RISSA ALLA VENEZIANA - SOCI DELL'AEROPORTO DI VENEZIA AI FERRI CORTI. IL FONDO AMBER CRITICA IL DIVIDENDO DA 100 MLN DECISO DAL PRESIDENTE MARCHI. CHE, ASSEDIATO, LANCIA L'ALLARME 'RAIDER IN LAGUNA'

Il presidente Marchi è sempre più isolato, sia perché alla guida delle Generali non c'è più il suo amico Perissinotto, sostituito da Greco (che ha invece optato per un parziale disimpegno del Leone dall’aeroporto). Sia perché l'altro suo amico, Consoli di Veneto Banca, è in tutt'altre faccende affaccendato...

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Vittorio Malagutti per ‘L'Espresso'

ENRICO MARCHIENRICO MARCHI

ATTENZIONE, RAIDER IN LAGUNA. Nel mirino c'è l'aeroporto di Venezia, uno dei più ricchi d'Italia, con traffico in aumento, un bilancio che gronda profitti e ricche prospettive di crescita. A lanciare l'allarme è il finanziere Enrico Marchi, presidente e azionista principale della Save, la società che gestisce lo scalo veneziano. Parole grosse. Che servono a descrivere una strategia ben precisa. L'aeroporto Marco Polo - sostiene Marchi - sarebbe l'obiettivo finale di un'offensiva lanciata dalle Assicurazioni Generali.

Enrico MarchiEnrico Marchi

La polemica, da giorni sui giornali, riguarda i vecchi affari conclusi da Marchi con la compagnia di Trieste ai tempi della gestione di Giovanni Perissinotto. Ora il nuovo numero uno Mario Greco chiede conto di quelle operazioni e il patron di Save, che rischia di finire in tribunale, si difende gridando al complotto.

In storie come queste l'effetto polverone è assicurato. Almeno un fatto sembra evidente, però. L'affondo di Greco rischia di dare il colpo di grazia a un sistema di potere, a metà strada tra politica e finanza, di cui Marchi è da più di un decennio protagonista assoluto. Il presidente dell'aeroporto di Venezia deve la sua posizione alla scelta della regione Veneto, all'epoca guidata dal berlusconiano Giancarlo Galan che tra il 2004 e il 2005 (anno della quotazione in Borsa) si chiamò fuori dall'azionariato consegnando il controllo di Save a una cordata di privati guidati proprio da Marchi.

A pagare i costi della scalata furono in gran parte due sponsor: Veneto Banca e le Generali di Perissinotto. Oltre ai prestiti, sotto forma di obbligazioni, la compagnia di Trieste aveva investito nella complicata catena societaria che dal Lussemburgo, dove risiede la holding di Marchi, conduce fino a Save.

mario grecomario greco

Si può stimare che il gruppo assicurativo abbia messo sul piatto almeno un centinaio di milioni. Veneto Banca ha fatto ancora di più. L'istituto di Montebelluna guidato da Vincenzo Consoli ha finanziato l'acquisizione di Save per circa 120 milioni e a garanzia di questo prestito ha ricevuto in pegno quasi il 40 per cento del capitale della società quotata in Borsa. Non basta: Veneto Banca risulta esposta per somme consistenti anche nei confronti di altri veicoli societari che fanno riferimento a Marchi. Secondo fonti finanziarie si arriverebbe così a una somma totale vicina a 170 milioni.

ANDREA DE VIDOANDREA DE VIDO

Le cose cambiano, però. Sei mesi fa, Generali ha ceduto alla banca d'affari Morgan Stanley la sua quota del 33 per cento di Agorà, il veicolo societario a cui fa capo, attraverso la controllata Marco Polo holding, il 40 per cento di Save. A gennaio, invece, Marchi ha dovuto far fronte, in parte con nuovi prestiti bancari, al rimborso
di 50 milioni di obbligazioni a suo tempo sottoscritte da Generali a favore di Finint, la holding controllata dal finanziere insieme al socio Andrea De Vido.

Il gruppo assicurativo resta azionista con il 10 per cento della stessa Finint, ma Greco ha già messo in chiaro che anche quella quota potrebbe presto essere ceduta. L'altro grande sponsor, Veneto Banca, ha invece problemi grossi in casa propria. La Banca d'Italia vuole al più presto aumento di capitale e fusione con un altro istituto, che potrebbe essere la Popolare Vicenza. Per Marchi è un'incognita in più. Se arriva il ribaltone, e l'amico Consoli perde la poltrona, non è detto che tutto resti come prima.

C'è poco da sorprendersi, allora, se il presidente dello scalo veneziano vede nero. Ed è costretto a giocare in difesa. A dicembre, a sorpresa, Save ha varato la distribuzione di dividendi per 100 milioni. Marchi ha così fatto il pieno di liquidità. «Ma quei soldi andrebbero investiti e non distribuiti ai soci», attacca il fondo Amber, forte di una quota del 19 per cento. Come dire, il presidente mette mano alla cassa dell'aeroporto invece di pensare allo sviluppo. Questa l'accusa di Amber, che promette battaglia. Mentre Marchi, assediato, lancia l'allarme raider. La rissa continua, tra debiti e complotti.

 

 

 

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