1. PANAMA PAPERS, MOSCA SENTE PUZZA DI CIA: POSSIBILE CHE SU 200MILA NOMI, NESSUNO SIA AMERICANO? TRA I GIORNALISTI DEL CONSORZIO ANCHE EX AGENTI CIA E DEL DIPARTIMENTO DI STATO. MA SE PUTIN VIENE COLPITO, COSI' IL SUO NEMICO UCRAINO E FILO-USA POROSHENKO
2. OGGI ESCE LA PISTA DEL 'TESORO' NASCOSTO ACCUMULATO DA JEAN-MARIE E MARINE LE PEN: BANCONOTE, LINGOTTI, MONETE D'ORO, INTESTATI AL PRESTANOME. E CHI È? IL MAGGIORDOMO!
3. IL PADRE DI DAVID CAMERON NON HA MAI PAGATO LE TASSE SULLA SUA SOCIETÀ, E PURE IL PATRIMONIO DEL PREMIER INGLESE POTREBBE ESSERE AI CARAIBI. SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI PEDRO ALMODOVAR, IDOLO DELLA SINISTRA CHE SFUGGE IL FISCO ALLE ISOLE VERGINI
4. C'È ANCHE PLATINI, CHE PERÒ RISIEDE IN SVIZZERA E QUINDI GIÀ EVADE DI SUO, E POI DECINE DI ALTRI LEADER, DAL NUOVO PRESIDENTE ARGENTINO MACRI A EMIRI, SCEICCHI, E DESPOTI VARI

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marine e jean marie le pen marine e jean marie le pen

1.PANAMA PAPERS: C'È PISTA 'TESORO' JEAN-MARIE LE PEN

 (ANSA) - Non solo Marine, anche Jean-Marie Le Pen è direttamente coinvolto nello scandalo finanziario di Panama Papers. Secondo Le Monde, una parte della ricchezza nota come "il tesoro" del fondatore del Front National è stata dissimulata attraverso la società offshore Balerton Marketing Limited, creata nei Caraibi nel 2000. Banconote, lingotti, monete d'oro, ci sarebbe di tutto nel "tesoro", intestato al prestanome Gerald Gerin, ex maggiordomo di Jean-Marie e della moglie Jany Le Pen.

gerald gerin maggiordomo di jean marie le pen gerald gerin maggiordomo di jean marie le pen

 

2.PANAMA PAPERS:COINVOLTO 'CERCHIO MAGICO' MARINE LE PEN

 (ANSA) - Stretti collaboratori di Marine Le Pen, il "cerchio magico" della presidente del Front National, sono accusati di aver messo in piedi "un sistema offshore sofisticato" nell'ambito di Panama Papers. Lo rivela il quotidiano Le Monde.

 

 

3.IL CREMLINO SENTE PUZZA DI CIA SU 200MILA NOMI NESSUNO USA

Mario Dergani per “Libero Quotidiano

 

gerald gerin gerald gerin

Si notano poco gli assenti. Eppure quelli che mancano dalle liste dei Panama Papers potrebbero essere più importanti dei nomi rivelati. Nessun cittadino statunitense per il momento compare nell' elenco di oltre 200mila società con sede in paradisi fiscali, che annuncia il più grande scandalo finanziario della storia recente, scaturito da 10 milioni di documenti e 2,6 terabyte di dati.

 

Le notizie escono con il contagocce, attraverso l' International consortium of investigative journalism, che sceglie con cura quali sono i primi vip da esibire all' opinione pubblica mondiale, fra i quali il presidente russo Vladimir Putin e il suo entourage, come i fratelli Rotenberg e soprattutto il violoncellista 64enne di San Pietroburgo, Serghei Roldugin, il quale avrebbe creato e gestito per conto del leader russo uno schema di riciclaggio clandestino del valore di due miliardi di dollari.

 

putin obama putin obama

Inutile nascondere che sono amici, visto che Roldugin è anche padrino di una delle due figlie di Putin. Semmai, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, tenta di sviare l' attenzione da quelle che definisce «speculazioni», denunciando che nel pool di reporter responsabili dell' indagine vi sono ex agenti della Cia e funzionari del Dipartimento di Stato di Washington.

 

A Mosca non si scompongono. I sovietici sono stati per decenni specialisti della disinformazione e conoscono a sufficienza il meccanismo per sapere che non è nemmeno il caso di replicare o di intraprendere le vie legali. Aspettano che passi la tempesta mediatica e intanto la bollano come «putinofobia», una narrativa che «all' estero ha raggiunto un tale punto che in concreto è tabù dire qualcosa di buono sulla Russia», mentre «invece è un dovere dire cose negative sulla Russia, molte cose negative, e quando non c' è nulla da dire, ciò deve essere inventato», aggiunge il portavoce.

poroshenko poroshenko

 

«Se ricordate», conclude il portavoce russo, «è la stessa situazione di Palmira: un cambiamento strategico in Siria con il sostegno della Russia, un chiaro successo, ma le notizie sono state poche, vi è stata una certa tendenza al silenzio». E «naturalmente, una tale serie di informazioni potenzialmente positive doveva essere in qualche modo interrotta», ha accusato ancora Peskov, legando appunto i Panama Papers ai perduranti raid aerei di Mosca a sostegno del regime di Bashar Al Assad, e ai loro risultati.

 

jean marie le pen con moglie e figlie nel loro castello jean marie le pen con moglie e figlie nel loro castello

La linea difensiva è minimizzare: «Le informazioni diffuse dall' Icij non contengono al momento nulla di nuovo e specifico» sul presidente Putin», anzi l' inchiesta «manca di molti elementi, non si ferma di fronte a nulla, inventa e falsifica fatti».

 

A detta di Peskov, la pubblicazione su diversi quotidiani stranieri delle immagini di Putin nel contesto dell' inchiesta sui paradisi fiscali mirerebbe in realtà ad «destabilizzare la situazione» in Russia in vista delle elezioni parlamentari che si svolgeranno nel prossimo mese di settembre e delle presidenziali che si terranno nel 2018, ma il lavoro svolto in una simile direzione «è poco efficace e difficilmente in grado di avere un effetto negativo».

 

Tutta la teoria del complotto contro la Russia sembra comunque smentita dalla contemporanea presenza nei Panama Papers del presidente ucraino Petro Poroshenko, il quale si difende senza tirare in ballo cospiratori e spiegando di essere «il primo alto rappresentante dello Stato in Ucraina a dichiarare i propri beni, pagare le tasse e prendere in seria considerazione i conflitti di interesse, secondo quanto prevede la legislazione nazionale e internazionale». Certo non si tratta di un filorusso.

 

 

4.PER CAMERON PAPA’ PEGGIO DELLA BREXIT

Maurizio Stefanini per “Libero Quotidiano

ian e david cameron ian e david cameron

 

Sono una quarantina i Paesi con politici che si sono ritrovati nelle liste dei Panama Papers, oltre al figlio dell' ex-segretario dell' Onu Kofi Annan. Nella lista ci sono alcune delle massime potenze mondiali. La Cina, ad esempio, è toccata col cognato del presidente Xi Jinping e con la figlia dell' ex-premier Li Peng. Per la Russia ci sono tre amici di Putin. Per il Sudafrica il nipote del presidente Zuma.

 

Per l' Ucraina sia il presidente Petro Poroshenko che l' ex-primo ministro Pavlo Lazarenko. Curiosamente, però, il contraccolpo maggiore si è avuto per ora in uno dei più piccoli Paesi coinvolti. Nella piccola Islanda, infatti, ben 24.000 cittadini hanno firmato una petizione per chiedere le dimissioni del primo ministro Sigmundur Davíð Gunnlaugsson: oltre il 7% della popolazione.

ian cameron ian cameron

 

Accusato di aver acquisito nel 2007 una società offshore con sede nelle Isole Vergini britanniche nel 2007 e di aver trasferito nel 2009 il 50% della quota alla moglie per la somma simbolica di un dollaro, Gunnlaugsson ha risposto con un aggressivo no comment, dicendo di aver sempre pagato tutte le tasse in Islanda e rifiutando ogni ipotesi di dimissione. Con lui sono nelle liste anche il ministro delle Finanze Bjarni Benediktsson e quello dell' Interno Ólöf Nordal.

 

Ma anche il primo ministro britannico David Cameron è in grave imbarazzo, per la presenza nelle liste di suo padre Ian, peraltro scomparso nel 2010. Anche lui si rifugia dietro a un «no comment», e una sua portavoce ha parlato di «questione privata», senza però precisare se la famiglia controlli ancora conti all' estero ereditati dal defunto. Il governo dice comunque di aver chiesto una copia dei dati trapelati per esaminarli e agire velocemente nell' eventualità di casi di evasione fiscale, rivendicando sulla materia una coerenza che l' opposizione laburista invece contesta.

 

emiro hamad al thani emiro hamad al thani

Nell'Unione Europea sono inoltre coinvolti un membro e un ex-membro della Camera dei Lord, l' ex-ministro del Bilancio di Hollande Jérôme Cahuzac, un socio dell' ufficio legale di Sarkozy, la sorella dell' ex-re di Spagna Juan Carlos, la moglie un ex-Commissario Europeo e ministro spagnolo, un consigliere di due ex-premier greci, il ministro maltese di Energia e Sanità, un ex-deputato ungherese, un ex-sindaco di Varsavia, un ex-dirigente del partito di governo irlandese Fine gael.

 

Nell' area della ex-Unione Sovietica ci sono un ex-primo ministro georgiano, un ex-primo ministro moldavo, cinque familiari del presidente dell' Azerbaigian Ilham Aliyev e un nipote del presidente kazako Nursultan Nazarbayev.

 

Non si sa se perché per l' ordine alfabetico del suo Paese era in qualche modo il primo della lista o perché effettivamente poteva mostrare di avere le carte in regola, il più sollecito a dare spiegazioni è stato il presidente argentino Mauricio Macri.

 

gerald gerin maggiordomo di jean marie le pen gerald gerin maggiordomo di jean marie le pen

Ha detto di essere stato designato «occasionalmente» come direttore di una società di famiglia che appare nei documenti, senza aver mai avuto una partecipazione al capitale. Ma in Argentina c' era in lista anche uno stretto consigliere dei precedenti precedenti Néstor e Cristina Kirchner. In America Latina spiccano poi un ex-comandante dell' esercito e un ex-direttore della società petrolifera Pdvsa in Venezuela, il figlio di un ex-vicepresidente dell' Honduras.

 

Affollata è però l' area islamica: il re dell' Arabia Saudita Salman, l' Emiro di Abu Dhabi e presidente degli Emirati Arabi Uniti Khalifa bin Zayed Al Nahyan, l' ex-Emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani, l' ex-presidente del Sudan Ahmed al-Mirghani, ex-primi ministri di Iraq, Giordania e Qatar, il ministro dell' Industria e Miniere algerino, il ministro dell' Interno saudita, un figlio di Mubarak, due cugini di Assad, un figlio del primo ministro malaysiano Najib Razak.

OBAMA E PUTIN OBAMA E PUTIN

 

 

5.ALMODOVAR, PLATINI & C. MORALISTI COL CONTO OFFSHORE

Paolo Bracalini per “il Giornale

 

«Il fondo gestito dal padre di David Cameron ha eluso le tasse in Gran Bretagna» titola il Guardian. I Panama-leaks svelano un imbarazzante retroscena famigliare sul premier britannico: il padre Ian (morto nel 2010, lasciando parte dell'eredità a David Cameron) ha guidato il fondo milionario Blairmore Holdings Inc con sede nelle Bahamas «senza pagare per 30 anni neanche un penny di tasse in patria».

 

pedro e augustin almodovar pedro e augustin almodovar

Uno scandalo politico per il premier Cameron, solo «una questione privata» abbozza il suo portavoce. Possibile non sapesse dell'attività offshore del padre e di alcuni suoi finanziatori diretti? La domanda è inevitabile anche perché proprio Cameron si è fatto paladino della lotta ai paradisi fiscali. «È finita l'era delle società anonime in luoghi segreti - tuonò dopo una riunione a Downing Street - L'evasione fiscale è illegale e quindi criminale, l'elusione fiscale è immorale». Gli esempi a portata di mano, da quel che raccontano il file segreti trafugati dallo studio legale panamense Mossack Fonseca, non gli mancavano.

 

pedro e augustin almodovar pedro e augustin almodovar

Sull'orlo di una crisi di nervi è anche Pedro Almodovar, genio del cinema iberico, «un uomo di sinistra che ha sempre votato a sinistra» (definì Papa Ratzinger e Berlusconi «un incubo per l'Europa») che al quotidiano El País consegna la sua visione politica contro il neoliberismo che mette i soldi al centro di tutto: «Il cambiamento urgente da fare? Dare a tutti gli spagnoli un tetto e tre pasti al giorno. La politica deve preoccuparsi del dolore dei cittadini, delle loro fragilità. L'economia ha preso il posto dei bisogni delle persone, che sono il centro della politica». Un appello toccante, come i suoi film più riusciti.

 

obama e putin in vestito tradizionale cinese obama e putin in vestito tradizionale cinese

Ma anche il denaro esentasse, oltre ai bisogni del popolo, rientrano nelle preoccupazioni di Almodovar se è vero, come dimostrano i documenti panamensi, che il regista e suo fratello Augustìn hanno fondato una società offshore alle isole Vergini britanniche, la Glenn Valley Corporation, proprio negli anni dei primi successi di incasso. «Io e mio fratello non abbiamo commenti da fare sulla questione - si difende Augustin Almodovar - Sia io che Pedro siamo in regola con i nostri obblighi tributari e fiscali».

 

michel platini sepp blatter 3 michel platini sepp blatter 3

Quelli più recenti, con la loro casa di produzione «El Deseo», quanto invece ai soldi finiti negli anni scorsi nei conti segreti caraibici, no comment. E che dire di Michel Platini, fuoriclasse francese che da presidente della Uefa si è battuto per l'affermazione di un «valore» fondamentale, il «fair play finanziario», per cui i club devono dimostrare di essere trasparenti e in regola con i debiti anche fiscali. Platini sostiene di aver seguito il principio del fair play anche nelle finanze personali.

michel platini sepp blatter 4 michel platini sepp blatter 4

 

Secondo Le Monde (la fonte sono sempre i Panama Papers), Platini sarebbe amministratore unico della Balney Enterprises Corp., società costituita a Panama nel 2007 poco dopo la sua nomina alla Uefa. Furbetto del paradiso fiscale anche Platini? Il campione prova il dribbling: «I miei affari, i miei conti e partecipazioni sono conosciuti dalle autorità della Svizzera (dove risiede, ndr), e non ho null'altro da aggiungere».

 

Ha poco da aggiungere anche Sigmundur Gunnlaugsson, premier dell'Islanda noto (si fa per dire) per aver sfidato la Ue sul salvataggio delle banche islandesi. Salvo scoprire, ora, che di quelle banche è azionista, con la moglie, tramite società mai dichiarate alle Isole Vergini. Anche lui progressista offshore.

matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 8 matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 8

 

ASSAD PUTIN ASSAD PUTIN matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 3 matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 3

 

 

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