Giovanni Pons per "La Repubblica"
Arriva una settimana molto calda per la Rcs Mediagroup. Entro lunedì 15 aprile dovrà verificarsi una convergenza di eventi non facile da mettere in fila: la ristrutturazione del debito con le banche, l´aumento di capitale da 400 milioni, il consorzio di garanzia per le azioni "inoptate" e l´approvazione definitiva del piano industriale presentato dall´ad Pietro Scott Jovane.
I paletti lungo il percorso, però, non mancano. Le banche esposte per oltre 800 milioni con la casa editrice hanno subordinato la rinegoziazione del debito in scadenza al rimborso di almeno 200 milioni con la liquidità proveniente dall´aumento di capitale. Dunque dei 400 milioni della ricapitalizzazione che dovrà essere effettuata in questa prima fase ne entreranno in azienda meno della metà e ben poche risorse potranno essere destinate allo sviluppo.
SCOTT JOVANEEcco perché una parte dei soci si sta mostrando assai restia a investire altri denari nella Rcs. «Credo e mi auguro che i soci faranno la loro parte - ha detto ieri Piergaetano Marchetti, consigliere della casa editrice milanese -. C´è un buon piano industriale, un amministratore molto competente e molto dedicato».
Domani è in programma una riunione del Patto di Sindacato e lì i soci forti dovranno scoprire le carte. Poiché il presidente Angelo Provasoli ha provato a metter d´accordo i numerosi soci senza riuscirci, ora le redini della partita passano in mano a Mediobanca e Intesa Sanpaolo. Ma i dubbi dei soci industriali, come Pesenti e Merloni, sono ancora forti.
TRONCHETTI PROVERATronchetti Provera avrebbe idee diverse su come risolvere la situazione e Generali, titolare di un 3,9%, comunicherà la sua decisione solo quando si conosceranno i termini esatti dell´aumento di capitale, che tra l´altro si annuncia a forte sconto sui prezzi di mercato e quindi molto diluitivo. L´ad Mario Greco ha già detto in più occasioni che l´unico faro per il Leone sarà la convenienza economica per la compagnia. E non sembra che a Trieste siano rimasti impressionati per il piano di Scott Jovane.
Ancora più dubbiosi sono i soci fuori dal Patto di Sindacato. I Benetton, titolari di un 5%, sono seriamente intenzionati a non mettere più soldi nella Rcs e ritengono percorribile solo la strada indicata da Diego Della Valle. E cioè sciogliere il Patto, e chi ci crede e ha risorse da investire si faccia avanti. Della Valle lo vorrebbe fare, possedendo già quasi il 9%, ma non lo farà se l´assetto di governo rimarrà quello attuale: cioè con un Patto di Sindacato che controlla il 58% del capitale. Ma neanche il primo socio di Rcs, Giuseppe Rotelli, è convinto a versare altri 68 milioni nella società, in quanto il piano di Scott Jovane non lo convince anche se non l´ha ancora dichiarato apertamente.
GIUSEPPE ROTELLI DELLA VALLETra gli addetti ai lavori c´è comunque la convinzione che alla fine la gran parte degli azionisti deciderà di aprire il portafogli. Ma se ciò non succedesse deve comunque aprirsi il paracadute del consorzio di garanzia, la cui organizzazione spetta all´advisor Credit Suisse. Nei giorni scorsi si è detto che tale consorzio coprirà soltanto un 20% di eventuale "inoptato", richiedendo quindi ai soci una sottoscrizione di almeno l´80%.
Ma questa clausola non è stata confermata dai diretti interessati e dunque la percentuale di copertura del consorzio potrebbe essere più elevata del 20. Fatto sta che il quadro è molto complesso e non sarà facile far convergere su un´unica strada posizioni e interessi assai diversi tra di loro.