerta.

flavio cattaneo flavio cattaneo

 

E oggi, con la gara rinviata a fine anno per mancanza di concorrenti studia le carte per capire se esistono margini di manovra per contestare l' iter del bando. «L' operazione era stata validata dall' Antitrust - recita una nota del gruppo - . Noi ci siamo impegnati con trasparenza, rispettando i tempi nonostante la formula di vendita aumentasse di molto la concorrenza». Se i concorrenti avessero presentato domande vicine al minimo d' asta «la Lega Calcio avrebbe centrato il target previsto».

 

Non è andata così. E il sospetto in casa Sky, leggendo tra le righe, è chiaro: lo stop all' asta di oggi e il ritiro collettivo di Vivendi, Mediaset e Telecom ha il sapore di un piano studiato a tavolino. E il rinvio «molto più in là nel tempo» della vendita dei diritti del campionato per il periodo 2018-2021 è stato deciso dai vertici del pallone italiano «in attesa che il mercato televisivo trovi un nuovo ipotetico assetto soltanto per contrastare la nostra azienda».

TAVECCHIO TAVECCHIO

 

I margini di manovra per contestare il congelamento dell' asta sembrano tuttavia pochi. La Lega aveva in teoria il diritto di bloccare l' operazione. Come può (e pare intenda farlo) rivederne la struttura. L' unico appiglio per una controffensiva legale di Sky è legato dunque all' ipotesi che venga provata una collusione tra Infront e la galassia Mediaset-Vivendi per arrivare allo stop della gara. Percorso molto difficile. Gli uomini di Murdoch comunque tirano dritti: «Abbiamo messo sul piatto mezzo milione di euro, offerta ancor più rilevante se si considera l' assenza dei concorrenti. Tuteleremo i nostri diritti nella speranza di una soluzione chiara per la completa visione in tv del campionato».

RICCARDO PUGNALIN RICCARDO PUGNALIN DIRITTI TV DIRITTI TV

 

 

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