Carlotta Scozzari per Il Fatto Quotidiano
Già all'inizio di luglio i tifosi del Torino qualche dubbio devono averlo avuto sulla cessione che, per la modica cifra di 13 milioni più 2 di bonus, ha visto il vice capitano granata Angelo Ogbonna passare ai "cugini" della Juventus. Un conto, infatti, è questa tendenza del calcio-mercato moderno che ormai vede i giocatori cambiare casacca anche tra squadre della stessa città.
Ma un altro conto - hanno pensato i tifosi del Toro - è cedere ai bianconeri un difensore, classe 1988, che è cresciuto e si è fatto le ossa nel Torino, dove era approdato da una squadra giovanile di Cassino nel lontano 2002, per la cifra, questa volta sì effettivamente modica, di 3mila euro.
urbano cairoE chissà se gli stessi tifosi ieri hanno sfogliato il Sole 24 Ore e si sono soffermati a pagina 21. Perché se lo avessero fatto avrebbero forse trovato, semi nascosta in un articolo in basso a destra, una parziale risposta alle proprie perplessità.
URBANO CAIROIl quotidiano di Confindustria, infatti, sembra ventilare la possibilità che il presidente della squadra granata, l'editore e pubblicitario Urbano Cairo, possa stringere un'alleanza con John Elkann, nipote dell'avvocato Gianni Agnelli che e, attraverso le due casseforti di famiglia Exor e Giovanni Agnelli & c Sapaz, proprietario del club bianconero.
Un asse che potrebbe essere stato abbozzato proprio con l'operazione Ogbonna di inizio luglio e che potrebbe essere, a breve, esteso e rinsaldato in Rcs, il gruppo editoriale che pubblica il Corriere della Sera dove Elkann, attraverso la Fiat, è appena salito appena sopra il 20 per cento del capitale.
ANGELO OGBONNA jpegE dove Cairo, reduce dall'acquisto de La7 per la cifra simbolica di 1 milione, ha appena annunciato di essere entrato con una partecipazione del 2,8 per cento, da ricondurre a lui a titolo personale piuttosto che alle sue società di editoria e pubblicità, peraltro dirette concorrenti della stessa Rcs.
Ma c'è di più. Al termine dell'aumento di capitale da oltre 400 milioni del gruppo del Corriere che si è da poco concluso, un ulteriore 2,8 per cento di Rcs resta ancora senza titolare. O meglio: il proprietario c'è ma non ne è stata ufficializzata l'identità. E sempre secondo il Sole 24 Ore non è da escludere che la partecipazione residuale, almeno in parte, possa fare capo nuovamente a Cairo.
ELKANN DELLA VALLE PERRONESe così fosse, innanzi tutto sarebbe curioso perché il patron del Torino, in una nota ufficiale, ha comunicato di avere in portafoglio "soltanto" il 2,8 per cento di Rcs. E, visto che il gruppo è quotato in Borsa, la cosa potrebbe interessare anche alla Consob, l'autorità di vigilanza sui mercati finanziari che già sta conducendo accertamenti sull'operazione di ingresso nell'azionariato di Cairo, anche perché l'imprenditore alessandrino, soltanto all'inizio di luglio, si era detto non interessato al gruppo editoriale di via Rizzoli.
Ma soprattutto, se davvero il proprietario de La7 fosse proiettato verso il 5 per cento di Rcs e se effettivamente ci fosse aria di complicità tra Cairo ed Elkann, le cose potrebbero mettersi male per Diego Della Valle, socio forte di Rcs con una partecipazione appena sotto il 9 per cento e da tempo in aperto dissidio con Elkann.
In questo modo, mister Tod's, che poco prima della chiusura dell'aumento di capitale aveva ventilato la possibilità di superare la quota azionaria in mano a Fiat anche grazie all'eventuale sostegno di imprenditori amici (anche qui c'è lavoro per Consob, che ha già sentito Della Valle), sarebbe reso quasi del tutto inoffensivo per il gruppo del Corriere .
il twitt di John Elkann alla fine della sua intervista da parte di de BortoliSemina indizi di alleanze tra Cairo e Elkann anche il quotidiano La Stampa, di proprietà della Fiat, e quindi delle famiglie Elkann e Agnelli, che proprio ieri dedicava un'intera pagina, la 39, alla campagna acquisti "record" che Cairo sta conducendo per il Torino.
Il quotidiano torinese sottolinea che il presidente editore, certamente aiutato dai 13 milioni incassati con la cessione di Ogbonna, ha già messo sul piatto 22 milioni e che non era "mai successo" che si spendesse tanto per il Torino. Il cui bilancio nel 2011 (ultimi dati disponibili, perché quello del 2012 deve ancora essere depositato) si era chiuso in perdita per 14,7 milioni, in peggioramento dal rosso di 11,1 milioni dell'anno prima.