TUTTI A CASA! – UNA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA CONSENTE A BCE E BANKITALIA DI CACCIARE GLI AMMINISTRATORI DELLE BANCHE “CHE SONO DI PREGIUDIZIO PER LA SANA E PRUDENTE GESTIONE” – UN POTERE ENORME, CHE VISCO SOGNAVA DA TEMPO – INCUBI A SIENA

La norma è stata accolta da un imbarazzato silenzio delle banche, probabilmente terrorizzate. Basterà infatti un pregiudizio, un sospetto, una valutazione personale negativa per portare alle dimissioni di singoli manager. Per i casi conclamati di cattiva gestione, infatti, c’è già lo strumento del commissariamento…

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Giorgio Meletti per il “Fatto quotidiano

 

Mario Draghi Mario Draghi

A qualcuno potrebbe venire il sospetto che i banchieri italiani abbiano la coscienza sporca, vista la flemma con cui attendono l'entrata in vigore delle nuove norme della vigilanza bancaria europea. Il 2015 sarà l'anno in cui le prime 13 banche italiane saranno vigilate direttamente dalla Bce e non più dalla Banca d'Italia. Ma anche a tutti gli altri istituti di credito si applicherà una norma assolutamente rivoluzionaria per un Paese dove le banche sono abituate da sempre a considerarsi giudici di se stesse.

 

La Bce e la Banca d'Italia potranno intervenire sulle banche di loro competenza per far fuori il presidente o l'amministratore delegato, o uno o più consiglieri d'amministrazione, o anche tutti insieme, “qualora la permanenza in carica sia di pregiudizio per la sana e prudente gestione della banca”, come si legge nel decreto legislativo di recepimento della direttiva europea Crd IV.

 

Mario Draghi Ignazio Visco a Napoli Mario Draghi Ignazio Visco a Napoli

Nessun banchiere, ma neanche un economista di quelli telecomandati, per molto meno pronti a scattare come fossero tarantolati, ha eccepito alcunché rispetto a una misura che cancella con un tratto di penna un pilastro del liberismo all'italiana. In linea di principio il vertice della Banca centrale europea, che non risponde ai governi e a nessun altro in quanto autorità indipendente, potrebbe un giorno decidere che il tale amministratore delegato di una delle prime 13 banche italiane se ne deve andare a casa, stabilendo a proprio insindacabile giudizio che “la permanenza in carica sia di pregiudizio per la sana e prudente gestione della banca”.

 

In pratica può bastare un pregiudizio, un sospetto, un intuitus personae negativo, visto che per i dissesti conclamati c'è già il più penetrante strumento del commissariamento. Quindi si sancisce il principio che un banchiere nominato legittimamente dai padroni della banca, cioè dall'assemblea degli azionisti, viene fatto fuori perché non piace alla vigilanza europea o nazionale, che a sua volta chiederà alla stessa assemblea degli azionisti di trovarsene uno più adeguato.

Giovanni Berneschi Giovanni Berneschi

 

Apparentemente si tratta di un'intrusione pesante nella libertà d'impresa come viene concepita dai pensatori del capitalismo all'italiana, secondo i quali l'articolo 41 della Costituzione (“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale...”) è bello da studiare a scuola e da dimenticare all'istante. In realtà ci sono di mezzo anche il principio costituzionale di tutela del risparmio e il dato di fatto più concreto e stringente che il diritto-dovere della vigilanza di silurare i banchieri dai comportamenti poco rassicuranti è già presente nell'ordinamento di diversi Paesi europei non secondari , a cominciare dalla Germania.

 

Massimo Ponzellini e Arianna Gasoni Massimo Ponzellini e Arianna Gasoni

A far credere che il mondo bancario italiano abbia un po' di coscienza sporca contribuisce anche l'euforia con cui nei corridoi della Banca d'Italia si attendono le nuove norme, che corrispondono a un'antica aspirazione di palazzo Koch. Contrariamente alle apparenze, la vigilanza ha avuto finora poteri limitati, senza nessuna arma intermedia tra la moral suasion e il commissariamento. Cosicché i grandi scandali bancari degli ultimi anni sono maturati indisturbati, e sono esplosi solo quando è intervenuta la magistratura.

 

Per stare alle cronache più recenti, è il caso della Banca Popolare di Milano, che ha visto l'arresto dell'ex presidente Massimo Ponzellini, della Banca Marche, che vede sotto inchiesta l'ex direttore generale Massimo Bianconi, della Tercas (con uno stuolo di manager e grossi clienti accusati di associazione a delinquere), e della Carige, per la quale è finito in carcere l’ex presidente Giovanni Berneschi.

 

C'è infine un altro punto dolente del passaggio delle maggiori banche sotto l'egida della vigilanza Bce, il timore che gli arbitri europei non siano, per così dire, equanimi e possano indulgere in qualche severità suppletiva quando ci siano gli italiani sotto esame. I primi a sperimentare la strettoia sono, proprio in questi giorni, il presidente e l'amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.

luigi abete fabrizio viola luigi abete fabrizio viola

 

Lo scorso autunno le autorità europee hanno bocciato i conti della banca al termine della cosiddetta asset quality review, una specie di check up sul grado di recuperabilità dei crediti concessi e quindi sullo stato di salute della banca.

 

alessandro profumo alessandro profumo

Adesso i due manager devono andare a Francoforte a farsi approvare il piano di ricapitalizzazione da due miliardi che è stato loro prescritto in modo tassativo. Lo scenario teorico che si apre è che nei prossimi mesi, se la Bce trovasse del tutto insoddisfacente la performance di Profumo e Viola, potrebbe licenziarli in tronco e ordinare agli esausti azionisti di Mps di trovarsi nuovi e migliori manager.

 

Una vita d'inferno che contribuisce a fare ormai di Mps una preda nello scenario europeo. Come si capisce dal fatto che ieri le azioni della banca senese hanno guadagnato il 12 per cento in Borsa sulle voci di un interessamento all'acquisto del Banco Santander. Già, proprio il Santander che nel 2007 dette il colpo mortale al Monte vendendogli l'Antonveneta al triplo del suo valore. E che ieri sera ha dato un altro colpo alle speranze dei senesi smentendo seccamente di volersi infilare nel guaio chiamato Montepaschi.

 

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