SUPERMARIO VS SILVIO - LA BCE CONTRO FININVEST: STOP AL RITORNO IN POSSESSO DEL 30% DI MEDIOLANUM - LA VIGILANZA EUROPEA VIETA A BERLUSCONI DI RIPRENDERSI LA SUA QUOTA: NON HA PIU’ I REQUISITI DI ONORABILITA’ - DORIS: "LA BANCA NON È TOCCATA DALLA VICENDA, È SOLIDA"

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Raffaele Ricciardi per la Repubblica

 

ignazio visco mario draghi ignazio visco mario draghi

La Banca centrale europea di Mario Draghi e Danièle Nouy contro la Fininvest di Silvio Berlusconi: l'Eurotower si oppone al fatto che la holding di Arcore sia rientrata in pieno possesso della quota del 30% di Banca Mediolanum (il titolo). Una partecipazione che era stata "congelata" da Banca d'Italia due anni fa - a seguito della perdita dei requisiti reputazionali da parte dell'azionista di maggioranza della holding, Silvio Berlusconi - e poi riassegnata alla cassaforte dell'ex premier dal Consiglio di Stato.

 

La holding della famiglia Berlusconi ha spiegato oggi in una nota che la Banca centrale europea, a seguito di un procedimento amministrativo istruito da Banca d'Italia, ha comunicato la propria decisione di opporsi a quella che definisce "l'acquisizione" da parte della stessa Fininvest "di una partecipazione qualificata" in Banca Mediolanum spa.

 

DANIELE NOUY DANIELE NOUY

La decisione segue l'esame da parte di Bce dell'operazione di fusione tra Mediolanum e Banca Mediolanum, annunciata nell'estate del 2015 per semplificare la struttura del gruppo bancario portando quella che era la controllante in seno alla ex controllata. A rimanere quotata a Piazza Affari è stata così Banca Mediolanum, dopo l'applicazione di un concambio di uno a uno, con Fininvest di nuovo nelle vesti di socio forte, appunto al 30%.

 

Nella semestrale di Banca Mediolanum si sottolineava che la Bce aveva avviato dal marzo scorso una "valutazione approfondita iniziale" sull'istituto, proprio per il cambio di pelle da gruppo assicurativo a gruppo bancario e per la rilevanza dei suoi attivi. Gli esiti di questa valutazione erano attesi per il prossimo novembre, e il faro sui requisiti di onorabilità si è acceso proprio in questa circostanza.

 

ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI

La quota di Mediolanum in mano a Fininvest, invece, è da mesi al centro di una intricata vicenda. Inizialmente la Banca d'Italia, a seguito della condanna definitiva di Silvio Berlusconi nell'estate 2013 per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset, aveva imposto alla holding l'alienazione della quota eccedente il 9,9% della banca guidata dalla famiglia Doris. Ma nella scorsa primavera, dopo un lungo iter, il Consiglio di Stato aveva accettato il ricorso della holding permettendo alla stessa di non vendere il pacchetto azionario.

 

"Oggi viene rimesso in discussione quel che era stato deciso dal Consiglio di Stato", spiega a caldo l'ad di Banca Mediolanum, Massimo Doris, raggiunto sulle zone distrutte dal terremoto mentre prendeva parte alla consegna di fondi (oltre 800mila euro, su un obiettivo di 3 milioni complessivi) a clienti e bancari che hanno riportato danni. "Tengo a dire, innanzitutto, al milione di clienti di Banca Mediolanum che non devono preoccuparsi: qualunque sia l'esito di questa nuova fase del procedimento, non ha nulla a che vedere con la solidità della banca che non è messa in discussione".

Berlusconi - Draghi Berlusconi - Draghi

 

Restano infatti molti nodi da sciogliere: "Bisogna capire se verrà congelata una quota di Fininvest, quale pacchetto sarà eventualmente interessato dal provvedimento e se dovrà poi esser venduto. La società, comunque, ha già chiarito di voler far rispettare i suoi diritti in ogni sede e in ogni caso la Banca è fuori da questo problema". Diverso il discorso nel rapporto tra azionisti: "Dobbiamo valutare cosa fare, è probabile che dobbiamo prendere qualche decisione riguardo al patto di sindacato" esistente tra le famiglie Doris e Berlusconi.

 

Un legame ormai storico, confermato nel settembre scorso con il rinnovo dell'intesa (ormai ventennale) sul 51% del capitale di Banca Mediolanum. Si tratta di un accordo paritetico, che coinvolge il 25,5% del capitale a testa: meno dunque del 30% che entrambi posseggono. Il patto stesso era decaduto con la perdita dei requisiti di onorabililità di Berlusconi e il successiva ordine di vendita di un pacchetto di circa il 20% del capitale da parte di Bankitalia.

berlusconi-draghi berlusconi-draghi

 

Fininvest, dal canto suo, "contesta in radice il fondamento giuridico di questa decisione, nonché la legittimità degli atti del procedimento che ad una tale decisione hanno condotto". "Convinta della validità delle proprie ragioni, che hanno già trovato pieno riconoscimento da parte del Consiglio di Stato, la società - chiosa nella nota piccata - tutelerà con la massima energia e determinazione i propri diritti ed interessi, agendo in tutte le sedi previste dalla normativa sia a livello nazionale che europeo".

 

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